Home

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

Anno A

 

Tempo Ordinario

 

Trentunesima Domenica

 

Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo

 

 

 

1

 

Dal trattato "Sulla preghiera" di Origène.

De Oratione, XXV.  PG 11, 495-499.

 

     Il regno di Dio - secondo la parola del nostro Signore e Salvatore - non viene in modo da attirare l'attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo . Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!. Vicina infatti è la sua parola, sulla nostra bocca e sul nostro cuore.

     Perciò chi prega che venga il regno di Dio, prega in realtà che si sviluppi, fruttifichi e giunga al suo compimento quel regno di Dio che egli ha in sé. Dio regna nell'anima dei santi ed essi obbediscono alle leggi spirituali di Dio che abita in loro. Così l'anima del santo diventa proprio come una città ben governata. Nell'anima dei giusti è presente il Padre e col Padre anche Cristo, secondo quell'affermazione: Noi verremo a lui a lui e prenderemo dimora presso di lui. 

     E credo che si intenda per regno di Dio una condizione di beatitudine della cima dell'anima, dove tutti i pensieri sono in ordine e conformi alla sapienza; e per regno di Cristo si intendano le parole che salvano  chi le ascolta, le perfette opere di giustizia e delle altre virtù: parola e giustizia è anche il Figlio di Dio.

 

2

 

In ogni peccatore spadroneggia il principe di questo secolo, poiché ogni peccatore è dominato dal presente secolo malvagio, in quanto non si affida a colui che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro.

     Ora, colui che è tiranneggiato dal principe di questo mondo è pure in dominio del peccato, dal momento che vuole peccare; Paolo infatti comanda di non essere più sottomessi al peccato che vuole regnare su di noi: Non regni più il peccato nel vostro corpo mortale, da sottomettervi ai suoi desideri.

     Ma qualcuno dirà: Chi prega sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, costui prega per essere ascoltato. In tal caso, quando venga esaudito, quando per lui sarà santificato il nome di Dio (abbiamo spiegato come), verrà per lui allora anche il regno di Dio. Ma allora come potrebbe continuare a pregare per le realtà che già ci sono, come se non ci fossero ancora? Come potrà dire: Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno.

 

 3

 

     Chi prega per poter ascoltare la parola della conoscenza e della sapienza, giustamente pregherà sempre per questi doni. Se infatti egli è stato esaudito, riceverà, sì,  una contemplazione e una sapienza sempre più grandi, ma conoscerà Dio sempre in modo parziale. La pienezza che fa scomparire quello che è parziale, si manifesterà soltanto il giorno in cui la mente contemplerà a faccia a faccia le realtà invisibili, senza ostacolo dei sensi.

     Allo stesso modo, per ciascuno di noi non è possibile che sia completamente santificato il nome di Dio né che si stabilisca interamente il suo regno, se non venga anche Colui che è perfetto in conoscenza e sapienza e certo pure nelle altre virtù. Ora, noi ci mettiamo in cammino verso la perfezione se, protendendoci verso il futuro dimentichiamo il passato; e il regno di Dio, cui incessantemente spianiamo la via, toccherà il suo vertice quando si avvererà ciò che afferma l'Apostolo. Quando cioè Cristo, dopo avere sottomesso tutti i suoi nemici, consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti.

     Perciò preghiamo senza stancarci. Facciamolo con una disposizione interiore come divinizzata dalla presenza del Verbo. Diciamo al nostro Padre che è in cielo: Sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno.

 

4

 

Ricordiamo che il regno di Dio non può accordarsi con il regno del peccato, come non vi è rapporto tra la giustizia e l'iniquità, né unione tra la luce e le tenebre, né intesa tra Cristo e Beliar.

     Se vogliamo quindi che Dio regni in noi, in nessun modo regni più il peccato nel nostro corpo mortale né prestiamo ascolto agli inviti del peccato che chiama la nostra anima alle opere della carne e alle cose non di Dio. Mortifichiamo le nostre membra che appartengono alla terra. Facciamo frutti nello Spirito, perché Dio possa dimorare in noi come in un paradiso spirituale.

