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Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

   Anno A

 

Tempo Ordinario

 

Ventiquattresima Domenica

 

9

 

Dal vangelo secondo Matteo.

22,34-46

Un dottore della legge interrogò Gesù per metterlo alla prova: "Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?".

 

Dai Discorsi di san Francesco di Sales.

Sermon pour le 17e dim. après la Pent. Œuvres. Annecy, 1897, t.IX, 199-201.

 

     Amare Dio con tutto il cuore non significa forse amarlo con tutto il nostro amore? Ma deve essere un amore infocato. Ne segue che non dobbiamo amare molte altre cose, almeno non con affetto privilegiato. Amare Dio con tutta l'anima vuole dire dedicarsi con tutto se stesso nell'esercizio del suo amore, cioè amare Dio di un amore puro e semplice.

     Amarlo con tutta la mente equivale a fissare in lui i nostri pensieri quanto più spesso è possibile. Amarlo con tutte le forze significa nutrire per Dio un affetto saldo, costante, generoso, che non si lascia mai abbattere, ma è sempre perseverante. Amarlo con tutto quello che siamo è abbandonargli tutto l'essere per rimanere totalmente soggetti all'obbedienza del suo amore.

     Da quale segno potrete riconoscere se amate Dio come ho appena descritto? Vi darò alcune prove infallibili. La prima consiste nel provare una gran gioia a stare alla sua presenza, giacché sapete bene come l'amore cerchi sempre la presenza di colui che ama. L'amore - secondo Dionigi - tende all'unione; quando l'amore è puro (e solo di questo intendo parlare) unisce in modo per così dire inseparabile i cuori di quelli che si amano.

 

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     L'amore è vincolo di perfezione: vincolo, ossia qualcosa che non può essere disfatto. Se davvero amate Dio, sarete molto solleciti a ricercarne la presenza per unirvi sempre di più alla sua bontà, non tanto per la consolazione che se ne ricava, ma semplicemente per appagare la sua brama che a questo anela: cercherete il Dio di ogni consolazione e non le consolazioni di Dio.

     Gli amanti cercano sempre di parlare segretamente, sebbene quello che hanno da dirsi non siano segreti o qualcosa da considerare segreti. Lo stesso avviene in questa santa dilezione: l'amante fedele cerca, con ogni possibile mezzo, di incontrare dovunque tutto solo il Diletto, per lanciargli in cuore qualche freccia delle sua passione amorosa e offrirgli qualche piccolo attestato del suo affetto. Magari sarà soltanto per dirgli: "Sei tutto mio e io sono tutto tuo".

     Un altro segno consiste nel fatto che il vero amore è indiviso e non si fissa in altro. Lo sapete bene: quando il nostro sentimento abbraccia molti oggetti insieme, si svilisce perdendo in forza e completezza.

 

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     Il terzo segno, quello prioritario, per conoscere se il vostro amore per Dio è solido, consiste nell'amare anche il prossimo. L'apostolo Giovanni ci assicura: Se uno dicesse: Io amo Dio, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Ma come amare il prossimo, con quale carità? E me lo domandate? Con l'amore stesso con cui Dio ci ama, giacché dobbiamo attingere la carità dal seno dell'eterno Padre, se vogliamo che sia quale deve essere.

     Ovviamente si tratta di un amore saldo, invariabile, incapace di perdersi in quisquilie o di fissarsi sulle caratteristiche delle persone; perciò non è soggetto a mutamenti, ad avversioni interpersonali, come solitamente è il nostro affetto vicendevole che si affloscia davanti a uno sguardo freddo o poco corrispondente al nostro umore. Nostro Signore ci ama senza rompere il suo rapporto con noi e sopporta in noi difetti e imperfezioni, pur senza gradirli e tanto meno favorirli.

 

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     In conclusione, dobbiamo imitare la carità del Signore nei rapporti con i fratelli. Non stanchiamoci mai di sopportarli, pur evitando con cura di favorire o di amare le loro imperfezioni. Cercheremo invece di aiutarli a distruggerle nella misura che ci sarà possibile, seguendo l'azione della Bontà divina.

     Ma Dio ci ama per il cielo, per cui l'anima gli sta più a cuore del corpo: lo stesso dobbiamo fare noi. Amare il prossimo in vista dell'eternità significa procuragli grazie e benedizioni mediante la preghiera, spronandolo all'esercizio delle vere virtù tramite le parole e l'esempio.

     Perciò ci rallegreremo per i doni che Dio concede ai nostri fratelli in grazie e benedizioni spirituali molto più vivamente dei beni caduchi che essi potranno ottenere, come onori, ricchezza e altri effimeri vantaggi.

 

 

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

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Anno C

 

Tempo Ordinario

 

Ventiquattresima Domenica

 

9

 

Dal vangelo secondo Matteo.

23,34-46

Un dottore della legge interrogò Gesù per metterlo alla prova:

"Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?

