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Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

 

Anno A

Tempo Ordinario

 

Quarta Settimana

 

51

 

Dalle Omelie attribuite a san Macario.

Hom. 40,23‑8. PG 34,764.768.

 

La preghiera perseverante e pietra angolare di ogni slancio verso il bene e vertice degli atti virtuosi; per mezzo di essa ogni giorno possiamo chiedere a Dio e ottenere da lui anche le altre virtù.

E dalla preghiera dipende la comunione con la santità di Dio e con la potenza dello Spirito in coloro che ne sono degni; il fondo del loro animo e per così dire stretto al Signore in un amore indicibile. Sì, colui che ogni giorno costringe se stesso a perseverare nella preghiera, si accende di amore e di desiderio infocato per Dio, grazie all'amore dello Spirito santificatore che lo inabita e gli concede pure la grazia della perfezione.

La grazia e appunto il fuoco celeste che arde dentro di te. Quando preghi e concentri il pensiero sull'amore per Cristo, ecco, getti legna su questo fuoco; allora i tuoi pensieri s'immergono nel desiderio di Dio e diventano incandescenti. Lo Spirito può magari retrocedere, come se ti diventasse esteriore; però egli e,dentro di te, pur sembrandoti di star fuori.

Se però uno e negligente e anche solo per poco si disperde in attività mondane e nell'agitazione, il male ritorna, investe la sua anima e comincia ad aggredirlo da ogni parte. Egli si ricorda del riposo di prima ed entra in un'angoscia che lo tortura in continuo crescendo.

Se però dì nuovo l'intelletto si volge a Dio, la quiete precedente a poco a poco riappare e viene cercata con un ardore più grande che mai.

 

 

52

 

Dalle Omelie attribuite a san Macario.

Hom. 53,6.12. G.L.MARRI0T,Macarij anecdota,Cambridge,1918,31.34.

 

Il più delle volte chi vuole piacere a Dio affligge soltanto il corpo, perché gli manca la vera conoscenza. Occorre invece che l'uomo di Dio con l'intelligenza combatta i pensieri e i progetti che va meditando nel segreto del cuore. Sta qui la vera lotta secondo Dio, che l'anima sferra contro le suggestioni invisibili delle potenze malvagie. La nostra battaglia, infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, che abitano nelle regioni celesti. Ora, questi spiriti del male, invisibili e incorporei, prevalgono vittoriosi sui nemici visibili,così come l'anima invisibile e incorporea ha il sopravvento sulla pesantezza dei corpi.

Nell'intimo dell'uomo pertanto deve ingaggiarsi una lotta invisibile e immateriale. Anche se all'esterno potevano sembrare comuni mortali, i nostri Padri fin dalle origini affrontarono questo combattimento. Soltanto chi lotta in questo modo può piacere a Dio.

Quanto a te, atleta della pietà e dell'ascesi, poiché ormai ti trovi in alto mare e hai sottratto la tua imbarcazione alla solida piattaforma della materia, non volgerti indietro, non cercare la Via del ritorno; se vuoi compiere la navigazione di questo mare sconfinato, se vuoi attraversare l'oceano pauroso che ti si spalanca davanti, innalza senza posa gli occhi al cielo.

Nel firmamento che ti dico di fissare, scorgerai degli astri di cui solo il pilota celeste conosce il numero e il nome. Vi scoprirai tutti i luminari: i padri, i patriarchi, i profeti, gli apostoli e i martiri, vere stelle fisse che rischiarano le notti oscure della vita.

Tenendo lo sguardo fisso su di loro, potrai guidare sicuro la barca della tua pietà fino al porto della quiete, fino alla Gerusalemme celeste. Hai però da abbandonare tutto, per imitare quei santi e non deviare mai verso altri orizzonti.

 

53

 

Dal Commento sul profeta Isaia di san Cirillo d'Alessandria.

In Isaiam Lib.III,1. PG 70, 564‑565.

 

Signore, Dio eliminerà lei morte per sempre; asciugherà le lacrime su ogni volto. All'insegnamento dei misteri della fede va unito molto opportunamente il necessario discorso sulla risurrezione dei morti. Perciò, anche nel conferimento del battesimo, con la professione di fede affermiamo di aspettare la risurrezione futura, e vi crediamo.

