Morte di San Bruno

 

 

 

Nel giugno 1101 morì il conte Ruggero, assistito dal nostro Patriarca. Poco tempo dopo, la domenica 6 ottobre dello stesso anno, ritornò al Padre pure Bruno, circondato dai confratelli accorsi dalle case dipendenti da Santa Maria del Bosco. 

Dopo aver ricordato le sue diverse età a partire dalla infanzia e narrato il corso di tutta la sua vita, degno di sapienza e di dottrina, e dopo aver professato la propria fede nella Trinità, il Santo morì e fu seppellito nella spelonca ove aveva passato parte delle sue giornate. Il suo successore, il Beato Lanuino, fu sepolto accanto a lui, nella medesima fossa. Il terzo Maestro dell'Eremo di S. Maria fece trasferire le due salme nella chiesa dell'Eremo. Dopo la sua morte gli eremiti di Santa Maria della Torre, conforme un uso molto diffuso nell’epoca per i personaggi illustri, con una lettera circolare indirizzata alla Sede Apostolica e all’intera chiesa, annunciarono la morte di Bruno e chiesero suffragi. Il monaco incaricato di portare questa lettera alle comunità dei diversi paesi che potessero aver conosciuto direttamente o indirettamente il defunto, portava con sé pure un rotolo, costituito da una serie di pergamene tra loro cucite, della larghezza di 25 centimetri, racchiuse in un cilindro di legno o di metallo che veniva portato appeso al collo. In quella pergamena un monaco di Serra ha raccolto centosettantotto memorie funebri, i Titoli, che ci hanno tramandato dati preziosi sulla fisionomia spirituale di Bruno.

Il Papa Leone X autorizzò, il 19 luglio 1514, il culto di San Bruno, con una sentenza orale (vivae vocis oraculo), e il 17 febbraio 1623 Gregorio XV ne estese il culto alla Chiesa universale, da celebrarsi nell'anno liturgico il giorno 6 d’ottobre.