     Regni in noi solo Dio Padre col suo Cristo. Sia in noi Cristo seduto alla destra di quella potenza spirituale che pure noi desideriamo ricevere. Rimanga finché tutti i suoi nemici, che si trovano in noi, diventino sgabello dei suoi piedi, e così sia allontanato da noi ogni loro dominio, potere e influsso. Tutto ciò può avvenire in ognuno di noi. Allora, alla fine, l'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte. Allora Cristo potrà dire anche dentro di noi: Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?

     Fin d'ora perciò il nostro corpo corruttibile si rivesta di santità e di incorruttibilità; ciò che è mortale cacci via la morte e si ricopra dell'immortalità del Padre. Così regnando Dio in noi, possiamo già godere dei beni della rigenerazione e della risurrezione.

 

5

 

Meditazione di Ecberto di Schönau.

Meditatio XIII, De Christo.  PL 158, 777-779.

 

     Per virtù propria Cristo è salito più in alto dei cieli; coeterno e consustanziale al Padre, egli siede alla sua destra, al di là di ogni perfezione angelica, in una gloria che gli è esclusiva. Vestito di luce divina come di un manto, è coronato di gloria e di onore, come conviene al Figlio unigenito di Dio. La sua gioia è serena, la sua onnipotenza è pienezza, in cielo come in terra egli è Signore.

     Là lo adorano tutti gli angeli di Dio, con la moltitudine degli abitanti della Gerusalemme celeste; tutti, di un solo cuore, si rallegrano con lui. La contemplazione di tutti i giusti si pasce del suo volto che irresistibilmente affascina . In lui convergono i desideri di tutti i santi; l'intera città celeste esulta per lui, lo loda, a lui applaude, mentre brilla dei molti riflessi del suo splendore. Gridate giulivi ed esultate, abitanti di Sion, perché grande in mezzo a voi è il Santo d'Israele.

     Esultate, illustri patriarchi, nel vostro nobile Figlio, perché in lui si compie la vostra lunga attesa: Egli è grande e in lui, secondo la promessa divina, tutte le nazioni saranno benedette.

 

6

 

     Gioite nel grande profeta Gesù, voi profeti, uomini veraci; potete vedere attuato in modo magnifico tutto quello che di lui avete annunciato nello Spirito Santo; e grazie allo stesso Spirito siete stati trovati fedeli in tutte le vostre profezie.

     E voi, principi gloriosi del cielo, apostoli beati, gioite nel Signore Gesù, vostro maestro; ve lo ripeto, gioite con Cristo: Come intimi amici condividete la sua letizia: Colui che vedeste tra di voi soffrire la fame, la sete e tutte le infermità della carne, colui che vedeste disprezzato da tutti e messo tra i criminali, eccolo vincitore: Egli regna, l'universo è sotto i suoi piedi, egli è Signore, splende di gloria, di potenza e di beatitudine. Ora vi ha compagni della sua ineffabile gloria, voi che un tempo sapeste stargli vicino nella prova e condividere le sue persecuzioni.

     Adorate ora quelle amate ginocchia che si piegarono fino a terra davanti a voi che sedevate alla santissima cena. Adorate ora quelle mani sante e venerabili con cui il Re dei re si degnò lavare e pulire la polvere dei vostri piedi.

 

7

 

     Martiri vittoriosi, gioite in Gesù, principe della vostra milizia. Colui per il quale avete consegnato la vostra vita alla morte, eccolo qui in persona, Gesù, Figlio di Dio; è ora in vostro possesso, come premio della vostra battaglia.

     Santi testimoni della fede, santi dottori, gioite in Gesù, il sommo maestro di verità. Un tempo lo proclamaste davanti a tutti con la vostra santa dottrina e le vostre opere giuste; ora egli riconosce voi davanti al Padre e ai suoi angeli.