La morte colse il nostro progenitore Adamo a causa del peccato, lo assalì come una fiera selvaggia e crudele, e lo rapì; da allora comparvero fra gli abitanti della terra i lamenti, i lutti, le lacrime e i canti funebri. Ma cessarono in Cristo; il terzo giorno egli e risuscitato calpestando la morte, ed e divenuto per tutta l'umanità la via per vincerla definitivamente.

Cristo e il primogenito dei redivivi, la primizia di quanti sono morti: alla primizia seguirà tutto il resto, cioè noi. Perciò il lamento funebre si e mutato in gaudio, il sacco si e lacerato, e siamo rivestiti da Dio della gioia di Cristo. Possiamo infatti esclamare esultanti: Dov'e, o morte., la tua vittoria? Dov'è., o morte,, il tuo pungiglione? Pungiglione della morte e il peccato.

In tal modo ogni lacrima e asciugata. Avendo infatti fede che certamente raggiungeremo i nostri morti, non ci lasceremo andare a una tristezza smodata, come fanno coloro che non hanno speranza.

E si dirà in quel giorno: Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse: rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza. Poiché la mano del Signore si poserà su questo monte.

Voi conoscerete ‑ sembra dire il profeta ‑ colui che dà la gioia e perfino il vino, e che unge con unguento quelli che in Sion hanno minore facoltà di intendere; e conoscerete che e veramente Dio, il Figlio, della stessa natura di Dio, sebbene si presenti nella natura di servo; si e fatto uomo per la salvezza e la vita di tutti gli uomini, simile in tutto agli altri uomini, eccetto il peccato. Ecco il nostro Dio nel quale abbiamo sperato ed esultato per la nostra salvezza.                                       

                                                              

54

 

Dal Commento sul profeta Isaia di san Cirillo d'Alessandria.

In Isaiam, Lib.III,1. PG 70,572‑573.

 

Il beato profeta Geremia indicava in Cristo la vita evangelica e la giustizia, dicendo agli amanti della verità: Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri del passato, dove sta la buona strada e prendetela,, così troverete pace per le anime vostre.

Infatti le parole dei santi profeti sono i sentieri e le vie del Signore, e la legge mosaica una predizione come in ombra e in figura del mistero che riguarda Cristo. E così, scrutando questi sentieri, impariamo a conoscere la strada buona, cioè il precetto della vita cristiana, e avanzando in essa troviamo la pace vera e spirituale delle nostre anime. Perciò il profeta dice che e resa piana la via dei giusti.

Non è infatti retta e piana, sgombra da ogni precipizio, se proclamando la parola della fede veniamo giustificati e siamo purificati in abbondanza e pienezza per mezzo del santo battesimo?

Ma la via dei giusti e piana anche in altro modo. Infatti, vinti i nemici, allontanata‑ la tirannide del diavolo, superato ogni ostacolo, cosa può ancora impedire o turbare gli amanti della pietà? .

Pertanto, il Signore conduce pieni di gioia coloro che entrano in questa retta via; essi dicono: Noi speriamo in te; al tuo nome e al tuo ricordo si volge tutto il nostro desideri . Infatti ogni nostra speranza e riposta in Cristo, e lui abbiamo sempre nella mente e nel desiderio, perché da lui siamo salvati.                                   

 

55

 

Dal Commento sul profeta Isaia di san Cirillo d'Alessandria.

In Isaiam,1ib.III,1. PG 70,580‑581.

 

Il beato profeta Isaia dice: Signore Dio nostro, donaci la pace, poiché ci hai dato tutto. Se ci darai la pace abbonderemo di ogni bene e diverremo partecipi di tutti i tuoi doni.

Ma e necessario vedere di quale pace si tratta. Difatti, o si chiede lo stesso Cristo: Egli infatti e la nostra pace, secondo la Scrittura, e per tramite suo siamo uniti anche al Padre con una parentela spirituale. Oppure queste parole intendono quelli che sono morigerati, docili al freno e pronti a tutto quanto piace a Dio: costoro sono pieni d'amore e hanno pace con il Signore. Del resto la pace è un vero dono di Dio, e ci viene

dalla generosità divina. Donaci dunque, Signore, di essere in pace con te, e tolto di mezzo l'empio e detestabile peccato,  fa' che ci uniamo spiritualmente a te per la mediazione di Cristo. Lo esprime bene san Paolo, dicendo: Giustificati per la fede  noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Quando ciò avverrà, saremo possesso ed eredità di Dio.

