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Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

 

 

Venerdì Santo

 

1

Dalle Lamentazioni, capitolo terzo.

3,1-24

 

Io sono l'uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira.

Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce.

Solo contro di me egli ha volto e rivolto la sua mano tutto il giorno.

Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle, ha rotto le mie ossa.

Ha costruito sopra di me, mi ha circondato di veleno e di affanno.

Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi come i morti da lungo tempo.

Mi ha costruito un muro tutt'intorno,perché non potessi più uscire; ha reso pesanti le mie catene.

Anche se grido e invoco aiuto, egli soffoca la mia preghiera.

Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri.

Egli era per me un orso in agguato, un leone in luoghi nascosti.

Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato, mi ha reso desolato.

Ha teso l'arco, mi ha posto come bersaglio alle sue saette.

Ha conficcato nei miei fianchi le frecce della sua faretra.

Son diventato lo scherno di tutti i popoli, la loro canzone d'ogni giorno.

Mi ha saziato con erbe amare, mi ha dissetato con assenzio.

Mi ha spezzato con la sabbia i denti, mi ha steso nella polvere.

Son rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere.

E dico:

"E' scomparsa la mia gloria, la speranza che mi veniva dal Signore".

Il ricordo della mia miseria e del mio vagare è come assenzio e veleno.

Ben se ne ricorda e si accascia dentro di me la mia anima.

Questo intendo richiamare alla mia mente, e per questo voglio riprendere speranza.

Le misericordie del Signore non sono finite, non è esaurita la sua compassione;

esse son rinnovate ogni mattina, grande è la sua fedeltà.

"Mia parte è il Signore ‑ io esclamo- per questo in lui voglio sperare".

 

2

3,25-45

Buono è il Signore con chi spera in lui, con l'anima che lo cerca.

E' bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore.

E' bene per l'uomo portare il giogo fin dalla giovinezza.

Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché egli glielo ha imposto;

cacci nella polvere la bocca, forse c'è ancora speranza;

porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni.

Poiché il Signore non rigetta mai...

Ma, se affligge, avrà anche pietà secondo la sua grande misericordia.

Poiché contro il suo desiderio egli umilia e affligge i figli dell'uomo.

Quando schiacciano sotto i loro piedi tutti i prigionieri del paese,

quando falsano i diritti di un uomo in presenza dell'Altissimo,

quando fan torto a un altro in una causa, forse non vede il Signore tutto ciò?

Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata, senza che il Signore lo avesse comandato?

Dalla bocca dell'Altissimo non procedono forse le sventure e il bene?

Perché si rammarica un essere vivente, un uomo, per i castighi dei suoi peccati?

"Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola, ritorniamo al Signore.

Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani verso Dio nei cieli.

Abbiamo peccato e siamo stati ribelli; tu non ci hai perdonato.

Ti sei avvolto nell'ira e ci hai perseguitati, hai ucciso senza pietà.

Ti sei avvolto in una nube, così che la supplica non giungesse fino a te.

Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto in mezzo al popoli".

 

3

3,46-66

“Han spalancato la bocca contro di noi tutti i nostri nemici.

Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte, desolazione e rovina”.

Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi, per la rovina della figlia del mio popolo.

Il mio occhio piange senza sosta perché non ha pace finché non guardi e non veda il Signore dal cielo.

Il mio occhio mi tormenta per tutte le figlie della mia città.

Mi han dato la caccia come a un passero coloro che mi son nemici senza ragione.

Mi han chiuso vivo nella fossa e han gettato pietre su di me.

Son salite le acque fin sopra il mio capo;

io dissi: "E' finita per me".

Ho invocato il tuo nome, o Signore, dalla fossa profonda.

Tu hai udito la mia voce: 

“Non chiudere l'orecchio al mio sfogo”.

Tu eri vicino quando ti invocavo, hai detto:

"Non temere!".

Tu hai difeso, Signore, la mia causa, hai riscattato la mia vita.

Hai visto, o Signore, il torto che ho patito; difendi il mio diritto!

