Letture della preghiera notturna dei certosini |
[Anno A] [Anno C] |
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Anno A
Quarta Domenica di Quaresima
9
Dal vangelo secondo Giovanni. 6,1-15
Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?".
Dai Discorsi di sant’Agostino. Sermo CXXX, 1-2. PL 38, 725-727.
Fu operato un grande miracolo quando furono saziati cinquemila uomini con cinque pani e due pesci, oltre alle dodici ceste di pezzi avanzati. Grande il miracolo, ma esso non ci meraviglia molto se consideriamo chi l'ha compiuto. Ha moltiplicato i cinque pani tra le mani di coloro che li dividevano colui che moltiplica i semi che germinano sulla terra, tanto che si gettano pochi granelli e si riempiono i granai. Ma, poichè lo ripete ogni anno, nessuno se ne stupisce. Non è la mancanza di risalto nell'evento a togliere la meraviglia, ma la continuità. D'altra parte, il Signore, quando operava queste cose, si esprimeva, per chi stava ad intenderlo, non solo a parole, ma anche attraverso gli stessi miracoli. I cinque pani significano i cinque libri della Legge di Mosè. La legge antica è orzo rispetto al grano evangelico. Quei libri contengono grandi misteri in ordine a Cristo. Pertanto egli stesso affermò: Se credeste a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto.
10
Come nell'orzo l'interno è nascosto sotto la pula, così Cristo si cela sotto il velo dei misteri della legge. Quando come pane i misteri della legge sono presentati ed esposti, assumono un'ampiezza imprevista; così anche quei pani si espandevano quando venivano spezzati. Anch’io vi ho spezzato del pane ed è ciò che vi ho esposto. Ma rivolgiamoci all'autore di questo miracolo; egli è il pane disceso dal cielo, pane che fa ristorare e non si può consumare, pane che può nutrire e non si può esaurire. Anche la manna era figura di questo pane, per cui il salmista cantò: Diede loro pane dal cielo: l’uomo mangiò il pane degli angeli.[2] Chi, se non Cristo, è il pane del cielo? Ma perché l'uomo potesse mangiare il pane degli angeli, il Signore degli angeli si fece uomo. Se tale non si fosse fatto, non avremmo il suo corpo, non mangeremmo il pane dell'altare. Affrettiamoci a ricevere l'eredità, perché grande è il pegno che ne abbiamo. 11 Fratelli miei, desideriamo la vita di Cristo, perché abbiamo con noi il pegno della sua morte. Come non ci darà i suoi beni egli che soffrì i nostri mali? In questa terra, in questo mondo malvagio, che cosa abbonda se non il nascere, il tribolare, il morire? Scrutate le vicende umane e smentitemi, se non sono sincero. Osservate se tutti gli uomini sono in questo mondo per un fine diverso dal nascere, tribolare e morire. Tali sono i prodotti della nostra regione e vi sovrabbondano. Per avere di tali merci, quel Mercante vi è disceso. Ora ogni mercante dà e riceve, dà quel che possiede e riceve quel che non possiede; quando acquista qualcosa dà il denaro e riceve quello che ha comprato. Anche Cristo, in questo commercio, ha dato e ha ricevuto. Ma che ha ricevuto? Ciò che qui abbonda: il nascere, il tribolare, il morire. E che cosa ha dato? Il rinascere, il risorgere, il regnare per l'eternità. O Mercante buono, acquistaci! Che sto a dire "acquistaci", quando dobbiamo rendere grazie perché ci hai già comprati? Tu ci paghi il nostro riscatto: beviamo il tuo sangue, ci distribuisci il nostro prezzo.
12
Noi leggiamo il vangelo che è l'atto di acquisto che ci riguarda. Siamo tuoi servi, siamo tua creatura; ci hai creati, ci hai redenti. Ognuno può acquistarsi uno schiavo, quanto a crearlo non può. Il Signore, invece, ha creato e redento i suoi servi. Li ha creati perché esistessero, li ha redenti perché non fossero prigionieri per sempre. Eravamo incappati nel principe di questo mondo, che sedusse Adamo rendendolo servo e cominciò a possederci come schiavi in casa propria. Ma venne il nostro Redentore e il seduttore fu vinto. E il nostro Redentore come trattò chi ci aveva resi schiavi? Per il nostro riscatto tese come trappola la sua croce; vi pose come esca il suo sangue. Il seduttore però poté spargere il sangue divino, ma non meritò di berlo. E per il fatto stesso che sparse il sangue di chi nulla gli doveva, fu obbligato a rilasciare i colpevoli. Il Signore ha versato il suo sangue appunto per cancellare i nostri peccati; perciò chi ci teneva schiavi è stato distrutto dal sangue del Redentore. Infatti soltanto i vincoli dei nostri peccati ci legavano al demonio. Ma venne Cristo, legò il forte con le catene della sua passione; entrò nella dimora di lui, cioè nei cuori degli uomini, dove quello abitava e gli portò via i vasi suoi. Siamo noi i vasi. Il demonio li aveva colmati della sua amarezza. Anche al nostro Redentore, nel fiele, dette da bere tale amarezza. Ma quei vasi che il demonio aveva colmati di sé, nostro Signore glieli strappò e facendoli propri li vuotò dell'amaro e li colmò di dolcezza.
