Letture della preghiera notturna dei certosini |
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[Anno A] [Anno C] | ||||
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Anno A
Dalle
Lamentazioni, capitolo primo. 1,1-7 Ah!
Come sta solitaria la
città un tempo ricca di popolo! E'
divenuta come una vedova, la
grande fra le nazioni; un
tempo signora tra le province è
sottoposta a tributo. Essa
piange amaramente nella notte, le
sue lacrime scendono sulle guance; nessuno
le reca conforto, fra
tutti i suoi amanti; tutti
i suoi amici l'hanno tradita, le
sono divenuti nemici. Giuda
è emigrato per
la miseria e la dura schiavitù. Egli
abita in mezzo alle nazioni, senza
trovare riposo; tutti
i suoi persecutori l’hanno
raggiunto fra le angosce. Le
strade di Sion sono in lutto, nessuno
si reca più alle sue feste; tutte
le sue porte sono deserte, i
suoi sacerdoti sospirano, le
sue vergini sono afflitte ed
essa è nell'amarezza. I
suoi avversari sono i suoi padroni, i
suoi nemici sono felici, perché
il Signore l'ha afflitta per
i suoi misfatti senza numero; i
suoi bambini sono stati condotti in schiavitù, sospinti
dal nemico. Dalla
figlia di Sion è scomparso ogni splendore; i
suoi capi sono diventati come cervi che
non trovano pascolo; camminano
senza forze davanti agli inseguitori. Gerusalemme ricorda i giorni della
sua miseria e del suo vagare, tutti
i suoi beni preziosi dal tempo antico; ricorda
quando il suo popolo cadeva
per mano del nemico e
nessuno le porgeva aiuto. I
suoi nemici la guardavano e
ridevano della sua rovina. 2 1,8-14 Gerusalemme
ha peccato gravemente, per
questo è divenuta un panno immondo; quanti
la onoravano la disprezzano, perché
hanno visto la sua nudità; anch'essa
sospira e si volge indietro. La
sua sozzura è nei lembi della sua veste, non
pensava alla sua fine; essa
è caduta in modo sorprendente e
ora nessuno la consola. "Guarda,
Signore, la mia miseria, perché
il nemico ne trionfa". L'avversario
ha steso la mano su
tutte le sue cose più preziose; essa
infatti ha visto i pagani penetrare
nel suo santuario, coloro
ai quali aveva proibito di
entrare nella tua assemblea. Tutto
il suo popolo sospira in cerca di pane; danno
gli oggetti più preziosi in cambio di cibo, per
sostenersi in vita. "Osserva,
Signore, e
considera come sono disprezzata! Voi
tutti che passate per la via, considerate
e osservate se
c’è un dolore simile al mio dolore, al
dolore che ora mi tormenta, e
con cui il Signore mi ha punito nel
giorno della sua ira ardente. Dall'alto
egli ha scagliato un fuoco e
nelle mie ossa lo ha fatto penetrare; ha
teso una rete ai miei piedi, mi
ha fatto cadere all'indietro; mi
ha reso desolata, affranta
da languore per sempre. S'
è aggravato il giogo delle mie colpe, nella
sua mano esse sono annodate; il
loro giogo è sul mio collo ed
ha fiaccato la mia forza; il
Signore mi ha messo nelle loro mani non
posso rialzarmi. 3 1,15-22 Ha
ripudiato tutti i miei prodi il
Signore in mezzo a me. Egli
ha chiamato a raccolta contro di me per
fiaccare i miei giovani; il
Signore ha pigiato come uva nel tino la
vergine figlia di Giuda. Per
tali cose io piango, dal
mio occhio scorrono lacrime, perché
lontano da me è chi consola, chi
potrebbe ridarmi la vita; i
miei figli sono desolati, perché
il nemico ha prevalso". Sion
protende le mani, nessuno
la consola. Il
Signore ha inviato contro Giacobbe i
suoi nemici da tutte le parti. Gerusalemme
è divenuta come
panno immondo in mezzo a loro. "Giusto
è il Signore, poiché
mi sono ribellata alla sua parola. Ascoltate,
vi prego, popoli tutti, e
osservate il mio dolore! Le
mie vergini e i miei giovani sono
andati in schiavitù, Ho
chiamato i miei amanti, ma
essi mi hanno tradita; i
miei sacerdoti e i miei anziani nella
città sono spirati mentre
cercavano cibo per
sostenersi in vita. Guarda,
Signore, quanto sono in angoscia; le
mie viscere si agitano, il
mio cuore è sconvolto dentro di me, poiché
sono stata veramente ribelle. Di
fuori la spada mi priva dei figli, dentro
c'è la morte. Senti
come sospiro, nessuno
mi consola. Tutti
i miei nemici han
saputo della mia sventura, ne
hanno gioito, perché tu hai fatto ciò. Manda
il giorno che hai decretato ed
essi siano simili a me! Ti
sia presente tutta la loro malvagità e
trattali duramente come hai trattato me, a
causa di tutte le mie prevaricazioni. Molti
sono infatti i miei sospiri e
il mio cuore si consuma”.