     Vergini, abitanti del paradiso, che imitate gli angeli, gioite in Gesù, vergine e santificatore della verginità. Colui che avete scelto come unico sposo, che avete desiderato con ardore, per amore del quale avete sprezzato gli amori della terra e le bellezze del mondo, eccolo ora davanti ai vostri occhi, lui il Figlio del gran Re. È vostro, potete riposare nei suoi casti amplessi, nessun inganno del tentatore può staccarlo da voi.

 

8

 

     Ma fra tutti gli abitatori del cielo, la gioia più grande spetta a te, o Maria: a te Vergine unica tra le vergini, rosa di celestiale bellezza, stella fulgidissima tra i primi astri che ricevono la luce divina. Nel tuo soavissimo Figlio Gesù, sola, sopra di tutti, godi una gioia incomparabile: Colui che hai dato alla luce come figlio dell'uomo, che hai nutrito col tuo seno, ora lo adori in compagnia degli angeli e di tutti gli abitanti del cielo, come Dio vivo e vero.

     Rallègrati, Madre fortunata: colui che vedesti pendere dalla croce ora lo contempli regnare in cielo gloriosissimo. Tu vedi le più alte potenze dei cieli, della terra e del mondo inferiore, prosternate ai suoi piedi: i suoi nemici sono stati sconfitti per sempre.

     Rallègrati, beata Gerusalemme dell'alto, nostra madre: tu hai la pienezza della gioia, perché sei la santità di tutti i santi; celebra una festa lieta e senza fine nella visione di pace, nella contemplazione di Gesù, tuo liberatore.

     E a te, Figlio unigenito di Dio, con il Padre eterno e lo Spirito Santo sia lode incessante, gloria intangibile, regno inconcusso per i secoli eterni. Amen.

 

9

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

18,33b-37

Pilato fece chiamare Gesù e gli disse: "Tu sei il re dei Giudei?".

 

Dai Trattati di sant'Agostino sul vangelo di Giovanni.

In Io, CXV, 2-4. PL 35, 1935-1941.

 

     Ascoltate, regni tutti della terra. Cristo si rivolge a voi e dice: Io non intralcio la vostra sovranità in questo mondo. Il mio regno non è di questo mondo. Non lasciatevi prendere dall'assurdo timore di Erode che, alla notizia della nascita di Cristo, si allarmò, e per poter colpire lui uccise tanti bambini, mostrandosi crudele più nella paura che nella rabbia. Il mio regno - dice il Signore - non è di questo mondo. Che volete di più? Venite nel regno che non è di questo mondo; venite credendo, e non vogliate diventare crudeli per paura.

     È vero che in una profezia, Cristo, riferendosi a Dio Padre, dice: Da lui sono stato costituito sovrano sul Sion, suo monte santo; ma questo monte e quella Sion, di cui parla, non sono di questo mondo. Quale è infatti il suo regno se non i credenti in lui, a proposito dei quali dice: Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo? Eppure egli voleva che essi rimanessero nel mondo, per cui chiese al Padre: Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Ecco perché anche qui non dice: Il mio regno non è in questo mondo, ma dice: Il mio regno non è di questo mondo. E dopo aver provato la sua affermazione col dire: Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei, non dice: Ora il mio regno non si trova quaggiù, ma dice: Il mio regno non è di quaggiù.

 

10

 

     Il regno di Cristo è quaggiù fino alla fine dei secoli, portando mescolata nel suo grembo la zizzania fino al momento della mietitura, che avverrà appunto alla fine dei tempi, quando verranno i mietitori, cioè gli angeli, a togliere via dal suo regno tutti gli scandali.

