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Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

  Anno A

 

Terza  Domenica di Pasqua

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

16,20-24

Prima di passare da questo mondo al Padre, Gesù diceva ai suoi discepoli: "In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà".

 

Dalle "Omelie al Popolo Antiocheno" di san Giovanni Crisostomo.

Ad Populum Antiochenum hom.XVI,6; XVIII,1-2.  PG 49, 170. 181-183.

 

     Vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia. Parole brevi, ma cariche di grande incoraggiamento. E cosa significa: Nessuno vi potrà togliere la vostra gioia? Vediamolo.

     Sei ricco? Molti possono toglierti la felicità della ricchezza: ladri che abbattono muri, schiavi che trafugano i beni loro affidati, l'imperatore che li confisca, gente invidiosa che ti calunnia.

     Sei potente? Molti potranno toglierti la gioia che ne deriva. Scaduto il mandato della magistratura, termina anche la soddisfazione; e finché dura, molti contrasti pieni di difficoltà e di preoccupazioni ti tolgono l'entusiasmo.

     Hai una costituzione robusta? Viene una malattia ed è finita la gioia della salute.

     Sei dotato di bellezza e di attrattiva? Arriva la vecchiaia, la bellezza appassisce e la felicità sfuma.

     Ti stai godendo un lauto banchetto? Sopraggiunge la sera e il piacere del pasto sontuoso è svanito.

     Tutti i beni terreni sono facili a dissiparsi e non riescono mai a procurarci una gioia duratura.

 

10

 

     La pietà e le virtù interiori operano tutto l'inverso. Se fai elemosina nessuno te ne potrà togliere il merito. Congiurino pure eserciti e sovrani, ladri e delatori a migliaia, le ricchezze già depositate in cielo non saranno mai oggetto di rapina. Resterà eterna la gioia. Sta scritto infatti: Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre. È così! Hai chiuso i tuoi tesori nei forzieri del cielo dove il ladro non ruba, il brigante non rapisce e la tignola non consuma .

     Hai elevato preghiere continue e attente? Nessuno potrà togliertene il frutto, perché è frutto radicato in cielo, libero da qualunque insidia. Resterà inafferrabile. Hai beneficato chi ti ha fatto del male? Hai sopportato la maldicenza? Hai benedetto chi ti oltraggiava? Questi sono guadagni che ti dureranno per sempre. Nessuno te ne toglierà la gioia. Ogni volta che ti verranno in mente, proverai letizia e soddisfazione, cogliendone un forte piacere.

 

11

 

     Chi è ben disposto interiormente e si cura della propria anima, non si rattrista mai; da qualsiasi evento sa ricavare gioia pura e ininterrotta. Che ciò sia vero ascoltatelo da Paolo che oggi ci consola e ci dice: Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. So che pare cosa inattuabile. Come sarebbe possibile - si dice - che un uomo possa godere senza interruzione? Rallegrarsi non è difficile, ma rallegrarsi continuamente sembra impossibile date le tante occasioni di tristezza che ci assediano.

     Il tale ha perduto il figlio o la moglie o l'amico sincero, caro più  di ogni congiunto; oppure ha subito una grave perdita, è caduto malato, ha dovuto sopportare difficoltà di ogni genere: offese indegne, fame, peste, esazioni insopportabili, guai familiari. Chi del resto può contare tutti i mali pubblici e privati che ci sogliono affliggere? Come è possibile dunque essere sempre contenti?

     Sì, è possibile, o uomo, e se non fosse possibile, Paolo non ci avrebbe esortato, non ce l'avrebbe consigliato,  lui così pieno di celeste sapienza.

 

12

 

            Senza molte parole o lunghi discorsi, riflettendo soltanto sul detto di Paolo troveremo la via che conduce alla felicità. Paolo non dice semplicemente: Rallegratevi sempre, ma aggiunge il motivo della continua gioia, dicendo: Rallegratevi nel Signore, sempre.Qualsiasi cosa succeda, questa gioia non potrà mai abbandonare chi gode nel Signore. Tutti gli altri motivi di felicità sono mutevoli e caduchi. Non solo: finché durano, non potranno mai procurarci una felicità capace di vincere le pene che per altre cause ci opprimono.

     Il timore di Dio invece possiede queste due proprietà: è sicuro e incrollabile e fa sbocciare tanta gioia che non ci lascia neppure sentire gli altri dolori. Chi teme Dio e in lui confida come si deve, ha trovato la radice della beatitudine, possiede la fonte di ogni gioia.

