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Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

Anno A 

 

Lunedì di Pentecoste

Primo notturno

 

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1

 

Dal vangelo secondo Giovanni.

3,16-21

Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.

 

Dalle Omelie di san Giovanni Crisostomo.

In Jo. hom. XXVII, 2-3. In Genes.hom. XXXIV, 5-6.  PG 59, 159-160.  PG 53, 319-320.

 

     Con tali affermazioni Cristo intende dire: Non meravigliatevi che io debba essere innalzato sulla croce, perché voi otteniate la salvezza. È stato il Padre che ha deciso così; egli vi ha tanto amato da consegnare il suo Figlio in favore di schiavi, anzi di schiavi ingrati.

     Eppure nessuno farebbe questo neppure per un amico, neppure per un giusto. È cosa rarissima, come dice Paolo: A stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto. L'Apostolo, che parlava ai credenti, si è dilungato su questo tema; Cristo invece, che si rivolge a Nicodemo, è stato più breve. Però ogni sua parola ha una forza estrema di espressione.

     La frase: Dio ha tanto amato il mondo esprime la grandezza e l'intensità di tale amore. Enorme, anzi infinita era la distanza tra Dio e il mondo. Da un lato lui immortale, senza principio, l'infinitamente grande, senza limiti di sorta: dall'altro noi fatti di terra e di cenere, carichi di peccati innumerevoli, pronti in ogni tempo a offenderlo e ingrati: proprio costoro Dio ha amato.

     Le parole che seguono sono altrettanto forti, perché sottolineano che Dio ci ha amato talmente da dare non un servo, neppure un angelo o un arcangelo, ma il suo Figlio unigenito. Nessun padre ha mai avuto tanto a cuore il proprio figlio quanto Dio ha avuto a cuore noi servi ingrati.

 

2

 

     Come non sentirci sconvolti di fronte alla carità del Signore? Vergogniamoci di noi stessi davanti a un tale eccesso di amore. Per salvarci Dio non risparmia neppure il suo unico Figlio; noi invece ci mostriamo avari e restii a donare persino beni materiali, e ciò a nostro danno. Dio consegna per noi il suo Figlio Unigenito; noi non sappiamo estraniarci da ciò che abbiamo per riconoscenza verso di lui, anzi neanche in vista del nostro vantaggio.

     Che perdono potrebbe meritare un tale comportamento? Se vedessimo che un uomo per salvarci affronta pericoli e morte, lo anteporremmo a chiunque; sì, ecco che lo annoveriamo tra gli amici più intimi, gli cediamo tutto ciò che è nostro, sostenendo che appartiene più a lui che a noi. E neppure così pensiamo di contraccambiarlo in modo degno di lui.

     Nei confronti di Cristo, invece, non ci manteniamo neppure su questa linea di gratitudine. Egli ha dato la vita per noi, per noi ha versato il suo sangue prezioso, per noi, dico, che non siamo né buoni né riconoscenti. Invece, neppure in vista dei nostri veri interessi sappiamo privarci di qualche sostanza e lasciamo povero e derelitto colui che è morto per noi.

 

3

 

     Nostro Signore fu crocifisso perché in cambio dell'attuale esistenza ottenessimo quella futura, o, meglio, perché con questa potessimo acquistare l'altra. La vita presente, se permaniamo in stato sveglio e attento, ci guida verso la felicità della vita eterna. Per poco che restiamo vigili, con l'occhio dello spirito desto, sapremo senza posa nutrire quaggiù il pensiero di tale felicità; daremo poco peso al presente per fissare il cuore sulla vita futura, seguendo gli insegnamenti di quel Beato che ci dice: Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. 

     Vedi che anima di fuoco ha Paolo, a quella altezza egli si libra? Che incendio l'amore di Dio ha acceso nel cuore dell'Apostolo! Questa vita io la vivo nella fede. Non crediate - egli ci ammonisce - che io mi dia da fare in vista dell'esistenza presente. Sebbene sia ancora rivestito di carne mortale e soggetto a tutte le necessità che ne derivano, vivo però nella fede, nella fede in Cristo. Incurante di tutto quello che è la realtà presente, tutta la trascuro: la mia mente, infatti, senza interruzioni è protesa verso di lui, il Cristo Gesù.