     E questo non potrebbe certo avvenire se il suo regno non fosse qui in terra. Tuttavia, esso non è di quaggiù, perché è peregrinante nel mondo. È precisamente agli appartenenti al suo regno che egli si riferisce quando afferma: Non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo. Erano dunque del mondo, quando ancora non facevano parte del suo regno, e appartenevano al principe del mondo. È del mondo tutto ciò che di umano è stato sì creato dal vero Dio, ma è stato generato dalla stirpe corrotta e dannata di Adamo; è diventato però regno di Dio e non è più di questo mondo, tutto ciò che in Cristo è stato rigenerato. In questo modo Dio ci ha sottratti al potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore.  Appunto di questo regno egli dice: Il mio regno non è di questo mondo, e anche: Il mio regno non è di quaggiù.

     Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici, io sono re”. Il Signore non esita a dichiararsi re, ma la sua espressione: Tu lo dici, è così misurata che non nega di essere re (re, si intende, di un regno che non è di questo mondo), ma neppure afferma di esserlo in quanto ciò potrebbe far pensare che il suo regno sia di questo mondo. Tale infatti lo considerava Pilato che gli aveva domandato: Dunque tu sei re? Gesù risponde: Tu lo dici, io sono re. Usa l'espressione: Tu lo dici, come a dire: Tu hai una mentalità carnale e perciò non puoi esprimerti che così.

 

11

 

     Cristo prosegue: Per questo io sono nato, e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Non dice: Sono nato in questa condizione, ma: Per questo sono venuto nel mondo. Nel testo greco questa espressione non è affatto ambigua. Risulta quindi chiaro che il Signore parla qui della sua nascita temporale mediante la quale incarnandosi è venuto nel mondo; non parla della sua nascita senza principio, per cui è Dio, per mezzo del quale il Padre ha creato il mondo. Egli afferma di essere nato per questo, e di essere venuto nel mondo nascendo dalla Vergine per questo, per rendere cioè testimonianza alla verità.

     Ma siccome la fede non è di tutti, soggiunge: Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce. La ascolta con l'udito interiore, cioè obbedisce alla mia voce: e questo è come dire che crede in me. Rendendo testimonianza alla verità, Cristo rende testimonianza a se stesso; non ha forse affermato: Io sono la verità, e in un altro passo: Io do testimonianza di me stesso?

 

12

 

     Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce. Così Gesù vuole sottolineare la grazia con la quale egli, secondo il suo disegno, ci chiama. A proposito di questo disegno l'Apostolo dice: Noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno, cioè secondo il disegno di colui che chiama, non di coloro che sono chiamati. Paolo esprime questo concetto ancor più chiaramente quando dice: Soffri anche tu per il vangelo, aiutato dalla forza di Dio. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non in base alle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la sua grazia. Se infatti consideriamo la natura nella quale siamo stati creati, chi non è dalla verità, dato che è la verità ad aver creato tutti gli uomini? Ma non a tutti la verità concede di ascoltarla, nel senso di obbedire alla verità e di credere in essa: certo senza alcun merito precedente, altrimenti la grazia non sarebbe più grazia.

     Se il Signore avesse detto: Chiunque ascolta la mia voce è dalla verità, si poteva pensare che uno è dalla verità per il fatto che obbedisce alla verità. Ma egli non dice così, bensì: Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce. Non è costui dalla verità, perché ascolta la sua voce, ma ascolta la sua voce perché è dalla verità, avendogli la verità stessa concesso questa grazia. E che altro vuol dire questo, se non che è per grazia di Cristo che si crede in Cristo?

 

 

 

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

 Anno C

 

Tempo Ordinario

 

Trentunesima Domenica

 

Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo

 

 

1

 

Da "La vita in Cristo " di Nicola Cabasilas.

De vita in Christo,IV,7;VI,2. PG 150,618‑622.650‑651.

 

Cristo Re

 

Per salvare il genere umano, Dio non mandò un angelo, ma venne lui stesso. Poiché voleva istruire gli uomini, non si fermò in una regione determinata, non invitò colà quelli che avrebbero dovuto ascoltarlo; ha  percorso lui stesso la nostra terra, per comunicarci le sue parole. Egli andava di porta in porta non soltanto per parlare a chi ne aveva bisogno, ma anche per guarire i malati con la sua presenza e il contatto della sua mano.

