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Letture della preghiera notturna dei certosini

 

 

CIRILLO di ALESSANDRIA

376‑444

 

Le opere principali di Cirillo, vescovo di Alessandria, sono legate alla disputa cristologica che culminò nel concilio di Efeso (43 1) e in esse ‑ come è noto ‑ l'autore afferma l'unione ipostatica tra il Verbo e la carne, pur restando distinte le due nature, e sostiene che Maria e Madre di Dio.

Le opere esegetiche, ben più numerose, anche se giunte a noi solo in parte, saranno meno celebri delle dogmatiche, ma forse nutrono molto di più il cuore. Il presente commento a Isaia, benché meno noto di quello al vangelo di Giovanni, letto nel ciclo “A”, presenta pagine luminose e significative.

Nella lettura dell'Antico Testamento, Cirillo segue i principi della scuola alessandrina: questa si ispirava alla tipologia e all'allegorismo, sforzandosi di scoprire il signifi­cato morale, teologico e mistico del testo, per cui i fatti e le persone dell'Antico Testamento prefiguravano quelli del Nuovo. Tale metodo e il filo conduttore del commento a Isaia, che si snoda in 5 libri, abbracciando il complesso delle profezie. Cirillo mostra una conoscenza approfondita della Scrittura: la facilità con cui fa scaturire il senso spirituale prova che egli ha lungamente meditato e gustato le parole ispirate.

Leggendo Cirillo non si può non restare colpiti dall'idea centrale di vita; ricchezza di vita che dilaga dal Padre al Figlio, e dal Figlio a noi. Cirillo e il teologo della vita, intensa, piena, divina. Una base trinitaria (e non solo cristo­logica!) regge il suo pensiero: il destino del cristiano e infatti di divenire, in e per l'unzione dello Spirito, conforme all'immagine del Figlio, unico mediatore che ci riconduce al Padre (61). A causa del peccato l'uomo si e allontanato volontariamente dalla presenza divina, distruggendo in se l'immagine di Dio, per cui giace sottoposto a una sentenza di morte (53). Ma il Logos, incarnandosi, e venuto a redi­merci, "è divenuto per tutta l'umanità la via per vincere definitivamente la morte" (53). Ci ha liberati dalla schiavitù spirituale facendoci uscire "dalle mani di Satana" (56). Ormai siamo sostentati dalle mani del Padre, grazie alla passione di Cristo che e divenuto la sicurezza incrollabile per i credenti (59).

Poiché il Figlio di Dio "dette per noi il suo sangue, non apparteniamo più a noi stessi, ma a colui che ci ha riscattati"(58). "Egli ha edificato la Chiesa, nella quale lui stesso dimora" (58). Per la partecipazione dello Spirito Santo siamo divenuti templi del Dio vivente (58). Cristo ci ha infatti dato "la stupenda dignità di essere chiamati mura della sua Chiesa" (59). Notiamo fra l'altro questi echi ecclesiologici, così tipici di Cirillo.

Come si compie la nostra incorporazione a Cristo? Principalmente attraverso la fede e il battesimo, la carità e l'eucaristia: "Veniamo giustificati in pienezza per mezzo del santo battesimo" (54). 'Teniamo nutriti col pane del cielo" (56). Scrutando il mistero divino "impariamo a cono­scere la strada buona" (54). Cf. anche 62 e 63.

Così, grazie a Cristo, può risplendere nella nostra anima la bellezza della natura divina (57), in lui "giungiamo al premio della vocazione eterna" (58). Cristo, "nostra pace, ci ha riconciliati con il Padre, unendoci a se, e per lui abbiamo accesso al Padre" (61). Per mezzo della fede il Padre infonde in noi la luce della vera conoscenza (64), e possiamo rendergli un culto in spirito e verità (62).

Commentando Isaia, Cirillo non era impegnato nella lotta cristologica, per cui i toni polemici sono distanti e il soffio mistico dell'autore può effondersi liberamente. Se il senso della trascendenza di Dio domina tutta la lettura 63, esso riaffiora pero continuamente sotto la sua penna: il tesoro divino supera ogni nostra immaginazione e domanda (64), e solo il dono della sapienza può introdurci nel mistero di Dio (62. 60).

Ma la trascendenza divina e anche immanenza, grazie all'Incarnazione, per cui noi siamo in comunione costante con il Signore (55). Cristo e sempre vicino a chi compie la sua volontà (61), anzi lo possediamo dentro di noi (58).

San Cirillo e un grande maestro di vita spirituale. A convincercene, basterà la lezione (57). Questo passo non è solo emblematico di una rilettura neotestamentaria di Isaia, ma brilla per la potenza di espressione con cui conden­sa tutto il mistero cristiano. Siamo nel filone d'oro della patristica.

 

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