Home

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

Settimana di Pentecoste

 

clic per ingrandire [Kb 73]

 

160

 

Dai Discorsi di Isacco di Ninive

Discorso 5. Loghia, Astir,Atene,1961,27.

 

Se avrai l'umiltà dentro il cuore, lì Dio ti svelerà la sua gloria. Tienti in nessun conto quando sei grande e non innalzarti se ti ritrovi piccolo.

Fa' in modo di non essere glorificato dagli uomini e sarai pieno dell'onore di Dio. Non cercare approvazione e consensi, perché di dentro sei pieno di piaghe.

Spregia la fama e sarai onorato; non amarla e non sarai disprezzato. L'onore fugge davanti a chi gli corre dietro, ma insegue chi fugge da lui e proclama la sua umiltà ad ogni uomo.

Se ti disprezzerai per non essere onorato, ci penserà Dio a manifestarti. Se sai praticare l'autocritica, per amore della verità, Dio darà ordine di lodarti a tutte le sue creature. Esse spalancheranno davanti a te la porta della gloria del tuo Creatore e loderanno te come lui, perché in verità sei la sua vera immagine.

Chi ha mai veduto un uomo brillare per virtù ma in nessuna considerazione presso gli uomini, luminoso nella condotta e saggio per la conoscenza, ma dal cuore di povero?

Beato colui che si umilia in ogni cosa, perché sarà esaltato. Colui infatti che si sarà abbassato e fatto piccolo in tutto, sarà glorificato da Dio.

Chiunque avrà patito la fame e la sete per Dio, Dio lo inebrierà dei suoi beni.

Colui che avrà saputo spogliarsi di se stesso per amore di Dio, Dio lo rivestirà di un abito d' incorruttibilità e di gloria.

Chi si fa povero per Dio, Dio lo consolerà dandogli la vera ricchezza.

Valutati un nulla per amore di Dio e, senza nemmeno accorgertene, la gloria aumenterà in te lungo tutta la tua vita.

 

 

161

 

Dai Discorsi di Isacco di Ninive

Discorso 5. Logia, Astir, Atene,1961,28‑29.

 

Quando incontri il tuo prossimo, sforzati di rendergli un onore più alto della sua misura. Baciagli le mani e i piedi.  Stingigli a lungo le palme con venerazione e posatele sugli occhi. Lodalo, anche in quello che non ha, e quando si sia allontanato, non dire di lui se non cose belle e onorevoli.

Con simili maniere, guidi il tuo prossimo verso il bene e lo costringi a convertirsi per diventare conforme al saluto di cui l'hai colmato. Così avrai seminato in lui i semi della virtù. Non solo, ma con queste belle maniere, alle quali ti vai abituando, si stabiliranno in te solidi atteggiamenti di bontà e di umiltà e senza fatica arriverai a una gran perfezione.

Non è ancora tutto. Se il tuo prossimo ha qualche difetto, riceverà da te facilmente la guarigione, perché si sentirà confuso per la stima con cui l'hai onorato.

Agisci sempre così, saluta e rispetta tutte le creature. Non irritare nessuno, non essere mai geloso; non accusare qualcuno per la sua fede o per le sue opere cattive. Bada

di non rimproverare o biasimare nessuno per nessun motivo: abbiamo infatti tutti nei cieli un giudice giusto.

Se vuoi convertire il fratello alla verità, soffri per causa sua e con lacrime di affetto digli solo una parola o due. Ma non ardere d'ira contro di lui, né egli possa vedere in te segni d'inimicizia. L'amore non sa adirarsi, non si irrita e non biasima con passione.

La prova dell'amore e della conoscenza è l'umiltà che nasce dalla buona coscienza in Cristo nostro Signore. A lui gloria e potenza, con il Padre e lo Spirito Santo, nei

secoli eterni. Amen

 

162

 

Dai Discorsi di Isacco di Ninive

Discorso 12. Logia, Astir, Atene,1961,45.

 

Quando la svogliatezza si insinua furtiva nella tua anima, facendola regredire ad annaspare nel buio, quando la tua dimora interiore si riempie di tenebra, ecco i segni precursori: senti in te segretamente d'essere malato nella fede e dai la preferenza alle realtà effimere.

La tua fiducia va scemando e ti credi danneggiato dal prossimo, il tuo cuore rigurgita rimproveri contro di lui, tutto quello che ti sale sul labbro e fermenta nei pensieri biasima ogni uomo e ogni cosa, persino l'Altissimo.

