L'accompagnamento spirituale 

 

 
 

L’ ACCOMPAGNAMENTO SPIRITUALE

Chi si costituisce maestro di se stesso si fa discepolo di uno sciocco.   (S. Bernardo)

Durante il noviziato, il padre maestro si prende carico dell’accompagnamento spirituale dei novizi. Il suo compito è di insegnar loro le osservanze dell'Ordine e gli Statuti, di formare la condotta dei novizi, di dirigerli negli esercizi della vita spirituale, il dar loro nelle prove un aiuto appropriato, ecc.

Per imparare un’arte è necessaria una guida. Per attraversare il deserto della solitudine, bisogna avere l'umiltà e la saggezza di seguire qualcuno che ne conosce per esperienza i sentieri e i pericoli.

Il padre maestro non è un uomo perfetto. Egli non è Dio, non è infallibile. Ma per l'incarico che ha ricevuto nella Chiesa, è lo strumento di Dio a tuo riguardo, e Dio si compiace spesso di mostrare la sua onnipotenza usando gli strumenti più deboli. Non conviene dunque fermarti alle qualità umane del padre spirituale, ma affidarti a Dio per mezzo di lui. Dio non ingannerà mai la fede e la fiducia di coloro che si affidano così a Lui.

Non c'è una vita spirituale profonda senza una conoscenza vera di se stessi. Ora è ben difficile nello sguardo rivolto su di sé non lasciarsi ingannare. Nelle inevitabili prove, è vulnerabilissimo colui che non ha il sostegno affettuoso ed attento di una guida.

Il mistero dell'incarnazione di Cristo si estende all'azione di Dio nelle nostre anime. Egli vuole che la luce divina sia confermata da un altro uomo, nella Chiesa (cfr. S. Giovanni della Croce, Salita).

In tutte le religioni, l'iniziazione alle vie più profonde della spiritualità è sempre fatta da una guida. L'antica tradizione monastica è unanime su questo punto. La sottomissione volontaria ad una guida è il primo passo, la rinuncia fondamentale.

Il padre spirituale genera in qualche modo il novizio nel Cristo. A lui spetta discernere la grazia particolare dell'anima, e di darla sempre più totalmente all'azione dello Spirito Santo. L'azione del padre spirituale si regola sulla mozione dello Spirito e vi è subordinata. Egli deve saper ascoltare e rispettare l'azione dello Spirito nel cuore del novizio. Il suo scopo finale è di aiutare il novizio ad un atteggiamento adulto sotto la condotta dello Spirito (conoscenza di sé, discernimento, libertà interiore, responsabilità, amore).

Al novizio sono richiesti: spirito di fede, semplicità e apertura, fiducia affettuosa, obbedienza. Tale atteggiamento dovrà perdurare nella vita del monaco, che dovrà soprattutto saper sempre riconoscere il bisogno di confrontarsi con un altro sul proprio cammino spirituale.

In un monastero i padri spirituali non mancano, ciò che manca è forse la nostra capacità di seguirli.

LA CONFESSIONE

 

Nel sacramento della penitenza, Dio nostro Padre ci mostra la sua misericordia; per mezzo del mistero pasquale del suo Figlio, egli ci riconcilia, nello Spirito, con sé, con la Chiesa e con noi stessi. Esortiamo pertanto tutti ad accostarsi di frequente a tale sacramento, mediante il quale la conversione del cuore, vale a dire lo scopo proprio del monaco, s'inserisce nel mistero della morte e della risurrezione di Cristo. (Statuti 62.1)

Cristo è la nostra santità; il suo mistero pasquale è la fonte di quest’amore vivo che purifica il nostro cuore e lo genera ad una vita d’amore e di verità. Avviciniamoci con fiducia a Cristo presente nel sacramento del perdono. Scrutiamo sempre più le profondità del nostro cuore, la radice intima di tutto ciò che in noi è peccato, rifiuto d'amore. Immergiamoci nel sangue del suo sacrificio.

La vera purezza di cuore noi non potremo mai ottenerla con uno sforzo ascetico, perché sarebbe 'nostro'. Essa non può essere che dono di Cristo, frutto del suo sacrificio e del suo Spirito. Paradossalmente, il solitario, sottratto a tante occasioni di peccato, acquista una conoscenza più acuta di quel fondo di peccato che impregna il suo cuore e, di conseguenza, tutti i suoi atti. La compunzione degli antichi monaci, l'incessante ripetizione della preghiera: Signore Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore, non era affatto una pia commedia, ma la nuda verità di ciò che essi sapevano di essere.

Ma che gioia e che fiducia nascono da questa stessa povertà, a riguardo dell'immenso amore di Dio in Gesù Cristo! Com'è bene fondare la nostra speranza in lui solo! Infine, è la sola azione di grazie degna di Cristo: la nostra povertà e il nostro amore.

La frequenza della confessione dipende dalla grazia di ciascuno, il sacramento non è automatismo. Si tratta di qualità più che di quantità. Il suo effetto corrisponde alle nostre disposizioni soggettive. Deve essere un atto vero, posto con coscienza e lucidità. La frequenza conveniente varia secondo le persone. Ognuno sceglierà il ritmo che gli conviene con l'aiuto del padre spirituale.

Il postulante e il novizio possono scegliere liberamente il loro confessore tra i sacerdoti della casa che hanno la facoltà di confessare. Non conoscendo le persone, saranno segnalati loro i nomi di certi monaci più adatti a questo ministero, a titolo soltanto indicativo.

Non dimentichiamo la dimensione ecclesiale della confessione: la riconciliazione coi nostri fratelli. Le nostre mancanze hanno fatto torto a loro come alla Chiesa intera, al Cristo totale. Di quante miserie, di quanti mali nel mondo siamo responsabili a causa della nostra mancanza d'amore? Noi lo sapremo un giorno, ma ahimè troppo tardi!