Infatti la Scrittura ci dice che Gesù creò gli occhi del cieco nato, mettendogli sul volto del fango che egli stesso aveva fatto, sputando in terra e impastandolo con il dito e prendendolo In mano.1(Gv 9,6) Accostatosi toccò la bara del figlio della vedova di Nain,2(Gv 11,38‑43) si fermò davanti al sepolcro di Lazzaro e da vicino emise un grido.3(Gv 11,38‑43)

Eppure, se avesse voluto, anche da lontano con una parola o con un cenno soltanto, avrebbe potuto operare questi prodigi e altri anche più grandi, lui che in tal modo aveva creato l'universo. Ma se operando di lontano avrebbe dato una prova efficace della sua potenza, cosi invece da un segno del suo amore per gli uomini, di quell'amore che era venuto a rivelare.

 

2

 

Quando bisognò liberare i prigionieri negli inferi, Cristo non affidò l'impresa a degli angeli o a degli arcangeli: scese lui stesso in quel carcere,. Ottenne che i prigionieri ricuperassero la libertà non certo gratuitamente, ma al prezzo di un riscatto, perché li libero versando il suo sangue. Cosi da quel tempo fino l'ultimo giorno, Cristo riscatta gli uomini dai loro peccati, rimette il debito e li lava dalle loro macchie.

Compie lui stesso questa liberazione, come dichiara la lettera agli Ebrei: Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, si è assiso alla destra della maestà nell'alto dei cieli?4(Eb 1,3)

 Perciò egli si definisce come colui che serve 5(Lc 22,27) e dichiara di essere venuto dal Padre nel mondo per servire.6(Mt 20,28) Ma il colmo è che Cristo non si è solo rivestito dell'umana debolezza durante la vita terrena, ma la rivestirà anche nella vita futura. Quando si presento quaggiu non venne per giudicare il mondo e si presento come uno schiavo, velando tutte le sue proprieta di Signore. Ma allorche verrà con potenza e apparira nella gloria del Padre, all'ora della sua manifestazione gloriosa, egli si cingera le vesti, li fara mettere a tavola e passera a servirli.

 

3

 

I re della terra dominano grazie al potere dato loro da Dio. Cristo invece basta a se stesso per esercitare la propria regalita pura e autentica, senza bisogno di ricorrere ad altri. Egli governa come il più amabile degli amici, il più esigente dei principi, il più misericordioso dei padri; è congiunto più intimamente che le membra ed è più necessario del cuore. Non domina i suoi con il timore, non li assoggetta a prezzo di mercede, ma ha in se la forza del suo imperio, cosi come da lui solo avvince a se i sudditi.

Chi regna mediante il timore o a prezzo di denaro, non è un vero re, perché allora l'obbedienza è dovuta a minacce o a speranze. Come non si può dire che un re governi in senso proprio se riceve il potere da una causa esterna, cosi è impossibile servire davvero Dio quando ci assoggettiamo a lui per il timore o per il premio.

4

 

Bisognava che Cristo regnasse con un'autorita ineccepibile, perché qualsiasi altro modo di governo non gli si addiceva. Egli escogito a tal fine un progetto paradossale straordinario.

Per essere il vero Signore, prese la natura di servo si fece schiavo dei suoi schiavi fino alla morte in croce. Cosi conquista le anime degli schiavi e soggioga direttamente la loro volonta. Sapendo che questo ministero di servitù è la causa della regalita, Paolo scrive: Cristo umilio se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato.7(Fil 2,8) E il mirabile Isaia aggiunge: Perciò io gli daro in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi.8(Is 53,12)

 

5

 

Per la prima creazione, Cristo è Signore della nostra natura: ma per la nuova creazione egli domina sulla nostra volontà. Questo, si, è un vero regnare sempre sugli uomini, dal momento che la liberta della ragione e l'autonomia della volontà costituiscono l'uomo. Cristo ha legato queste facoltà assoggettandole, per cui dice: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.9(Mt 28,18) Lui, che è il Signore del mondo, prima dei secoli, parla come se il suo potere fosse qualcosa di nuovo che debba essere riconosciuto dalle creature.