Hai visto tutte le loro vendette, tutte le loro trame contro di me.

Hai udito, Signore, i loro insulti, tutte le loro trame contro di me,

i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità contro di me tutto il giorno.

Osserva quando siedono e quando si alzano; io sono la loro beffarda canzone.

Rendi loro il contraccambio, o Signore, secondo l'opera delle loro mani.

Rendili duri di cuore, la tua maledizione su di loro!

Perseguitali nell'ira e distruggili sotto il cielo, Signore.

 

 

4

 

Dalla prima Omelia di san Giovanni Crisostomo sulla croce e il ladrone.

De cruce et latrone hom. I, 1-2. PG 49,399-401.

     Oggi il Signore nostro Gesù Cristo sta in croce e noi facciamo una festa, perché tu capisca che la croce è una festa e una celebrazione spirituale. Prima, sì, la croce significava disprezzo, ma oggi la croce è cosa venerabile; prima era simbolo di condanna, oggi è speranza di salvezza.

     La croce è diventata davvero sorgente di beni infiniti; ci ha liberati dall'errore, ha diradato le nostre tenebre, ci ha riconciliati con Dio, da nemici di Dio ci ha fatti suoi familiari, da stranieri ci ha fatto suoi vicini: questa croce è la distruzione dell'inimicizia, la sorgente della pace, lo scrigno del nostro tesoro. Grazie alla croce non vaghiamo più nel deserto, perché abbiamo trovato la via giusta; non stiamo più fuori della reggia, perché abbiamo trovato la porta; non temiamo più le frecce infocate del diavolo, perché abbiamo visto dov'è la fonte dell'acqua.

     Grazie alla croce non c'è più vedovanza, abbiamo lo sposo; non temiamo più i lupi, abbiamo il buon pastore. Grazie alla croce non abbiamo più paura del tiranno, siamo al fianco del re; perciò facciamo festa celebrando la memoria della croce.

     Anche Paolo comandò di far festa per mezzo della croce dicendo: Celebriamo la festa non con il lievito vecchio, con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità. E poi ne aggiunge il motivo: Infatti, Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Vedi come ci comanda di far festa per mezzo della croce? Perché sulla croce è stato immolato Cristo. Infatti, dov'è il sacrificio, ivi è anche la distruzione del peccato, la riconciliazione con il Signore, la festa e la gioia.

     Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!3 Dove, di grazia, è stato immolato? Sopra un alto patibolo. Nuovo l'altare di questo sacrificio, perché il sacrificio stesso è nuovo e stupendo. La stessa persona è vittima e sacerdote: vittima nella carne, sacerdote nello spirito.

 

5

 

     Questo sacrificio fu offerto fuori delle mura della città, perché tu capissi che il sacrificio è universale, perché l'offerta era fatta per tutta la terra, perché ti rendessi anche conto che l'espiazione era per tutti, non riservata ad alcuni come presso i Giudei.

     Proprio per questo, Dio aveva comandato ai Giudei di offrire preghiere e sacrifici in un solo luogo, giacché tutta la terra era impura per fumo, tanfo e inquinamento proveniente dai sacrifici pagani. Per noi, invece, poiché Cristo ha lavato tutto il mondo, qualunque luogo è diventato luogo di preghiera. Perciò Paolo raccomanda di pregare senza timore in qualsiasi posto: Voglio che gli uomini preghino dovunque, alzando al cielo mani pure. 

     Vedi com'è stato lavato il mondo? Adesso si può pregare dappertutto, perché tutta la terra è stata santificata, divenendo più santa dei luoghi più sacri del tempio. Là veniva offerto un agnello irragionevole, qui un Agnello spirituale, e quanto più augusto è il sacrificio, tanto più grande è la santificazione. Ecco perché la croce ha una celebrazione.

     La croce ci addita anche un altro prodigio: ci apre il paradiso. In questo giorno, in quest'ora Dio introduce colà il ladrone, raggiungendo così un duplice felice esito: l'apertura del paradiso e l'ammissione di un malfattore. Oggi Dio ci restituisce la nostra patria originaria, oggi ci riconduce nella città paterna e dona un'abitazione all'umanità intera.