 

Dalle Prediche di san Tommaso da Villanova. Conciones In dom.XVII post Pent.III,11‑13;II,10. opera omnia,Milano, 1760, t. 1,849‑851.829.

 

Nulla che nasca da impegno, industria, sollecitudine, fatica, vale per acquisire l'amore di Dio. Dio lo dà gratuitamente, è un puro dono da parte sua: la grazia sopra ogni grazia. Lacrime e preghiere possono ottenerlo, ma da sole le nostre forze non riescono a procurarselo.

L'amore non si insegna, è effuso nel cuori; non lo si impara, lo riceviamo gratuitamente dall'alto. Chi lo cerca lo trova non come frutto dei suoi sforzi, ma per puro dono. L'amore di Dio non è il risultato di investigazione, ma grazia concessa dal Creatore.

Nessuno può entrare nella cantina divina se non ve lo introduce il Re, come sta scritto: Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore 1 (Ct 2,4) Nessuno sia così temerario da irrompere in questa cantina divina, ma bussi umilmente alla porta; qui non serve la violenza che sfonda, perché il Re apre a chi gli piace.

 

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Vi è tuttavia una serie di mezzi per aiutarci e disporci ad accogliere l'amore di Dio.

Il primo fra tutti è la purezza del cuore; essa ci rende capaci di ottenere questo dono celeste e di possederlo.Non si versa un liquore prezioso in un vaso sporco. La Scrittura ci ammonisce di togliere con cura la polvere terrena dal nostro animo per ricevere il liquore divino e ci invita

a purificare i nostri cuori da ogni doppiezza. 2 (Cf Gc 4,8)

Se vogliamo impreziosire il nostro animo con l'amore divino, occorre purificarlo dalla feccia della voluttà che lo disonora ed estirpare il contagio del peccato che lo corrompe. Dobbiamo soffocare lo strepito delle preoccupazioni inquietanti e degli affetti che dissipano, eliminare tutte le doppiezze, gli inganni, le divagazioni e i crucci alienanti.

Offriamo allo Spirito di Dio un cuore libero, divenuto pura accoglienza, e invitiamolo con fervore perché venga a porvi la sua dimora.

 

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L'amore del prossimo è il mezzo privilegiato per avviarci verso l'amore di Dio, perché amare il fratello è come fare il primo passo nell'amore di Dio: questo gli tiene dietro immediatamente come all'ago segue il filo. Si tratta ovviamente dell'amore di carità e non di un vano sentimento, che invece di potenziare l'unione con Dio vale a diminuirla.Amiamo perciò Dio nel prossimo per giungere poi ad amarlo in sé stesso; il prossimo infatti ci eleva fino a Dio.

Svariati altri mezzi possono disporci ad amare Dio, ma vi annoierei a enumerarli tutti. Si può citare la lettura diligente e coscienziosa della sacra Scrittura e la meditazione assidua dell'amore di Cristo per noi nell'Incarnazione e nella passione.

Tutti questi mezzi accendono e alimentano in noi la fiamma dell'amore di Dio, perché essa arda senza interruzione davanti al suo volto, come prescrive la legge: Il fuoco sarà tenuto acceso sull'altare e non si lascerà spegnere;il sacerdote vi brucerà legna ogni mattina, vi disporrà sopra l'olocausto e vi brucerà sopra il grasso dei sacrifici. Il fuoco dev'esser sempre tenuto acceso sull'altare, senza lasciarlo spegnere.3 (Lv 6,5‑6)

Quanto a noi, avremo cura di non lasciar mai estinguere il fuoco divino che brucia in presenza di Dio sull'altare del nostro cuore.

 

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Il Signore ci ha lasciato il più grande comandamento: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Nonostante tutti i nostri sforzi, amiamo Dio in modo imperfetto, lo desideriamo debolmente e' non adempiamo in pienezza questo comandamento. Un corpo corruttibile appesantisce l'anima e la tenda d'argilla grava la mente dai molti pensieri. 4 (Sap 9,15) Infatti l'animo si disperde, come sgusciando per mille crepe invisibili e non otturabili; vaga insensato attraverso i più svariati oggetti, peggio di una farfalla, gira senza posa, va, viene, piroettando in tutti i sensi. E' naturale perciò che mentre si fraziona in modo funesto nelle cose, non può unirsi tutto intero al sommo Bene.Ma verrà il tempo, anima mia, che, quando ogni moto del tuo cuore cesserà, questo spumeggiare dei pensieri si andrà placando, zittiranno tutti i marosi e tu gioirai del loro silenzio. A quella vista sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore.5 (Is 60,5) Questo tuo cuore, divenuto per miracolo  immutabile, non cambierà più. Allora tu arderai come un carbone ardente e nell'incendio di questo amore sarai tutt'intera trasformata in Dio. 

 

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