4
Dalla "Vigna delle anime" di Giacomo Roecx. Exercitia seu meditatio optima vitae et passionis Jesu-Christi, IV. Œuvres de Tauler, trad. Noël, Paris, Tralin, 1912, t.VI, 71-72. 87-89. 99-101.
Vi do un comandamento nuovo, dice Gesù, esso ricapitola tutti gli altri miei precetti, è il sigillo di tutti i miei insegnamenti: Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Come io do la mia vita per voi, voi dovete amarvi e assistervi a vicenda, anche a costo della vita. Io ho amato colui che mi tradì, ho pregato per coloro che mi crocifissero. Anche voi amate i vostri nemici, fate loro del bene; prodigatevi con le opere della carità al servizio di chi vi perseguita o vi nuoce. Questo comandamento nuovo dell'amore, il Signore Gesù non lo insegnò solo a parole, ma lo convalidò con l'attuazione concreta e personale. Gli stava a cuore assicurarci che per lui siamo davvero figli; con amore eterno ci tiene dentro il suo cuore paterno. Prima ancora della creazione del mondo noi siamo in lui, da sempre riposiamo in lui come nel nostro fondo e nella nostra origine. Nessun padre terreno ha mai avvolto i propri figli con l'amore con cui egli ci ha abbracciato. Nella fedeltà irrinunciabile del suo amore paterno ci ha lasciato un'impareggiabile eredità, un bene senza confronti, il cui valore sovrasta cielo e terra; ci ha donato il suo corpo come cibo e il suo sangue come bevanda.
5
L'uomo che aveva mangiato il frutto velenoso offerto dal serpente, aveva l'ineludibile bisogno di ricuperare la salvezza bevendo al calice celeste del sangue di Cristo. Un cibo mortifero l'aveva fatto stramazzare a terra; il pane di vita lo doveva rialzare. Il frutto del legno l'aveva ucciso; grazie al frutto di un altro legno sarebbe tornato in vita. L'albero della disobbedienza l'aveva votato alla morte definitiva; l'albero dell'obbedienza l'ha riscattato per la gloria eterna. Dal primo albero pendeva un cibo di morte, da questo il rimedio che dà la vita. Il ceppo antico conteneva la linfa della passione; il ceppo nuovo produce il grappolo della salvezza. Da questo grappolo, schiacciato sotto il torchio della passione, è sprizzato il vino nuovo che rallegra il cuore dell'uomo. Gesù Cristo crocifisso è il vero grappolo, privo di qualsiasi traccia amara. Pane saporoso, manna celeste, piena di delizie spirituali, che non contiene nulla di aspro, contrariamente al pane d'orzo dell'Antico Testamento, servito da Mosè. È un pane impastato con fiore di frumento, cioè con la grazia divina. Infatti, la realtà ha preso il posto della figura.
6
Io anelo a cibarmi integralmente di te, dolcezza celeste. Voglio morire a me stesso e vivere in te. Bramo di trasformarmi, di incorporarmi in te, per riposare in te, mia origine beata. Tu sei la fonte e il principio di tutti gli esseri. Noi siamo e viviamo in te fin dal principio nell'idea eterna che tu hai di noi. Perciò il nostro cuore è inquieto finché non riposa nella sua origine. Con la tua onnipotenza che sostiene il mio essere, attirami a te, scendi in me, o misericordioso. Ricomponi la splendida immagine di te che io ho deturpato, riportandola alla sua purezza e integrità originaria. Tu sei il principio infinitamente puro della mia essenza, che è in me creata, in te increata, secondo la tua idea eterna. Per l'amore infocato che ti ha spinto a lasciare trafiggere il tuo tenerissimo cuore di carne, ti supplico: attraverso questo cuore squarciato fammi penetrare nel tuo cuore divino e increato. Affrettati a scendere in me; e con te fa venire il Padre di infinita bontà, perché tu sai bene quale è la sua volontà santa e benefica: non separarti da me, ma essere ovunque con te. Signore Gesù, immergimi, lavami nel tuo cuore trafitto, perché io possa pervenire con te fino al cuore traboccante d'amore del tuo Padre eterno; e là egli si degni d'accogliermi come figlio adottivo, grazie a te, suo Figlio eterno e consustanziale. Amen.