     Oggi sarai con me nel paradiso. Ma che cosa dici, Signore? Sei lì, inchiodato alla croce e prometti il paradiso? Sì, egli mi risponde, perché tu conosca qual è la potenza sulla croce.

 

6

 

     Lo spettacolo era lugubre. Perché non ci fermassimo lì, ma intendessimo la potenza del Crocifisso, Gesù compì sulla croce questo miracolo che, più di ogni altro, manifesta la sua potenza. Non risuscita un morto, non rimprovera il mare e i venti, non scaccia i demoni, ma crocifisso, inchiodato, oltraggiato, sputacchiato, schernito e deriso, è capace di mutare il cuore malvagio del ladrone.

     Eccoti davanti la sua doppia potenza: sconvolge il creato, squarcia le rocce, e insieme attira a sé il cuore del bandito, più duro della pietra. Lo tratta con rispetto e gli dice: Oggi sarai con me nel paradiso. Ci sono, sì, cherubini a guardia del paradiso, ma lui è il padrone anche dei cherubini. Se vi è là una spada di fuoco roteante, lui ha potere sul fuoco e sulla geenna, sulla vita e sulla morte.

     Nessun re potrebbe tollerare un malfattore o anche solo un suo servo che entri in città seduto al suo fianco. Ma questo ha fatto Cristo: entrando nella sua patria, ha condotto con sé il ladrone. E non ha disonorato o profanato quei luoghi santi con la presenza di un criminale, ma ne ha accresciuto l'onore. È una gloria per il paradiso avere un Signore capace di rendere perfino un malfattore degno della beatitudine eterna.

     Quando Cristo introduce pubblicani e meretrici nel regno dei cieli, non lo fa per disonorare quel luogo, al contrario! Dimostra che il Signore del regno dei cieli è abbastanza potente per rendere meretrici e pubblicani atti a ricevere un tale onore e una tale gratificazione.

     Noi ammiriamo il medico quanto più lo vediamo capace di risanare malati incurabili. Ammiriamo dunque Cristo quando rimargina piaghe inguaribili, quando risana pubblicani e prostitute al punto da poterli introdurre nel cielo.

 

Per le letture 7, 8 e 9 vedi anno C


 

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

 

 

Venerdì Santo

 

 

1

Dalle Lamentazioni, capitolo terzo.

3,1-24

 

Io sono l'uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira.

Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce.

Solo contro di me egli ha volto e rivolto la sua mano tutto il giorno.

Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle, ha rotto le mie ossa.

Ha costruito sopra di me, mi ha circondato di veleno e di affanno.

Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi come i morti da lungo tempo.

Mi ha costruito un muro tutt'intorno,perché non potessi più uscire; ha reso pesanti le mie catene.

Anche se grido e invoco aiuto, egli soffoca la mia preghiera.

Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri.

Egli era per me un orso in agguato, un leone in luoghi nascosti.

Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato, mi ha reso desolato.

Ha teso l'arco, mi ha posto come bersaglio alle sue saette.

Ha conficcato nei miei fianchi le frecce della sua faretra.

Son diventato lo scherno di tutti i popoli, la loro canzone d'ogni giorno.

Mi ha saziato con erbe amare, mi ha dissetato con assenzio.

Mi ha spezzato con la sabbia i denti, mi ha steso nella polvere.

Son rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere.

E dico:

"E' scomparsa la mia gloria, la speranza che mi veniva dal Signore".

Il ricordo della mia miseria e del mio vagare è come assenzio e veleno.

Ben se ne ricorda e si accascia dentro di me la mia anima.

Questo intendo richiamare alla mia mente, e per questo voglio riprendere speranza.

Le misericordie del Signore non sono finite, non è esaurita la sua compassione;

esse son rinnovate ogni mattina, grande è la sua fedeltà.

"Mia parte è il Signore ‑ io esclamo- per questo in lui voglio sperare".