In realtà le parole del salmista: Dio regna sui popoli,10 (Sal 46,9)alludono a questo Regno per il quale le genti sono membra dello stesso corpo e compartecipi ‑ del Salvatore, come annunzia san Paolo. 11 (Ef 3,6) Unendosi infatti una volta per sempre ai corpi e alle anime, il Salvatore si fa Signore non solo del corpo ma dell'anima dei suoi sudditi. Egli esercita il suo dominio in modo pieno e perfetto, cosi come l'anima

regge il corpo e il capo le membra.

 

6

 

Quelli che vogliono amare il giogo di Cristo sono mossi da lui, come se non vivessero più con la propria ragione e non seguissero più l'autonomia della propria volontà.

Davanti a te stavo come una bestia. Ma io sono con te sempre ,12(Sal 72,22‑23) dice il salmista.

Questo significa odiare la propria vita e perderla, e perdendola salvarla; quando prevale la nuova creatura, il nuovo Adamo sopraffa il vecchio e non resta nulla dell'antico fermento: ne nascita, ne vita, ne morte.

 

7

 

Nulla è tanto sacro quanto l'uomo, dal momento che Dio è entrato in comunione con la sua natura umana. Riflettiamo infatti: chi è colui davanti al quale si pieghera ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto terra?13. (Fil 2,10) Chi è colui che verra sulle nubi del cielo con molta potenza e gloria e incomparabile splendore? E' un uomo realmente, come è realmente Dio.

Ogniuno di noi davvero puo rispendere più del sole innalzandosi soprale nubi vedere quel corpo di Dio,

solevarsi verso di lui, volare a lui, accedere alla sua presenza e contemplarlo serenamente.

Quando il Signore si manifesterà, sara circondato dal coro dei servi buoni, e al suo risplendere anch'essi risplenderanno. Quale spettacolo! Vedere una moltitudine innumerevole di luci al di sopra delle nubi, uomini rapiti in alto a celebrare una festa solenne senza confronto: intorno a Dio un popolo di dei, belli che circondano il Bello, servi che stanno attorno al loro padrone.

Il Signore non è geloso di associare i suoi servi al proprio splendore e non considera una diminuzione della sua gloria l'assumere molti a far parte del suo Regno.

 

8

 

Il Signore non ci tratta come suoi schiavi, non ci mantiene nel rango dei servi, ma ci considera amici, secondo una legge di amicizia, che lui stesso ha stabilito fin dal principio. Egli vuole condividere tutto con noi: non solo questo o quel bene, ma persino il Regno e la corona.

Questo appunto considera san Paolo quando dice che siamo eredi di Dio, coeredi di Cristo e regneremo con Cristo se avremo partecipato ai suoi patimenti 14(Rm 8,17) Quale gaudio può gareggiare con tale visione? Saremo un coro di beati,una moltitudine esultante! La luce splendente discende dal cielo sulla terra, ma dalla terra nasceranno poi altri soli grazie al Sole di giustizia, e tutto si riempirà di luce.

Il coro dei beati sarà composto da tutti quelli che avranno provato il loro amore generoso per Cristo con l'esercizio della virtù, i patimenti, le fatiche e la cura dei propri simili. Essi imitarono Cristo nella sua immolazione e si consegnarono alla spada, al fuoco, alla morte. Sui corpi luminosi essi mostreranno ancora le cicatrici, porteranno in trionfo i segni delle piaghe come titoli di gloria.

Una corona di eroi, resi illustri da nobili ferite, stara attorno al Re, che, lasciandosi immolare, ha vinto e come dice l'Apostolo è stato coronato,di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto. 15. (Eb‑2,9)

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

18,33b-37

Pilato fece chiamare Gesù e gli disse: "Tu sei il re dei Giudei?''.

Dalle Omelie di Teofilatto su questo vangelo.