Per le letture 7, 8 e 9 vedi anno C
Anno C
Dalle
Lamentazioni, capitolo primo. 1,1-7 Ah!
Come sta solitaria la
città un tempo ricca di popolo! E'
divenuta come una vedova, la
grande fra le nazioni; un
tempo signora tra le province è
sottoposta a tributo. Essa
piange amaramente nella notte, le
sue lacrime scendono sulle guance; nessuno
le reca conforto, fra
tutti i suoi amanti; tutti
i suoi amici l'hanno tradita, le
sono divenuti nemici. Giuda
è emigrato per
la miseria e la dura schiavitù. Egli
abita in mezzo alle nazioni, senza
trovare riposo; tutti
i suoi persecutori l’hanno
raggiunto fra le angosce. Le
strade di Sion sono in lutto, nessuno
si reca più alle sue feste; tutte
le sue porte sono deserte, i
suoi sacerdoti sospirano, le
sue vergini sono afflitte ed
essa è nell'amarezza. I
suoi avversari sono i suoi padroni, i
suoi nemici sono felici, perché
il Signore l'ha afflitta per
i suoi misfatti senza numero; i
suoi bambini sono stati condotti in schiavitù, sospinti
dal nemico. Dalla
figlia di Sion è scomparso ogni splendore; i
suoi capi sono diventati come cervi che
non trovano pascolo; camminano
senza forze davanti agli inseguitori. Gerusalemme ricorda i giorni della
sua miseria e del suo vagare, tutti
i suoi beni preziosi dal tempo antico; ricorda
quando il suo popolo cadeva
per mano del nemico e
nessuno le porgeva aiuto. I
suoi nemici la guardavano e
ridevano della sua rovina. 2 1,8-14 Gerusalemme
ha peccato gravemente, per
questo è divenuta un panno immondo; quanti
la onoravano la disprezzano, perché
hanno visto la sua nudità; anch'essa
sospira e si volge indietro. La
sua sozzura è nei lembi della sua veste, non
pensava alla sua fine; essa
è caduta in modo sorprendente e
ora nessuno la consola. "Guarda,
Signore, la mia miseria, perché
il nemico ne trionfa". L'avversario
ha steso la mano su
tutte le sue cose più preziose; essa
infatti ha visto i pagani penetrare
nel suo santuario, coloro
ai quali aveva proibito di
entrare nella tua assemblea. Tutto
il suo popolo sospira in cerca di pane; danno
gli oggetti più preziosi in cambio di cibo, per
sostenersi in vita. "Osserva,
Signore, e
considera come sono disprezzata! Voi
tutti che passate per la via, considerate
e osservate se
c’è un dolore simile al mio dolore, al
dolore che ora mi tormenta, e
con cui il Signore mi ha punito nel
giorno della sua ira ardente. Dall'alto
egli ha scagliato un fuoco e
nelle mie ossa lo ha fatto penetrare; ha
teso una rete ai miei piedi, mi
ha fatto cadere all'indietro; mi
ha reso desolata, affranta
da languore per sempre. S'
è aggravato il giogo delle mie colpe, nella
sua mano esse sono annodate; il
loro giogo è sul mio collo ed
ha fiaccato la mia forza; il
Signore mi ha messo nelle loro mani non
posso rialzarmi. 3 1,15-22 Ha
ripudiato tutti i miei prodi il
Signore in mezzo a me. Egli
ha chiamato a raccolta contro di me per
fiaccare i miei giovani; il
Signore ha pigiato come uva nel tino la
vergine figlia di Giuda. Per
tali cose io piango, dal
mio occhio scorrono lacrime, perché
lontano da me è chi consola, chi
potrebbe ridarmi la vita; i
miei figli sono desolati, perché
il nemico ha prevalso". Sion
protende le mani, nessuno
la consola. Il
Signore ha inviato contro Giacobbe i
suoi nemici da tutte le parti. Gerusalemme
è divenuta come
panno immondo in mezzo a loro. "Giusto
è il Signore, poiché
mi sono ribellata alla sua parola. Ascoltate,
vi prego, popoli tutti, e
osservate il mio dolore! Le
mie vergini e i miei giovani sono
andati in schiavitù, Ho
chiamato i miei amanti, ma
essi mi hanno tradita; i
miei sacerdoti e i miei anziani nella
città sono spirati mentre
cercavano cibo per
sostenersi in vita. Guarda,
Signore, quanto sono in angoscia; le
mie viscere si agitano, il
mio cuore è sconvolto dentro di me, poiché
sono stata veramente ribelle. Di
fuori la spada mi priva dei figli, dentro
c'è la morte. Senti
come sospiro, nessuno
mi consola. Tutti
i miei nemici han
saputo della mia sventura, ne
hanno gioito, perché tu hai fatto ciò. Manda
il giorno che hai decretato ed
essi siano simili a me! Ti
sia presente tutta la loro malvagità e
trattali duramente come hai trattato me, a