 

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3,25-45

Buono è il Signore con chi spera in lui, con l'anima che lo cerca.

E' bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore.

E' bene per l'uomo portare il giogo fin dalla giovinezza.

Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché egli glielo ha imposto;

cacci nella polvere la bocca, forse c'è ancora speranza;

porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni.

Poiché il Signore non rigetta mai...

Ma, se affligge, avrà anche pietà secondo la sua grande misericordia.

Poiché contro il suo desiderio egli umilia e affligge i figli dell'uomo.

Quando schiacciano sotto i loro piedi tutti i prigionieri del paese,

quando falsano i diritti di un uomo in presenza dell'Altissimo,

quando fan torto a un altro in una causa, forse non vede il Signore tutto ciò?

Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata, senza che il Signore lo avesse comandato?

Dalla bocca dell'Altissimo non procedono forse le sventure e il bene?

Perché si rammarica un essere vivente, un uomo, per i castighi dei suoi peccati?

"Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola, ritorniamo al Signore.

Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani verso Dio nei cieli.

Abbiamo peccato e siamo stati ribelli; tu non ci hai perdonato.

Ti sei avvolto nell'ira e ci hai perseguitati, hai ucciso senza pietà.

Ti sei avvolto in una nube, così che la supplica non giungesse fino a te.

Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto in mezzo al popoli".

 

3

3,46-66

“Han spalancato la bocca contro di noi tutti i nostri nemici.

Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte, desolazione e rovina”.

Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi, per la rovina della figlia del mio popolo.

Il mio occhio piange senza sosta perché non ha pace finché non guardi e non veda il Signore dal cielo.

Il mio occhio mi tormenta per tutte le figlie della mia città.

Mi han dato la caccia come a un passero coloro che mi son nemici senza ragione.

Mi han chiuso vivo nella fossa e han gettato pietre su di me.

Son salite le acque fin sopra il mio capo;

io dissi: "E' finita per me".

Ho invocato il tuo nome, o Signore, dalla fossa profonda.

Tu hai udito la mia voce: 

“Non chiudere l'orecchio al mio sfogo”.

Tu eri vicino quando ti invocavo, hai detto:

"Non temere!".

Tu hai difeso, Signore, la mia causa, hai riscattato la mia vita.

Hai visto, o Signore, il torto che ho patito; difendi il mio diritto!

Hai visto tutte le loro vendette, tutte le loro trame contro di me.

Hai udito, Signore, i loro insulti, tutte le loro trame contro di me,

i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità contro di me tutto il giorno.

Osserva quando siedono e quando si alzano; io sono la loro beffarda canzone.

Rendi loro il contraccambio, o Signore, secondo l'opera delle loro mani.

Rendili duri di cuore, la tua maledizione su di loro!

Perseguitali nell'ira e distruggili sotto il cielo, Signore.

 

4

 

Dai Discorsi di san Teodoro Studíta.

Sermo 73 in hebdomada maiorerm. PG 99,606.607.Oratio II in adorationem sanctae Crucis. PG 99,698.699.

 

Il ricordo dei supplizi di nostro Signore Gesù Cristo ci affligge, fratelli, e ci stimola in ogni tempo; ma i giorni della settimana santa sono l'occasione propizia per meditare di seguito la vicenda della passione.

Pensiamo a questo grande ineffabile mistero: il complotto, la cattura, il cammino verso la morte, la presentazione della causa al tribunale di Pilato, l'interrogatorio, i flagelli, gli schiaffi, gli sputi, gli oltraggi, gli scherni, la salita con la croce, la crocifissione delle mani e dei piedi, l'assaggio del fiele, lo squarcio al costato e tutti gli altri supplizi.

Il mondo non può capire questo mistero e nessun linguaggio umano è in grado di esprimerlo in modo degno; non saprebbero farlo neppure tutte le lingue degli angeli.

