Guigo II († 1192/93)

 

   

Le notizie sul conto di Guigo II sono assai scarse. Si ignora l'anno e il luogo della sua nascita; l'unica informazione che abbiamo sulle sue origini proviene dagli storici dell'Ordine certosino che lo dicono di nazionalità francese. Compare la prima volta in un documento del 1173 come procuratore della Gran Certosa; in seguito, dopo le dimissioni di Basilio, fu eletto priore della comunità (1173/74), Durante il suo priorato, nel 1176, l'Ordine fu posto da Alessandro III sotto la speciale protezione della Sede Apostolica. Lo stesso pontefice, con un'altra Bolla dell'11 luglio 1177 indirizzata a Guigo confermava le decisioni e l'autorità del Capitolo generale.

Nel 1179/80 il re d'Inghilterra, Enrico II, richiese Ugo d'Avalon, procuratore della Gran Certosa, per farlo priore della certosa di Witham che il re aveva da poco fondata e che si trovava in gravi difficoltà. Guigo si oppose a questa richiesta finché gli fu possibile, ma alla fine, anche per la pressione di Giovanni vescovo di Grenoble che era certosino, fu costretto a cedere. Privato del sostegno della collaborazione di Ugo, Guigo, già in età avanzata, si dimise dalla carica di priore (1180) e tornò alla vita di semplice monaco di cella. È ancora ricordato in un documento del 1185 come “Guigo già (olim) priore”. Morì il 6 aprile 1192 o 1193,.

La sua opera più importante è la Scala claustralium o Scala Paradisi. È un piccolo trattato sugli esercizi spirituali che conducono alla contemplazione, scritto in forma di lettera indirizzata a Gervasio, monaco più anziano di Guigo. Fu composto forse verso il 1150, se si accetta l'identificazione del destinatario con Gervasio, terzo priore della certosa di Nostra Signora di Mont-Dieu nelle Ardenne. Poco diffuso nel Medioevo, lo scritto conobbe invece un autentico successo dal XV secolo in poi, particolarmente negli ambienti sensibili all'influsso della devotio moderna. Nel 1475 fu pubblicata una edizione latina a Milano; le edizioni e le traduzioni si susseguirono numerosissime lungo i secoli, generalmente attribuendo l'opera - erroneamente - a S. Agostino o a S. Bernardo, e sotto questi due autori la Scala claustralium fu pubblicata nella Patrologia Latina di Migne. Fu definitivamente restituita a Guigo II da A. Wilmart nel 1924, e il testo critico fu pubblicato nel 1970 dalla collana Sources Chrétiennes.

Le dodici Meditationes non conobbero mai la diffusione della Scala claustralium e rimasero manoscritte fino in epoca recente; anch'esse furono attribuite a Guigo II da A. Wilmart basandosi sull'autorità dei più antichi manoscritti e sull'affinità di stile e di pensiero fra esse e la Scala claustralium. Il testo (incompleto) fu pubblicato per la prima volta sulla Vie Spirituelle da M. M. Davy e di nuovo in edizione critica nelle Sources Chrétiennes insieme con la Scala claustralium. A Guigo II viene attribuita, anche se dubbiosamente, una meditazione sul Magnificat, pubblicata fra le opere di S. Bernardo.

Pur usando l'immagine antichissima, comune a tutte le culture, della scala che unisce la terra al cielo. e componendola di “gradini” tradizionali, come la lettura, la meditazione, la preghiera e la contemplazione, l'opera di Guigo II presenta però alcuni tratti originali. Anzitutto egli definisce chiaramente cosa intende con ciascuno di questi esercizi spirituali, e ciò non è cosa da poco se consideriamo che, ancora molto tempo dopo Guigo, parecchi scrittori, che sono delle autorità in campo spirituale, lasciano i lettori nella confusione usando questi termini, soprattutto meditatio e contemplatio, in modo interscambiabile e impreciso. Inoltre egli pone questi gradini in ordine rigorosamente ascendente, ponendo chiaramente come fine della vita monastica la contemplazione e, pur sottolineando la libertà dell'iniziativa divina, afferma che essi sono tra loro dipendenti per cui non si può salirne uno senza aver percorso il precedente. Tutto questo però viene detto senza scadere in artificiose schematizzazioni, il che rende questo breve trattato di chiara e facile lettura e dipinge in modo ammirevole la vita spirituale dei monaci come era nel XII secolo.

Fedele a tutta la tradizione monastica, Guigo vede nella Scrittura la sorgente della vita spirituale e benché il suo scritto riveli in lui la conoscenza dei principali autori spirituali del suo tempo, tuttavia egli si rifà costantemente e unicamente alla Bibbia per provare le sue affermazioni e per illustrare il percorso che egli propone. Dalla lettura della Scala claustralium e ancor più da quella delle Meditationes, Guigo ci appare come un monaco che si muove costantemente nell'ambiente della Scrittura, da essa attinge il linguaggio con cui esprime la sua spiritualità, tanto che alcune sue pagine, soprattutto nelle Meditationes, sono un vero mosaico di testi biblici.

Ci si rivela come un'anima eminentemente contemplativa, tutta pervasa da una pietà dolce e tranquilla, mentre nella Scala claustralium questa sua spiritualità era un po’ costretta dentro i confini-di una esposizione teorica, nelle Meditationes invece si effonde liberamente. Partendo da una parola della Bibbia, la preghiera fluisce spontanea e senza sforzo, attingendo nella Scrittura stessa le immagini di cui si riveste e con cui si esprime, procedendo per assonanze di concetti più che per logica rigorosa; è la realizzazione di ciò che era stato espresso nella Scala claustralium, è un esempio di contemplazione vissuta, raggiunta partendo dalla lettura della Scrittura.