     Come una scintilla caduta nell'immensità dell'oceano subito si spegne, così ogni tristezza che tocca il cuore di chi teme Dio, scompare quasi inghiottita dall'oceano sterminato della felicità.

     Ma la meraviglia più bella è che pur sotto il peso del dolore egli rimane lieto. Se non subisse afflizioni, non stupirebbe che possa gioire sempre. Ma di fronte all'incubo di mille pene mantenersi su una sfera  più alta e in mezzo alle sofferenze conservare la gioia, ecco ciò che sorprende.


 

 

 

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Terza  Domenica di Pasqua

 

 

9

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

16,20-24

Prima di passare da questo mondo al Gesù diceva ai suoi discepoli: "In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà".                       

 

Dai Discorsi di Giovanni Taulero.

IV pour l'Ascension. Sermons de Tauler, trad. Hugueny,Thèry, Corin, "La vie spirituelle",Parigi,1927,t.I,352-356.

 

Figli cari, il nostro Capo è salito in cielo; è conveniente perciò che le membra seguano il loro Capo e non fissino consolazione o dimora in questo mondo; lo seguano invece con amore e desiderio, e camminino per la via che egli ha così dolorosamente percorsa. L'evangelista Luca infatti ci dice: Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? (Lc 24,26) Seguiamo allora l'amabile Capo che ha portato davanti a noi la bandiera. Prenda ciascuno la sua croce e lo segua, per giungere dove egli è.

Vedete bene che molti uomini seguono il mondo a motivo di vani onori, per cui sanno rinunziare alle comodità, alla famiglia e agli amici, e vanno in guerra per acquistare dei beni. Perciò è normale che noi pratichiamo una completa rinuncia per il puro bene che si chiama ed è Dio, e che seguiamo il nostro amabile Capo.

 

10

 

Molti uomini sarebbero volentieri testimoni di Dio nella pace, purché tutto andasse a loro talento. Essi vorrebbero essere santi, se ciò non fosse duro negli esercizi e nel lavoro ascetico; vorrebbero gustare, bramare e conoscere le dolcezze divine, senza dover attraversare alcuna amarezza, senza fatica e senza desolazione. Non appena incappano in tentazioni o tenebre, non appena non sentono né gustano più Dio e si sentono derelitti internamente ed esternamente, essi si distolgono da Dio: non sono allora veri testimoni.Tutti gli uomini cercano la pace, e la cercano in ogni loro opera, con ogni mezzo e in ogni dove. Quanto a noi, cerchiamo la pace nella lotta, - là solo nasce la vera pace che resta e che dura. Colui che s'ingegna per trovare altrove la pace, sbaglia strada.

 

11

Cerchiamo la pace nei tormenti, la gioia nella tristezza, la semplicità nella molteplicità, la consolazione nell'amarezza. Così diventeremo veri testimoni di Dio. Gesù continuò a promettere la pace ai suoi discepoli prima di morire, e anche quando fu risorto. I discepoli però non ottennero mai la pace esteriore, furono interrogati, giudicati e condannati, ma conquistarono l'amore nella sofferenza, la vita nella morte e la pace nella lotta. Così furono i veri testimoni. Talvolta ho incontrato non pochi uomini che avevano conosciuto le dolcezze spirituali nel corpo e nell'anima al punto da esserne penetrati fin nelle midolla e nelle vene. Ma se allora sopraggiungevano la sofferenza, le tenebre, lo scoraggiamento del cuore e l'abbandono da parte degli altri, costoro non sapevano dove andare, si arrestavano bruscamente, e da tali prove, non veniva fuori nulla di buono.

 

12

 

Gli autentici testimoni di Dio stanno fermi in Dio, ancorati alla sua volontà nella gioia e nel dolore, senza vacillare, sia che Dio doni, sia che tolga. Se uno trovasse la strada per lodare Dio in qualunque evenienza, bella o brutta, interna o esterna, avrebbe imbroccato giusto. Credetemi che se costui sapesse rioffrire ogni cosa a Dio con cuore riconoscente, sarebbe un sicuro e vero testimone. Riporta dunque, figlio mio, ogni cosa nel fondo da cui è scaturita e non indugiare in nulla di creato, ma riversati tutto quanto in quel fondo. Là nasce la vera lode di Dio e porta davvero frutto: là fiori e frutto sono una sola e medesima realtà; là c'è Dio in Dio, la luce nella luce.Porta dunque lì, in quel fondo, le tue prove e i tuoi pensieri qualunque essi siano, e da ovunque vengano; riportali a Dio e riporta insieme anche te stesso.

 

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