Ma quando oltrepasserai te stesso, scoprirai nella tua anima questi segni manifesti: avrai per ogni evenienza la forza della speranza, sarai ricco nella preghiera. Da qualunque evento la tua mente saprà trarre guadagno; sentirai, sì, la debolezza della natura umana, ma da una parte sarai preservato dalla superbia e dall'altra eviterai di osservare i difetti del prossimo.

Ti verrà persino il desiderio di uscire dal corpo, l'invito del tuo amore sarà così potente da proiettarti verso il secolo futuro, meta del nostro esodo. Scoprirai che tutte le afflizioni che ci colpiscono, in modo manifesto o segreto, ti sono date nella giustizia. Saprai valutare ogni evento con quella esattezza che è ben lontana dalla presunzione. Per qualsiasi cosa ti effonderai in lode e in rendimento di grazie davanti a Dio.

Sono queste le connotazioni degli uomini vigilanti che custodiscono se stessi e vivono nell'esichia, desiderosi di pervenire all'esatta osservanza della vita monastica.

 

163

 

Dai Discorsi di Isacco di Ninive

Discorso 19. Logia, Astir, Atene,1961,58‑60.

 

O minimo fra i mortali, vuoi trovare la vita? Custodisci in te la fede e l'umiltà e scoprirai in esse la compassione, il soccorso, le parole che Dio dirà al tuo cuore, anzi lui stesso che ti protegge e ti rimane accanto in maniera ora segreta ora visibile.

Vuoi non perdere ciò che appartiene alla vita eterna? Cammina per la strada della semplicità e non pretendere di essere saggio davanti a Dio. Mentre la fede segue la semplicità, invece la speculazione sottile e tortuosa segue la presunzione. Essa allontana da Dio.

Quando vieni davanti a Dio per pregare, diventa nel pensiero piccolo come la formica, come un verme della terra, come un bimbo che non sa parlare. Non metterti a fare davanti a Dio sottili ragionamenti, ma avvicinati a lui con cuore di fanciullo. Presentati a lui per ricevere quella sollecitudine che un padre prodiga al suo piccino, perché sta scritto che il Signore protegge gli umili.

Mettiti a pregare senza indugi, supplica con tutto il cuore, chiedi con fervore, finché tu non riceva. E bada di non essere fiacco e trascurato.

Verrai esaudito se avrai fatto violenza a te stesso, gettando in Dio con fiducia totale la tua preoccupazione e sostituendo le tue misure prudenziali con la Provvidenza divina. Quando Dio vedrà la tua buona volontà e con quale purezza di cuore ti fidi di lui più che di te stesso, costringendoti a sperare in lui più che nelle tue forze, allora una potenza che ignori scenderà a dimorare in te; e tu sentirai in tutte le fibre dell'essere la potenza di Colui che indubitabilmente è lì con te.

 

 

164

 

Dai Discorsi di Isacco di Ninive

Discorso 19. Logia,  Astir, Atene,1961,60‑61.

 

La conoscenza spirituale è semplice e non effonde la sua luce sui pensieri mondani. Perciò, fino a quando l'intelligenza non si è affrancata dal tumulto di suggestioni, progetti e desideri, finché non ha raggiunto la semplicità della purezza, non può avvertire la conoscenza spirituale.

Questa conoscenza dispone al gusto delle delizie proprie alla vita del secolo futuro. A tale quota i pensieri dispersivi sono sradicati.

Ma nessuno può aprirsi a questa esperienza spirituale se non inverte la direzione di marcia, se non diventa come un bambino. Allora sì, potrà abbandonarsi all'invasione delle delizie del Regno.

Si dice che il regno dei cieli sia la contemplazione spirituale. E questa non consiste nelle operazioni del nostro intelletto, ma è il frutto soave della grazia. Fin quando l'uomo non si sia purificato, rimarrà totalmente estraneo a una tale grazia. Difatti nessuno può acquisirla facendosela insegnare. Se invece raggiungi la purezza del cuore mediante la fede ‑ quella purezza, figlio mio, che è il frutto della vita solitaria ‑ se spegni dalla memoria le luci terrene al punto da non scorgerle più, la conoscenza spirituale ti balzerà improvvisa davanti agli occhi, senza che tu abbia fatto qualcosa per ottenerla.