Enarratio In Ev.Ioannis. PG 124,258‑259.

 

Pilato chiama Gesù in disparte, poiché aveva un'alta opinione di lui e voleva conoscere ogni cosa per liberarlo dal complotto dei Giudei. Se lo porta nel mezzo e lo interroga se sia re, facendosi l'eco delle dicerie che circolavano sul conto del Signore.

Ma Gesù gli domanda se affermi ciò da se oppure per sentito dire. Il Signore conosceva la risposta, ma voleva far venire a galla le malvagie intenzioni dei Giudei, perché fossero biasimate dal governatore.

Pilato si schermisce, adducendo che ha appena avuto l'informazione dai capi del popolo.

In altri termini: il Signore interroga Pilato se parli per convinzione propria oppure sia inerte ripetitore di affermazioni altrui. In questo secondo caso, Gesù gli insinua il sottile rimprovero di agire da incosciente che condanna senza giudizio, quasi a dire: "Se sostieni tu che io sono re, mostrami le prove della mia ribellione; ma se altri te l'hanno deferito, perché non fai un'inchiesta minuziosa?".

 

10

 

Pilato non spiega quali denunzie abbia ricevuto; si limita a seguire supinamente le accuse della folla e se la cava con un laconico: Ti hanno consegnato a me. Quindi aggiunge: Che cosa hai fatto? ‑ parole che lasciano trasparire la sua nausea fino all'esasperazione.

Cristo, pero, gli risponde: Il mio regno non è di questo mondo.Cosi dicendo, da a Pilato due importanti rettifiche. Anzitutto avverte il suo interlocutore di non essere un semplice uomo e di non avere un'estrazione terrestre, perché è Dio e Figlio di Dio.

Poi dissipa il sospetto di un colpo di stato, dicendo: Il mio regno non è di questo mondo. Non prendermi, perciò, come un mestatore o un sedizioso, perché se il mio regno fosse di questo mondo.. i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei.

La frase focalizza la debolezza dei regni umani, la cui consistenza sta appunto nel sudditi. Invece il regno dei cieli si gestisce da se, e non ha bisogno di nessuno.

 

11

 

Cristo parla chiaro: Il mio regno non e di questo mondo. Il mio regno non é di quaggiù. Invece non ha detto che la sua regalita non stia qui nel mondo, poiche essa viene dal cielo ed è anteriore al tempo; pero si attua in questo mondo che egli governa secondo la sua volontà divina.

La dominazione di Cristo non è originaria di quaggiù, ma vi è esercitata senza trarre consistenza dalle realta terrene o essere peritura.Altrimenti, se questo mondo non gli appartenesse. come dovremmo intendere la frase: Venne fra la sua gente?1(Gv 1,11)

Percio, quando Pilato interroga il Signore se egli sia re, Gesù risponde: Per questo sono nato, cioè per essere Re, poiché lo sono. Sono infatti nato da Dio Padre; sono Re, perche Figlio del Re.

 

12

 

Quando il vangelo dice che il Padre ha dato al Figlio la vita, il potere di giudicare e ogni altra cosa,2(Gv 5.26‑27) si deve intendere quel "dare" nel senso di "generare".

Cioè Cristo ha ricevuto dal Padre, per natura, la generazione, la vita e il giudizio, perché è suo Figlio.

Sono venuto nel mondo aggiunge Cristo, proprio per annunziare e insegnare questo, per rendere tutti gli uomini persuasi ch'io sono il loro Re e Signore.

Per far breccia sul cuore di Pilato e convincerlo ad accogliere la sua testimonianza, Gesù conclude: Chiunque e dalla verità, ascolta la mia voce. Anche tu, Pilato, se sei figlio della verita se la desideri, ascolterai la mia voce e crederai nella mia regalita.

lo non sono però Re come quelli del mondo e non mi sono conquistato il potere, ma lo posseggo per natura da Dio, il Re che mi ha generato.

 

Send this page to a friend -
 
Manda questa pagina ad un amico