causa di tutte le mie prevaricazioni. Molti
sono infatti i miei sospiri e
il mio cuore si consuma”. 4 Dal
Commento di Dionigi il certosino sul vangelo di Luca. Enarratio
in evangelium secundum Lucam, art.47.Opera omnia,Monsterolii,1901,t.XII,210-211. Gesù,
preso un pane, rese grazie, lo spezzò e
lo diede loro dicendo: "Questo, questo
che io vi presento e
che vi do con la liberalità di un estremo amore, questo
è il mio corpo nella
sua stessa realtà, e non soltanto una rappresentazione, il
mio corpo che è dato per voi. il
mio corpo esposto alla tortura e alla morte, quando
il traditore lo consegnerà, mentre
io mi offro volontariamente alla
passione per liberarvi. Questo
corpo è dato per voi. in
questo stesso istante in cui io
ve lo do generosamente in cibo, per
il vostro profitto spirituale, perché
la grazia divina cresca incessantemente in voi. Fate
questo in memoria di me. Celebrate
questo sacramento, a
tempo debito e solennemente. Date
questo corpo e prendetelo in
memoria di me. Ricordatevi
della crudelissima passione che
ho sopportato per voi e
fate memoria del mio estremo amore per voi 5 Allo
stesso modo. dopo aver cenato, prese
il calice. Gesù
prese la coppa nelle sue mani e
la presentò ai discepoli. Lo
fece dopo aver mangiato l'agnello pasquale, dicendo: Questo
calice è la nuova alleanza nel mio sangue. Questa è la coppa che
conferma e manifesta il Nuovo Testamento, il
quale viene dichiarato, ratificato e consacrato nel mio sangue. Notate
che il Signore dicendo: Il
calice... nel mio sangue! indica
il contenente per il contenuto, ma
in verità si tratta del sangue che sta nella coppa. Il
Nuovo Testamento è dunque istituito dalla consacrazione del sangue di
Cristo, corroborato
e confermato dall'effusione di questo medesimo sangue. Infatti
un testamento acquista tutta la forza al momento della morte. Il
mio sangue viene versato per voi e
sparso da altri per la vostra salvezza, versato
per tutti i miei discepoli, per
tutti gli eletti, che
saranno salvati dalla mia passione. 6 Cristo
ha istituito il sacramento del suo corpo e
del suo sangue, i n
memoria della sua passione e
della sua obbedienza fino alla morte. Conserviamone
piamente la memoria, perché
esso ricapitola tutti gli altri misteri, persino
i semplici atti della vita del Signore, che
abbiamo da prendere come modello. Ci
conformeremo alla passione di Gesù mediante
l'ascesi corporale e
l'abnegazione della volontà propria, della voluttà e della vanità. Infatti
san Paolo ci dice: Quelli
che sono di Cristo Gesù hanno
crocifisso la loro carne con
le sue passioni e i suoi desideri. (Gal 5,24) E
san Pietro aggiunge: Cristo
patì per voi, lasciandovi
un esempio, (1 Pt 2,21) perché
ne seguiate le orme. Ma
la passione di Cristo è
soprattutto il segno e il memoriale del
suo amore per noi. Egli
ci ha lasciato il suo corpo e il suo sangue in
cibo e bevanda per la salute dell'anima come
il massimo segno dell'amore; non
vi è infatti più grande espressione di
amore e di generosità che
donare sé stesso ad un altro. Nel
sacramento di questo amore Cristo
è stato e rimane per sempre sia
il Dono sia il Donatore. Dalla
Lettera agli Ebrei, capitolo
secondo. 2,9-3,6 Gesù,
che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo ora coronato di
gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la
grazia di Dio egli sperimentasse la morte a vantaggio di tutti. Ed
era ben giusto che colui, per il quale e dal quale sono tutte le cose,
volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la
sofferenza il capo che guida alla salvezza. Infatti, colui che santifica e
coloro che sono santificati provengono tutti da uno solo; per questo non
si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: Annunzierò
il tuo nome ai miei fratelli, in mezzo all'assemblea canterò le tue lodi;
e ancora: io metterò la mia fiducia in lui; e inoltre: Eccoci, io e i
figli che Dio mi ha dato. Poiché
dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è
divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza, mediante la morte, colui
che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli
che per timore della morte erano tenuti in schiavitù per tutta la vita.
Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si
prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per
diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che
riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti,
proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente,
è
in grado di venire in
aiuto a quelli che subiscono la prova. Perciò,
fratelli santi, partecipi di una vocazione celeste. fissate bene la mente
in Gesù, l'apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo, il
quale è stato fedele a colui che l'ha costituito, così come lo fu Mosè
in tutta la sua casa. Ma in confronto a Mosè, egli è
stato giudicato degno di
una gloria tanto maggiore, quanto di un maggiore onore gode il costruttore
in confronto alla casa stessa. Ogni casa infatti viene costruita da
qualcuno; ma colui che ha costruito tutto è
Dio. In verità Mosè fu
fedele in tutta la casa di lui come servitore, per rendere testimonianza
di ciò che doveva essere annunziato più tardi; Cristo, invece, lo fu in
qualità di figlio costituito sopra la sua propria casa. E la sua casa
siamo noi, a condizione che conserviamo la libertà e la speranza di cui
ci vantiamo. 8 3,7-19 Come
dice lo Spirito Santo: Oggi, se
udite la sua voce, non indurite i vostri cuori come nel giorno della
ribellione, nel giorno della tentazione nel deserto, dove mi tentarono i
vostri padri mettendomi alla prova, pur avendo visto per quarant'anni le
mie opere. Perciò mi disgustai di quella generazione e dissi: Hanno
sempre il cuore sviato. Non hanno conosciuto le mie vie. Così ho giurato
nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo! Guardate perciò,
fratelli, che non si trovi in nessuno di voi un cuore perverso e senza
fede che si allontani dal Dio vivente. Esortatevi piuttosto a vicenda ogni
giorno, finché dura quest'oggi, perché nessuno di voi si indurisca
sedotto dal peccato. Siamo diventati infatti partecipi di Cristo, a
condizione di mantenere salda sino alla fine la fiducia che abbiamo avuto
da principio. Quando pertanto si dice: Oggi,
se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori come nel giorno della
ribellione, chi furono quelli che, dopo aver udito la sua voce, si
ribellarono? Non furono tutti quelli che erano usciti dall'Egitto sotto la
guida di Mosè? E chi furono coloro di cui si è disgustato per
quarant'anni? Non furono quelli che avevano peccato e poi caddero cadaveri
nel deserto? E a chi giurò che non sarebbero entrati nel suo riposo, se
non a quelli che non avevano creduto? In realtà vediamo che non vi
poterono entrare a causa della loro mancanza di fede. 9 4,1-13 Dobbiamo
temere che, mentre ancora rimane in vigore la promessa di entrare nel suo
riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche a noi, al
pari di quelli, è stata
annunziata una buona novella: purtroppo però a quelli la parola udita non
giovò in nulla, non essendo rimasti uniti grazie alla fede con coloro che
avevano ascoltato. Infatti possiamo entrare in quel riposo solo noi che
abbiamo creduto, secondo ciò che egli ha detto: Sicché
ho giurato nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo! Questo,
benché le opere di Dio fossero compiute fin dalla fondazione del mondo.
Si dice infatti in qualche luogo a proposito del settimo giorno: E Dio si riposò nel settimo
giorno da tutte le opere sue. E ancora
nel passo del salmo: Non
entreranno nel mio riposo! Poiché
dunque risulta che alcuni debbono ancora entrare in quel riposo e quelli
che per primi ricevettero la buona novella non entrarono a causa della
loro disobbedienza, egli fissa di nuovo un giorno, un oggi, dicendo per
mezzo di Davide dopo tanto tempo come è stato già riferito: Oggi se
udite la sua voce, non indurite i vostri cuori! Se
Giosuè infatti li avesse introdotti in quel riposo, Dio non avrebbe
parlato, in seguito, di un altro
giorno. E' dunque riservato ancora un riposo sabbatico per il popolo di
Dio. Chi è entrato infatti nel suo riposo, riposa egli pure dalle sue opere,
come Dio dalle proprie. Affrettiamoci
dunque ad entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo
di disobbedienza. Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più
tagliente di ogni spada a
doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello
spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri
del cuore. Non v'è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto
è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto. |
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