Se perciò vuoi vivere in queste realtà divine, non prestare minimamente l'orecchio alle suggestioni cattive che ti aggrediscono. E se afflizioni, pericoli, guai si alzano minacciosi per travolgerti, non farci caso e non dare loro nessun peso.

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

Settimana di Pentecoste

 

VANGELO (Gv 20,19-23)

Apparizione ai discepoli

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».

Rigenerati dallo Spirito (149), liberati dalla schiavitù delle tendenze disordinate (151), cresciamo sotto la sua mozione (148), verso una beatitudine che afferra l’uomo intero, anima e corpo (150). Allora nell’abbraccio dello Spirito d’Amore incontriamo il Padre e il Figlio (152).

 

148

Martedì

 

Dalle “Omelie” attribuite a Macario l’egiziano.

Hom.16,2. S Ch275,183-185.

In molti svariatissimi modi la grazia dello Spirito concede alle anime che gli obbediscono in tutto il favore di giungere alla misura perfetta della purezza, attraverso progressi, crescite e lunghi periodi. Dapprima lo Spirito nutre i cuori con il latte spirituale, pieno di soavità e di affetto celeste. Poi, man mano che l’anima progredisce e si rinnova, le dà cibo più solido: nello stesso tempo essa riceve le ali della grazia, cioè la potenza dello Spirito, che la fanno progredire nelle opere buone.

Poi la grazia divina, buona madre celeste, insegna all’intelligenza a volare, anzitutto attorno al nido del cuore e dei pensieri. Intendo qui che le insegna a pregar Dio senza distrazioni, con potenza spirituale. In seguito, quanto più solido è il cibo che riceve dallo Spirito divino, più lontano e più in alto essa volerà, guidata e sostenuta da questo stesso Spirito. Quando sia cresciuta, l’intelletto volerà di montagna in montagna, cioè da questo universo verso quello celeste, da questo mondo verso il mondo beato, imperituro e infinito, con gran pace e levità; ormai l’anima è guidata dalle ali dello Spirito verso le visioni e le rivelazioni dei misteri celesti, verso spettacoli spirituali indicibili, che lingua mortale non può ridire.

149

Mercoledì

 

Dalle “Catechesi” di Simeone il nuovo Teologo.

Cat.XIV. S Ch 104,211ss.

Nell’umiltà e nell’afflizione, l’uomo spirituale, mentre cerca con fervore il soccorso divino, vede chiaramente la grazia dello Spirito Santo che arriva, strappa e fa sparire ad una ad una le passioni fino a che abbia reso la sua anima perfettamente libera. No, non a metà la visita del Paraclito la gratifica della libertà, ma in modo perfetto e puro.

Oltre alle passioni lo Spirito sradica il cuore da ogni negligenza, da ogni disgusto, da ogni pigrizia e ignoranza. Poi ringiovanisce e rinnova l’uomo, sia nell’anima sia nel corpo, al punto che egli non sembra più rivestito di un corpo pesante e corruttibile, ma spirituale e immateriale. Né solo fin qui giungono gli effetti dello Spirito, perché la potenza di Dio gli dà occhi nuovi e persino orecchi nuovi. Ormai succede che l’uomo non guarda più umanamente e in modo sensibile ciò che è sensibile; diventato più che uomo, contempla spiritualmente le realtà sensibili che gli appaiono come immagini delle realtà invisibili.

Ciò che ascolta non sono più voci di uomo, ma il solo Verbo vivente, che gli parla attraverso voci umane; Lui, e lui solo, come l’Amato, l’anima accoglie con 1’udito; al Verbo soltanto apre la porta con gioia e una volta che entrato egli sia, fa festa con lui.

150

Giovedì

 

Dalla  “Difesa dei santi esicasti” di san Gregorio Palamas.

.N.34,La spiritualità dell’oriente cristiano, M.PAPAROZZI, Studium,1981,pp.147ss.

Il Signore afferma che sono beati quelli che piangono, perché saranno consolati (Mt 5,4), cioè avranno in sé stessi la gioia, il frutto dello Spirito. Ma a questa  consolazione partecipa anche il corpo in vario modo.

Anche il corpo con l’anima compie la corsa verso i beni eterni. Chi lo nega, nega anche la vita che nel mondo futuro avrà il corpo.

