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Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

 Anno A

 

Tempo Ordinario

 

Ventinovesima Domenica

 

9

 

Dal vangelo secondo Matteo.

22,15-21

I farisei mandarono a Gesù i propri discepoli con gli erodiani, a dirgli: "Dicci il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare?".

 

Dall'Esposizione sulla lettera ai Romani di sant'Agostino.

Expositio quar. prop. ex Ep. ad Romanos, 72-74. PL 35, 2083-2084.

 

     Nella lettera ai Romani san Paolo scrive: Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c'è autorità se non da Dio. È un richiamo giustissimo motivato anche dal fatto che quando uno diventa cristiano è chiamato dal Signore alla libertà. In base a ciò potrebbe inorgoglirsi e pensare che durante il cammino della vita presente sia dispensato dal rispettare l'ordine stabilito; potrebbe credere di non doversi più assoggettare alle autorità superiori, alle quali sia pur temporaneamente è stato assegnato da Dio il governo delle realtà temporali.

     Poiché l'uomo è un composito di anima e di corpo, finché viviamo in questo mondo, per mantenerci in vita ci serviamo come mezzi anche delle cose materiali. Per quel tanto dunque che riguarda la vita presente, dobbiamo essere sottomessi alle autorità, cioè a coloro che amministrano le cose umane riscuotendone il debito onore.

     Ma per quello che riguarda la nostra fede in Dio e la nostra chiamata al suo regno, non ci dobbiamo considerare soggetti a nessun uomo, specie se pretendesse di sovvertire quel che Dio s'è degnato donarci in ordine alla vita eterna.

 

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     Sarebbe in grave errore quel cristiano che, appunto per essere cristiano, ritenesse di non dover pagare le imposte o i tributi o si considerasse dispensato dal rendere il debito onore alle autorità che esercitano funzioni pubbliche. Cadrebbe tuttavia in un errore ancora più grave colui che pensasse di doversi talmente assoggettare all'autorità, che occupa un posto preminente per amministrare le cose temporali, da riconoscerle un potere anche sulla propria fede.

     Occorre rispettare i limiti fissati dallo stesso nostro Signore quando ordinò di rendere a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Sebbene chiamati al regno dove non contano nulla le autorità di questo mondo, tuttavia finché siamo in via e non ancora arrivati a quel mondo dove sarà tolto di mezzo ogni comandante e potestà, dobbiamo accettare con pazienza la nostra condizione, stando all'ordine costituito per le realtà umane. Non dobbiamo agire con sotterfugi ma nel nostro comportamento rispettare non tanto gli uomini quanto Dio che dà tali precetti.

 

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     Vuoi non aver da temere l'autorità? Fa' il bene e ne avrai lode. L'espressione può stupire qualcuno, pensando alle persecuzioni che di frequente hanno subito i cristiani per ordine di tali autorità. O che forse non si comportavano bene, se è vero che non solo non erano elogiati dai pubblici poteri ma anzi tormentati e uccisi? Bisogna però vagliare bene le parole dell'Apostolo. Egli non dice: Fa' il bene e l'autorità te ne darà lode, ma soltanto: Fa' il bene e ne avrai lode.1

     Potrà succedere che l'autorità approvi il tuo agire bene o anche che ti perseguiti; comunque tu da essa riceverai lode, se ti riuscirà di conquistarla al servizio di Dio o meritando tu stesso da Dio la corona, se essa insisterà nel perseguitarti. Questo risulta anche da ciò che dice appresso: Il magistrato è al servizio di Dio per il tuo bene, anche se per se stesso in male.

 

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     È necessario stare sottomessi. Con tale espressione l'Apostolo vuol farci comprendere che, per motivi inerenti alla vita attuale, noi dobbiamo di necessità essere soggetti ai pubblici poteri. Non dobbiamo opporre resistenze anche quando essi volessero spogliarci delle cose temporali, nelle quali è stata loro concessa l'autorità. Si tratta evidentemente dei beni che passano: per cui la nostra sottomissione non deve estendersi ai beni, diciamo così, permanenti, ma limitarsi a  quelli che ci occorrono nella vita temporale.

     Ma poiché Paolo ha detto: È necessario stare sottomessi1, qualcuno avrebbe potuto assoggettarsi con cuore sleale e senza amore sincero alle autorità in parola. Per impedire questo inconveniente aggiunge: Non solo per timore della punizione, ma anche per ragioni di coscienza.1   Per Paolo ciò significa che lo si deve fare non solo per non provocare la collera ( cosa che si potrebbe ottenere anche ricorrendo a sotterfugi), ma anche perché tu dentro la tua coscienza ti senta sicuro d'agire per amore di colui al quale ti sottometti.

     E, se ti sottometti, lo fai perché te lo comanda il Signore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. 

     Quando l'Apostolo diceva tali parole, trattava proprio delle persone costituite in autorità; e la stessa cosa diceva in un altro passo, quando agli schiavi inculcava di non prestare il loro servizio per essere visti, come per piacere agli uomini. Nel prestare obbedienza ai loro padroni non dovevano, cioè, soltanto mostrare di non odiarli e nemmeno soltanto desiderarne il favore, meritandolo con un agire insincero.