Anno C
9 Dal
vangelo secondo Giovanni. 6,91-15 Gesù salì sulla montagna e là si
pose a sedere con i suoi discepoli. Alzati quindi gli occhi, vide che
una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: "Dove possiamo
comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?" Dalle Omelie e di san Beda il
Venerabile. Hom.21
in Quadragesima. PL 94,110-114. Chi comprende
davvero i miracoli del Salvatore quando li ascolta o ne legge il
racconto, non si ferma tanto al loro lato spettacolare, ma piuttosto
fissa l'attenzione sull'insegnamento spirituale e mistico che
racchiudono. Si avvicinava
la Pasqua, la grande festa dei Giudei; il Signore rinvigoriva quelli
che lo seguivano con la parola di salvezza e le guarigioni che
operava. Luca infatti riferisce: Prese
a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti avevan bisogno di
cure (Lc 9,11). Allorché quella folla fu nutrita con la dottrina
e sanata dai mali, il Signore la saziò in sovrabbondanza valendosi di
cinque pani di orzo e due pesci. Anche per
noi, fratelli, si sta avvicinando Pasqua, la festa della nostra
redenzione. Uniamoci dal fondo del cuore a quella moltitudine di
fratelli che seguono il Signore. Fissiamo lo sguardo vigile e ardente
sull'itinerario delle opere che Cristo percorse per saper calcare le
sue orme. 10 Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi
come lui si è comportato.
(1 Gv 2,6) Se notiamo in noi qualche letale ignoranza,
annulliamola mediante l'ascolto frequente della Parola. Percepiamo in
noi i disastri della tentazione spirituale? Chiediamo
la guarigione all'irrefrenabile amore di Dio. Imploriamo
sempre la sua grazia, quand'anche ci sentissimo uniti a lui nella
dolcezza della vita beata. Supplichiamolo
di colmarci della compunzione tanto necessaria e del dono delle altre
virtù spirituali. Così il giorno della sua santissima risurrezione,
potremo ricevere i sacramenti della nostra salvezza, ornati di dentro
e di fuori da vesti splendenti, cioè nella purezza del corpo e del
cuore. Dopo questa
rapida introduzione, permettetemi ora di esporre alla vostra carità
l'insegnamento spirituale che possiamo scoprire nell'intero arco del
sacro testo. 11 Il vangelo ci
dice: Alzati gli occhi, Gesù
vide che una grande folla veniva a lui. Questa frase ci insegna
come la tenerezza divina si fa incontro a coloro che la cercano. La
luce dello Spirito li illumina perché non debbano smarrirsi. Lo
sguardo di Gesù sta infatti ad indicare, in senso mistico, i doni
dello Spirito Santo, come lo attesta l'Apocalisse di san Giovanni: Vidi
ritto in mezzo al trono circondato dai quattro esseri viventi e dai
vegliardi un Agnello, come immolato. Egli aveva sette corna e sette
occhi, simbolo dei sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. (Ap
5,6) Il Maestro
disse allora per mettere alla prova Filippo: Dove
possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare? Gesù
non interroga il discepolo per sapere qualcosa che gli sarebbe
sfuggita, ma perché Filippo riconosca la sua mancanza di fede e se ne
corregga davanti al miracolo operato. Infatti
Filippo non avrebbe dovuto domandarsi in che modo la folla avrebbe
potuto essere saziata, giacché si trovava alla presenza del Signore
che trae dalla terra il vino che
allieta il cuore dell'uomo e il pane che sostiene il suo vigore. (Sal
103.15) 12 Alla vista
del prodigio che Gesù aveva compiuto, le genti dicevano: Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo! Avevano
ragione di definire il Signore come grande profeta che annunziava al
mondo la salvezza definitiva. Gesù stesso, d'altronde, si attribuì
il titolo di profeta quando dichiarò: Non
è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme. (Lc
13.33) Eppure la
fede della gente non era completa, perché non sapevano che quel
profeta era anche il Signore. La nostra fede invece è più lucida, e
quando contempliamo il mondo creato da Gesù e i prodigi che vi ha
sparso a piene mani, possiamo dire: Questi è davvero il mediatore fra
Dio e gli uomini, colui che riempie il mondo con la sua divinità.
L'universo fu creato da lui, egli è venuto nella sua proprietà a
cercare il genere umano e a salvare quanto era perduto, al fine di
restaurare la prima creazione. Egli rimane con i suoi fedeli sino alla
consumazione dei tempi mediante la presenza della sua divinità.
Tornerà alla fine del mondo con la sua umanità per dare a ciascuno
secondo le sue opere. Allora getterà empi e peccatori nel fuoco
eterno, ma introdurrà i giusti nella vita perfetta in cui egli vive
con il Padre, nell'unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen. |
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