Quel Dio che conosce le intenzioni degli uomini e considera ogni pensiero umano, è portato alla pena capitale; colui che tiene in equilibrio l'universo con la sua onnipotente volontà, è abbandonato nelle mani degli empi; colui che riporta sulle nubi a suo tempo l'acqua trattenuta dal suolo, viene trascinato in catene; colui che ha calcolato l'estensione dei cieli con il palmo e ha misurato con il moggio la polvere della terra e pesato con la stadera le montagne, è qui percosso dalla destra di un servo; colui che ha dato la fertilità alla terra con la varietà dei fiori, viene vergognosamente coronato di spine; colui che piantò l'albero della vita nel frutteto, pende da un legno sterile.

O straordinario e inaudito prodigio, alla cui vista il sole non può resistere e l'oscurità si cala su tutto il paese.

All'udire l'evento, la terra si scuote e si spezzano le rocce.

Tutto l'universo si ribella per l'offesa al sommo Dio, tutti gli elementi, inanimati o vivi, rimangono sconvolti e attoniti per il terrore, alla vista dei tormenti del Signore Gesù.

Come potremo noi, dotati di ragione, (e questo è il guaio), per i quali Cristo morì, rimanere, in questi giorni, insensibili, a ciglio asciutto?

Vediamo dì non essere più sciocchi degli stolti e più duri dei sassi.

No, fratelli, proprio no!

Ma presi da un divino tremore, convertiamoci davvero, provochiamo il pianto, distruggiamo i vizi, compensiamo l'affronto con la penitenza, la ferita con la ferita, con l'obbedienza o una confessione convinta.

 

5

 

Vedete, fratelli, come ci stimola l'esempio divino?

Dio subisce il carcere e la morte per l'amico che gli vuole bene.

La sua bontà avrebbe accolto volentieri, non questo o quello, ma migliaia di supplizi in favore dei condannati.

L'Apostolo medita su di ciò, e compiacendosi nel sentire la forza dell'amore divino, scrive:

Io sono persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcuna altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore. (Rm 8,38‑39) Infatti Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna. (Gv 3,16)

Questo esempio smuove i santi a offrire il loro corpo e il loro sangue con il martirio o la vita monastica, compiendo così quanto canta Davide:

Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?

Questa espressione, fratelli, adoperiamola assiduamente, con una buona disposizione d'animo, che va senza posa purificata e rinvigorita.

Avremo allora parte con i santi all'eredità dei beni eterni.

 

6

 

Torniamo alla croce, e soffermiamoci non senza diletto a studiarne i pregi.

La croce è ricchezza più preziosa di ogni altra ricchezza; rifugio sicurissimo per i cristiani, peso leggero imposto sulle spalle dei discepoli di Cristo, dolcissima consolazione per le anime afflitte, guida irresistibile al cielo.

La forza e la potenza della croce è la morte di ogni potere del nemico; la sua figura e il suo aspetto sono più armoniosi di ogni altra figura.

L'irradiazione della croce è più splendida di quella del sole, la sua luminosità più viva di quella della luce.

La sua grazia e la sua gloria sono dono più accetto di ogni altro beneficio.

La croce pacificatrice concilia cielo e terra; il suo nome santifica, soprattutto quand'é proferito o ascoltato.

La croce uccide la morte e restituisce Adamo alla vita.

Ogni apostolo si è gloriato della croce, ogni martire ne è stato coronato, e ogni santo santificato.

Con la croce ci rivestiamo di Cristo e ci spogliamo dell'uomo vecchio.

Con la croce, come pecore di Cristo, siamo riuniti in un solo gregge e destinati agli ovili celesti.

Con la croce attacchiamo i nemici e riportiamo una potente vittoria;

con essa sfuggiamo alle passioni e ci innalziamo a vita soprannaturale.

Chi porta sulle spalle la croce diviene imitatore di Cristo e con lui consegue pubblica gloria.

Alla vista della croce l'angelo si sente onorato e il diavolo confuso.

L'incontro con la croce apre il paradiso al ladro, che ottiene il regno in cambio dei suoi latrocini.

Chi abbraccia la croce si libera dal timore e ritrova la pace.

Chi da essa è custodito, non cade nelle mani dei malviventi ma resta sano e salvo.