Per questo sapientemente e detto: Signore, possiedici; fuori di te non conosciamo nessuno, solo il tuo nome invochiamo. È necessario, infatti, che quanti sono in pace con Dio conformino la loro vita solo a lui, in comunione costante con lui, sì da non conoscere altri che lui, e da non poter nemmeno pronunziare il nome di un qualunque altro dio fittizio. Egli solo, infatti, dev’essere invocato, poiché egli solo è il nostro Dio, secondo natura e verità, come ci e stato insegnato per bocca di Mose: Adorerai il Signore Dio tuo, e servirai solo a lui e al suo nome.

 

 

56

 

Dal Commento sul profeta lsaia di san Cirillo d'Alessandria.

In Isaiam, lib.IV,l. PG 70,860.

 

Cantate al Signore un canto nuovo, lode a lui fino all'estremità della terra. È un inno, un canto nuovo, in armonia con la novità degli eventi: Se uno e in Cristo. egli è una creatura nuova: le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove I figli d'Israele erano stati liberati dalla schiavi degli Egiziani, sotto la saggia guida di Mose; erano stati tirati via dalla fatica corporale, strappati al vano sudore del lavoro della terra, alle sevizie degli aguzzini, alla crudeltà del tiranno. avevano attraversato a piedi il mare, nel deserto avevano mangiato la manna e bevuto l'acqua scaturita dalla pie

tra; erano stati introdotti nella terra promessa.

Ma quello che e avvenuto ora per noi e del tutto nuovo e incomparabilmente superiore agli antichi prodigi. Noi non siamo stati liberati da una schiavitù materiale, ma spirituale, siamo stati come strappati all'amore delle cose terrene e all'impurità dei desideri della carne. Non siamo usciti dalle mani degli aguzzini egiziani, né da quelle di un tiranno empio e crudele, ma uomo tuttavia come noi; siamo stati invece sottratti dalle mani di demoni malvagi e impuri che ci spingevano a peccare, anzi dalle mani dello stesso loro capo, Satana.

Abbiamo attraversato i flutti della vita presente, fra le turbe e i vani tumulti. Veniamo nutriti con la manna spirituale dell'anima e dell'intelligenza, col pane del cielo che dà la vita al mondo; ci siamo deliziati bevendo l'acqua dalla pietra, l'acqua che sgorga e fluisce dalla sorgente spirituale che e Cristo.

Purificati nelle acque del battesimo, abbiamo attraversato il Giordano e siamo entrati nella terra promessa, terra di santi di cui lo stesso Salvatore dice: Beati i miti e perché erediteranno la terra.

 

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

Anno C

Tempo ordinario

Quarta Settimana

 

 Fede messa alla prova

 

La tentazione è un po' il segno da cui si riconosce il monaco. (50) Nella prova egli è purificato e acquista l'umiltà (55), sicché la tentazione può essere vantaggiosa (53).

 Grazie all'aiuto della preghiera (52) il monaco, come Abramo, mostra che la sua fede in Dio è più forte di ogni altro affetto (51). Così sperimenta che è Cristo a vincere in lui per la fede (54).

 

50

Lunedì

 

Dalle "Istruzioni" di Doroteo di Gaza".

Istruz. X I 11,1 38s. S Ch 92, 403-405.

 

Giustamente abba Poemen disse che il segno da cui si riconosce il monaco appare nelle tentazioni.

Se uno ha un amico e non dubita del suo amore, qualsiasi cosa l'amico gli faccia patire, anche se penosa, sarà certo che l'ha fatta per amore, non crederà mai che abbia voluto fargli del male. Quanto più dobbiamo esser certi che tutto quello che ha fatto Dio che ci ha creato, ci ha condotto dal nulla all'esistenza e per noi si è fatto uomo e per noi è morto, l'ha fatto per bontà verso di noi, per amore, e amore gratuito!

 Di un amico posso anche pensare che mi vuol bene e ha affetto per me, ma che non ha capacità sufficiente per compatire e occuparsi delle mie cose; così, come sembra, può farmi del male anche senza volerlo. Ma non possiamo dire questo di Dio, perché lui è la fonte della sapienza, sa cosa ci conviene e in vista di questo predispone ogni minima cosa.

 Di un amico posso dire ancora che mi vuol bene, riesce a capire cosa mi è utile, ma non sa essermi di aiuto dove invece crede di esserlo. Di Dio non possiamo dire neppure questo; per lui nulla è impossibile. Tutto quel che fa è per il nostro bene e noi dobbiamo accettare tutto con rendimento di grazie, in quanto viene da un Signore benevolo e buono, anche se si tratta di cose che ci fanno soffrire. Dio è così misericordioso che non resta indifferente di fronte alle tribolazioni che ci affliggono.