Se invece, com’è vero, il corpo parteciperà a quei beni misteriosi, anche adesso in proporzione alla propria capacità, partecipa alla grazia che Dio dà alla mente. Per questo diciamo che quei beni si percepiscono con la sensazione, ma aggiungiamo con la sensazione “spirituale”, perché essi sono oltre la sensazione naturale e perché anzitutto la mente li riceve.

Sono gli occhi dell’anima che ricevono la potenza dello Spirito che vede i tesori divini. Sentendo parlare di occhi dell’anima, che conoscono per esperienza le gioie del cielo, non credere ci si riferisca al pensiero. L’oro, se non te lo procuri sensibilmente, se non lo tieni sensibilmente tra le mani e se non lo vedi sensibilmente, anche se formi diecimila volte nel pensiero l’idea di oro, l’oro non l’hai, non lo vedi e non lo possiedi. Lo stesso, se pensi diecimila volte ai tesori divini, ma non sperimenti le cose di Dio e non le vedi con gli occhi spirituali superiori al pensiero, non vedi veramente, non hai e non possiedi alcuna delle realtà divine. Ho detto “occhi spirituali”, perché in essi si realizza la potenza dello Spirito, attraverso la quale si vedono queste cose.

151

Venerdì

 

Dalle “Omelie” attribuite a Macario l’egiziano.

Hom. 7,5,2 S Ch 275,131.

L’anima interamente occupata nelle realtà divine e sublimi, è infiammata d’amore spirituale e da brama divina per le bellezze gloriose e splendenti dello Spirito; ferita da un affetto insaziabile per lo Sposo divino, diventa per così dire indifferente alle realtà inferiori. Serba ormai il suo desiderio polarizzato sulle realtà divine, superiori, che la parola non può dire, né il pensiero umano immaginare.

Le anime davvero reali, che hanno ricevuto in sé l’immutabile potenza della carità e sono state ferite dal perfetto amore per lo Sposo divino, non hanno più interesse per le passioni maliziose.

Ma come arrivarono ad essere liberate dallo Spirito?

Proprio a costo di molti lavori e di un gran vigore. Hanno combattuto la lotta della fede fino al termine e ora sono senza posa attirate verso i misteri celesti dello Spirito. Totalmente assorbite dalle bellezze  splendenti della divinità, cercano con tutto il cuore quanto vi è di più elevato e migliore.

Infatti la divinità dello Spirito ha bellezze indicibili, varie e infinitamente molteplici, indicibili, inimmaginabili; esse si svelano a chi ne è degno, per affascinarlo, dargli gioia, vita, riposo. Lo distolgono dalla terra per fissare il suo sguardo, sempre più infiammato, sullo Sposo divino e consegnarlo totalmente al suo amore.

152

Sabato

 

Dall’ “Ornamento delle nozze spirituali” di Giovanni Ruusbroeck.

Oeuvres, Paris, t.3°,pp.217-218.

Sapete che il Padre celeste, essendo un Fondo vivente, è con tutto ciò che vive in lui attivamente proteso verso il Figlio, la sua eterna Sapienza. E questa Sapienza, con tutto ciò che vive in lei, è  attivamente protesa verso il Padre, vale a dire nel fondo stesso dal quale esce. In questo incontro tra Padre e Figlio ha origine la terza Persona, cioè lo Spirito Santo, il loro reciproco Amore, unito con entrambi nella medesima natura. Tale Amore abbraccia e penetra, con movimento e fruizione, il Padre e il Figlio e quanto vive in loro, e con tale ricchezza e gioia che tutte le creature devono tacere eternamente. Infatti l’incomprensibile prodigio che è racchiuso in tale Amore oltrepassa eternamente l’intelligenza di tutte le creature.

Ora tale incontro trinitario, delizioso e senza interruzione, si rinnova attivamente in noi, in maniera divina. Il Padre si dona nel Figlio e il Figlio si dona nel Padre in un’eterna compiacenza e in un amoroso amplesso, e ciò si rinnova in ogni istante nel vincolo d’Amore.

Come il Padre contempla incessantemente di nuovo tutte le cose nella nascita del suo Figlio, così tutte le cose vengono amate di nuovo dal Padre e dal Figlio nell’emanazione dello Spirito Santo. Ecco l’incontro attivo tra Padre e Figlio, nel quale noi siamo inseriti amorosamente per mezzo dello Spirito Santo, nell’Amore eterno.

 

Send this page to a friend -
 
Manda questa pagina ad un amico