Chiunque ama la croce, odia il mondo e diventa amante di Cristo.

La croce è la più grande gloria dei cristiani, la predicazione principale degli apostoli, il diadema regale dei martiri, l'emblema più prezioso dei profeti, il fulgido splendore della perfezione.

 

7

 

Dalla Lettera agli Ebrei, capitolo quarto.

4,14-5,10

 

Poiché abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede.

Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, come noi, escluso il peccato.

Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno.

Ogni sommo sacerdote, scelto fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati.

In tal modo egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore, essendo anch'egli rivestito di debolezza, a motivo della quale deve offrire anche per sé stesso sacrifici per i peccati, come lo fa per il popolo.

Nessuno può attribuirsi questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne.

Nello stesso modo Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferì colui che gli disse:

Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.

Come in un altro passo dice:

Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchisedek. Egli nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà.

Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote alla maniera di Melchisedek.

 

8

 

5,11-6,12

 

Su questo argomento abbiamo molte cose da dire, difficili da spiegare, perché siete diventati lenti a capire.

Infatti, mentre dovreste essere ormai maestri per ragioni di tempo, avete di nuovo bisogno che qualcuno insegni a voi i primi elementi degli oracoli di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non di cibo solido.

Ora, chi si nutre ancora di latte è ignaro della dottrina della giustizia, perché è ancora un bambino.

Il nutrimento solido invece è per gli adulti, che per la pratica hanno le facoltà esercitate a distinguere il buono dal cattivo.

Perciò, lasciata da parte l'istruzione iniziale su Cristo, passiamo a ciò che è più completo, senza gettare di nuovo le fondamenta della rinunzia alle opere morte e della fede in Dio, della dottrina dei battesimi, dell'imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno.

Questo noi intendiamo fare, se Dio lo permette.

Quelli infatti che furono una volta illuminati, gustarono il dono celeste, diventarono partecipi dello Spirito Santo e gustarono la buona parola di Dio e le meraviglie del mondo futuro e che tuttavia sono caduti, è impossibile rinnovarli una seconda volta portandoli alla conversione, dal momento che per loro conto crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono all'infamia.

Infatti quando una terra imbevuta dalla pioggia abbondante produce erbe utili a quanti la coltivano, viene a godere della benedizione da parte di Dio; ma, se produce pruni e spine, non ha alcun valore ed è prossima alla maledizione: sarà infine arsa dal fuoco!

Quanto a voi però, carissimi, anche se parliamo così, siamo certi che ci sono in voi condizioni migliori e che portano alla salvezza.

Dio infatti non è ingiusto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e rendete tuttora ai santi.

Soltanto desideriamo che ciascuno di voi dimostri il medesimo zelo perché la sua speranza abbia compimento sino alla fine, perché non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che con la fede e la perseveranza divengono eredi delle promesse.

 

9

 

6,13-20; 7,24-28

 

           Quando Dio fece la promessa ad Abramo, non potendo giurare per uno superiore a sé, giurò per sé stesso, dicendo:

Ti benedirò e ti moltiplicherò molto.

Così Abramo, avendo perseverato, conseguì la promessa.

Gli uomini infatti giurano per qualcuno maggiore di loro e per essi il giuramento è una garanzia che pone fine a ogni controversia.

Perciò Dio, volendo mostrare più chiaramente agli eredi della promessa l'irrevocabilità della sua decisione, intervenne con un giuramento, perché grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi che abbiamo cercato rifugio in lui avessimo un grande incoraggiamento nell'afferrarci saldamente alla speranza che ci è stata offerta.

In essa infatti noi abbiamo come un'ancora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell'interno del velo del santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore, essendo divenuto sommo sacerdote, per sempre alla maniera di Melchisedek.

Poiché egli resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.

Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore.

Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli;

che non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo, una volta. per tutte, offrendo sé stesso.

La legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza, ma la parola del giuramento, posteriore alla legge, costituisce tale il Figlio reso perfetto in eterno.   

 

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