 

51

Martedì

 

Dal "Commento alla Genesi" di Origene.

Hom.VIII,1.7. PG 12,203ss.

 

Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, e offrilo in olocausto (Gen 22,2). Come reagisci a ciò, o Abramo? Quali pensieri si agitano nel tuo cuore? Pensi che qualunque cosa accada, la promessa resterà?

Davvero non sono capace di scrutare i pensieri di un così grande patriarca, e non posso sapere quali sentimenti gli abbia messo, quale idea gli abbia arrecato la voce di Dio, che si era manifestata per tentarlo, quando gli comandò di uccidere il figlio unico. Ma poiché lo spirito dei profeti è soggetto ai profeti, l'apostolo Paolo che per opera dello Spirito credo abbia appreso quale sentimento e consiglio portasse in sé Abramo, li indicò dicendo:Per la fede Abramo non esitò ad offrire il suo unico figlio (Eb 11,17).

Vuoi vedere che questo ti è richiesto? Dice il Signore nel vangelo: Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo (Eb 11,17). Ecco, questa è l'opera di Abramo. Fare le opere che egli ha fatto, ma non con tristezza, perché Dio ama chi dà con gioia (Pr 22,8 (LXX)). Che se anche _voi sarete tanto pronti per Dio, anche a voi si dirà: Sali a una terra elevata, al monte che io ti mostrerò e là offrirai tuo figlio. Non nelle profondità della terra, non nella valle del pianto, ma sui monti alti ed eccelsi, offri tuo figlio. Mostra che la fede in Dio è più forte degli affetti della carne.

Infatti Abramo amava suo figlio, ma all'amore della carne antepose l'amore di Dio e fu trovato non nelle viscere della carne, ma nelle viscere di Cristo, cioè del Verbo di Dio, della verità e della sapienza.

 

 

52

Mercoledì

 

Dai "Discorsi ascetici" di Isacco di Ninive.

Disc.21. Op.Cit.,143-144.

 

Nessuno può sentire la propria debolezza, se non gli è dato anche solo un poco di essere provato dalle sofferenze del corpo o dell'anima. Paragonando allora la sua fragilità all'aiuto di Dio, potrà conoscere quanto grande sia quell'aiuto. Egli considera la molteplicità dei suoi sforzi: vigilie, sobrietà, custodia dei sensi e della cella, e spera di ritornare sereno. Ma non vi riesce e allora comprende che l'ansia del suo cuore gli rivela come ha bisogno dell'aiuto di un altro. Si dice che solo salva il soccorso divino. Quando uno se ne sente privo, prega ancora più fervidamente. E più prega, più il suo cuore diventa umile. Non si può pregare e supplicare senza essere umili. Un cuore contrito e umiliato Dio non lo disprezzerà.

 

Ma finché il cuore non si è fatto umile, non c'è modo di sfuggire alla dispersione. Perché l'umiltà ci porta al raccoglimento. E all'istante la compassione avvolge l'uomo umiliato che può allora avvertire il soccorso del Signore. Scopriamo in noi una forza che sale, la forza della fiducia. Immediatamente allora il cuore si sente saturo di fede, capisce che la preghiera è il rifugio del soccorso autentico, la fonte della salvezza, il tesoro della fiducia, il porto lontano da ogni tempesta, la luce di chi è nelle tenebre, il sostegno dei deboli, il riparo nel tempo della prova.

 

53

 Giovedì

Dalle "Lettere" di sant'Ammona.

Lettres des Pères du désert , Bellefontaine,1985,30-31. Lettre IX,1-2.

 

Se nessuna tentazione ti piomba addosso, che sia tangibile oppure subdola, tu non puoi progredire oltre il grado a cui sei giunto. Infatti, tutti i santi, quando domandarono di crescere nella fede, si videro annaspare nel fango della tentazione. E' così: appena uno riceve una benedizione da Dio, una tentazione gli viene accollata da parte dei nemici che vogliono ghermirgli la benedizione con cui Dio l'ha gratificato. I demoni appena vedono che l'anima benedetta riceve di progredire, le fanno guerra, in segreto o allo scoperto.