 

 

 

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 Anno C

 

Tempo Ordinario

 

Ventinovesima Domenica

 

9

 

Dal vangelo secondo Matteo.

22,15‑21

I farisei, ritiratisi, ténnero consiglio per vedere di cogliere Gesù in fallo nei suoi discorsi.

 

Dalla costituzione dogmàtIca Lumen Gentium del concilio ecumenico Vaticano Il sulla Chiesa.

Lwen Gentium,36. AAS 57(1965)41‑42.

 

Cristo, fattosi obbediente fino alla morte, e perciò esaltato dal Padre, 1(Fil 2,8‑9) entrò nella gloria del suo Regno.

A lui sono sottomesse tutte le cose, fino a che egli sottometta al Padre sé stesso e tutte le creature, perché Dio sia tutto in tutti . 2(1 Cor 15,27‑28)

Questa potestà egli l'ha comunicata ai discepoli, perché anch'essi siano costituiti nella libertà regale e con l'abnegazione di sé e la vita santa vincano in sé stessi il regno del peccato; anzi, servendo a Cristo anche negli altri, con umiltà e pazienza conducano i loro fratelli al Re, servire al quale è regnare.

Il Signore infatti desidera dilatare il suo Regno anche per mezzo dei fedeli laici, il regno cioè della verità e della vita, il regno della santità e della grazia, il regno della giustizia, dell'amore e della pace; e in questo Regno anche le stesse creature saranno liberate dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla gloriosa libertà dei figli di Dio.3(Rm 8,21)

Certamente una grande promessa e un grande comandamento è dato ai discepoli: Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo e di Dio.4(1 Cor 3,23)

 

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1 fedeli perciò devono riconoscere la natura intima di tutta la creatura, il suo valore e la sua ordinazione alla lode di Dio. Mediante la stessa economia della salvezza, essi imparino a distinguere tra i diritti e i doveri che loro incombono in quanto sono aggregati alla Chiesa, e quelli che loro competono in quanto membri della società umana.

Cerchino di mettere in armonia queste due realtà, ricordandosi che in ogni cosa temporale devono essere guidati dalla coscienza cristiana, poiché nessuna attività dell'uomo può essere sottratta al comando di Dio.

Al nostro tempo è sommamente necessario che questa distinzione e quest'armonia risplendano nel modo più chiaro possibile nella maniera di agire dei credenti, affinché la missione della Chiesa possa rispondere pienamente alle particolari condizioni del mondo moderno.

Come si deve riconoscere che la città terrena, legittimamente dedicata alle cure secolari, è retta da propri principi, così a ragione è rigettata l'infausta dottrina che si sforza di costruire la società senza tener alcun conto della religione, e impugna la libertà religiosa dei cittadini per abbatterla.

 

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Dalla Dichiarazione Dignitatis humanae del concilio ecumenico Vaticano II, sulla libertà religiosa.

Dignitatis humanae,11. AAS 58(1966)936‑937.

 

Dio chiama gli uomini al suo servizio in spirito e verità,per cui essi sono vincolati in coscienza a rispondere alla loro vocazione, ma non coartati. Dio Infatti ha riguardo alla dignità della persona umana che ha creato, la quale deve godere di libertà e agire con responsabilità.

Ciò è apparso in grado unico in Cristo Gesù, nel quale Dio ha manifestato sé stesso e le sue vie In modo perfetto. Infatti Cristo, che è Maestro e Signore nostro, mite e umile di cuore, ha invitato e attratto i discepoli pazientemente. Certo egli ha sostenuto e confermato la sua predicazione con I miracoli per suscitare e confortare la fede negli uditori, ma senza esercitare su di essi alcuna coercizione.

Cristo ha anche rimproverato l'incredulità degli uditori, lasciando però la punizione a Dio nel giorno del giudizio. Mandando gli apostoli nel mondo, disse loro: Chi avrà creduto e sarà battezzato sarà salvo. Chi invece non avrà creduto sarà condannato.5(Mc 10,45)

 

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Conoscendo che la zizzania è stata seminata con il grano, Cristo comandò di lasciarli crescere tutti e due fino alla messe che avverrà alla fine del tempo. Poiché non volle essere un messi a politico e dominatore con la forza, preferì essere chiamato Figlio dell'uomo che viene per servire e dare la propria vita in riscatto per molti .6(Mc 10,45) Si presentò come il perfetto servo di Dio, che non spezza una canna incrinata e non spegne un lucignolo fumigante.7(Cf Mt 12,20)

Egli riconobbe il potere civile e i suoi diritti, comandando di versare il tributo a Cesare, pur rispettando i superiori diritti di Dio: Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che e di Dio.8. (Mt 22,21)

Finalmente, ha ultimato la sua rivelazione compiendo nella croce l'opera della Redenzione, con cui ha acquistato agli esseri umani la salvezza e la vera libertà. Rese infatti testimonianza alla verità, però non volle imporla con la forza a coloro che la respingevano. Il suo Regno non si erige con la spada, ma si costituisce ascoltando la verità e rendendo ad essa testimonianza; questo Regno cresce in virtù dell'amore, con il quale Cristo esaltato in croce trae a sé gli esseri umani.

 

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