Quando Giacobbe fu benedetto dal padre, immediatamente Esaù venne a tentarlo; fu il diavolo ad eccitare il cuore di quello contro Giacobbe per cancellare la sua benedizione; però non poté prevalere contro il giusto, giacché sta scritto: Il Signore non lascerà pesare lo scettro degli empi sul possesso dei giusti (Sal 124,3). Perciò Giacobbe non perse la benedizione, che andò aumentando di giorno in giorno con lui.

Anche voi, adesso, amati fratelli, poiché vi è venuta la benedizione da parte di Dio, ricevete pure le prove e sopportatele fino a quando avrete saputo superarle; ne trarrete allora un gran progresso nella crescita di ogni virtù. E una gioia dolcissima celeste vi scenderà in cuore, che mai prima avevate conosciuto.

Sappiate poi che il rimedio per superare le tentazioni sta nel non scoraggiarvi e nel pregare Dio rendendogli grazie di cuore, pazientissimi in tutto; vedrete allora ogni prova sfumare a poco a poco.

 

54

Venerdì

 

Dagli Scritti di Pietro Damasceno.

"Come acquisire la vera fede".FG,3°.146-147.

 

La fede è fondamento di tutti i beni, porta dei misteri di Dio, vittoria senza fatica sui nemici, virtù più necessaria di qualsiasi altra, ala della preghiera e inabitazione di Dio nell'anima. Chi desidera acquisire questa fede deve sopportare ogni prova con la quale debba essere provato da parte dei nemici o dei molti e multiformi pensieri. Nessuno può comprendere questi pensieri, né dirne o scoprirne qualcosa, se non il diavolo, inventore del male.

Ma chi è provato si faccia coraggio, perché se viene a capo delle tentazioni che si abbattono su di lui con grande violenza e domina il suo intelletto per non abbandonarlo al pensieri che spuntano in cuore, vincerà tutte le passioni una volta per tutte. Poiché non sarà lui che avrà vinto, ma Cristo che è in lui per la fede.

Ma anche se il pensiero indebolito lo consegna all'avversario, non abbia paura né si disperi, e non attribuisca alla sua anima ciò che dice il principe del male, ma metta in opera con pazienza le virtù per quanto gli è possibile; osservi con cura i comandamenti, nell'esichia e nella dedizione a Dio, lontano da tutto ciò che egli può pensare volontariamente. Così il nemico depresso si ritirerà, dopo aver notte e giorno messo in opera ogni stratagemma. L'operaio dei comandamenti di Cristo, invece, fatta esperienza della debolezza del nemico, non è più atterrito da alcune delle sue macchinazioni; con gioia conosce senza impedimento tutto ciò che desidera e vuole secondo Dio, rafforzandosi nella fede e aiutato da Dio nel quale ha creduto.

 

 

55

Sabato

 

Dai "Discorsi ascetici" di Isacco di Ninive.

Disc.46.Op.cit.,262-2G3.

 

Le tentazioni che ci vengono inflitte dalla verga spirituale di Dio per il nostro progresso e la nostra crescita, sono quelle in cui l'anima si esercita, è messa alla prova e combatte. Eccole: la pigrizia, la pesantezza del corpo, il rilassamento fisico, l'acedia, la confusione della mente, il pretesto della malattia, la temporanea rottura della speranza, i pensieri ottenebrati, la mancanza di soccorso umano, la privazione di quanto il corpo necessita, e tutto quello che assomiglia a tali prove. Attraverso queste tentazioni, l'uomo scopre di avere un'anima vulnerabile e isolata, un cuore morto; così acquisisce l'umiltà. Tali prove riconducono al desiderio del Creatore. Nella sua provvidenza Dio prova secondo le forze e il bisogno che ne abbiamo. In tali prove si mescolano consolazione e disgrazie, luce e tenebra, lotte e soccorso, insomma la contrazione e la dilatazione. Sta qui il segno del progresso che può far l'uomo con l'aiuto di Dio.

Sta' ancora a sentir questo: tutte le circostanze disgraziate e tutte le afflizioni che non sono assunte con pazienza hanno in sé un duplice tormento. Infatti la pazienza libera l'uomo dalle sue disgrazie. Invece lo scoraggiamento è la madre della dannazione. Ma la pazienza è la madre del conforto. E' una potenza che nasce da un cuore dilatato. Per l'uomo è difficile quand'è afflitto, trovare tale potenza fuori della grazia divina; e la grazia è scoperta soltanto se viene cercata nella preghiera, e quando l'uomo è nella compunzione del cuore.

 

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