    

 
Secondo Notturno

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini, capitolo quarto.

 4,1-7. 11-13

 

     Vi esorto io, il prigioniero del Signore, a comportavi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace.

     Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.

     A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.

     È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.

 

 

Letture della preghiera notturna dei certosini

[Anno A] [Anno C]

 

 

Lunedì di Pentecoste

Primo notturno

 

 

1

Dal vangelo secondo Giovanni.

3,16-21

Dio ha tanto amato il mondo da dare Il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia,  ma abbia la vita eterna.

 

Omelia di Giovanni Giusto Lanspergio, su questo vangelo.

Exegesis huius Evang.Opera ornala,Monsterolii,1890,t.II,342‑343.

 

Non vi è niente che inviti, attiri, provochi l'uomo quanto l'amore. Senti perciò che forza racchiudono le parole del Signore quando dice: Dio ha tanto amato il mondo. (Per mondo qui va intesa l'intera cristianità). Non si poteva trovare espressione migliore per stimolarci, nulla sarebbe stato più efficace per far balzare la nostra risposta d'amore.

 

Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figliodell'uomo 1 (Gv 3,14) sulla croce.

Perché è necessario che tu sia innalzato, Signore?

Perché tu non muoia e io possa salvarti con il mio sangue. Tu fosti ferito dal peccato e avvelenato dal serpente. Con la mia passione ti guarisco, perché sono stato trafitto a causa delle tue iniquità e schiacciato a motivo dei tuoi delitti. La tua salvezza o la tua perdizione non sono per me di poco rilievo: io non voglio la morte del peccatore, dal momento che Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia,, ma abbia la vita eterna.

 

2

 

Come dicevo, le parole del vangelo odierno hanno un'efficacia ineguagliabile per

spingerci ad una risposta d'amore.

Non vedi che sollecitudine Dio ha per noi? Chi siamo per attirare la sua attenzione? Che cosa di buono o di utile Dio può sperare dall'uomo perché si ricordi di noi? Che ci guadagna salvandoci ?

0 cosa perde se ci allontaniamo da lui? Che gli giova amarci? Proprio niente.

Dio non ci ama per ricevere qualcosa da noi, ma lo fa per prodigarci i suoi doni, anzi addirittura se stesso .

Tutti i suoi benefici sono motivati da una causa sola: egli ci ama! Soppesa che significhi essere amato da un Dio. Non è incredibile che egli si interessi di noi? Non è cosa stupenda, colma di grazia e di gloria, che il nostro Re si ricordi di noi? Che dovremo pensare di Dio, la cui carità è tale verso di noi che egli preferì consegnare il Figlio, il suo unico, alla morte, piuttosto che lasciarci in preda a tale morte?

Dio è così generoso che non ci ama per sé, ma per il nostro proprio bene. La sua dilezione non mira a conquistare qualcosa per sé, ma a comunicarci il bene che è lui stesso.

 

3

 

Dio ha amato il mondo con una forza così travolgente che scelse la via più folle e temeraria: egli abbandonò alla morte il suo unico Figlio per liberare lo schiavo malvagio.

La tenerezza che Dio ha per noi è immensa e puoi contemplarla secondo quattro

angolature.Considera anzitutto chi sia colui che ti ama, scrutane  la grandezza

 e l'infinità. Vedrai che fonte di gioia purissima sia essere amato da Dio e quale onore meraviglioso sia beneficiare della grazia dell'Onnipotente.

Renditi poi conto dell'abisso che intercorre tra la grandezza del Dio amante e l'abiezione della creatura che egli predilige, questo essere vile, corrotto, indegno d'amore.

Adesso fissa lo sguardo sul dono manifestato. E' il Figlio, il suo unigenito, che Dio ha dato per il mondo.

Ammira infine che gerla di frutti riceviamo dall'amore fecondo di Dio. Qui scoppia ogni possibilità di misurazione.

Dio non solo rimuove la nostra perdizione, ma ci procura la vita definitiva, l'eterna comunione con lui.

 

Secondo Notturno

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini, capitolo quarto.                                                                            

4,1‑7.11‑13

 

Vi esorto, fratelli, io, il prigioniero del Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, ‑con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace.

Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio, Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.

A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.

E' lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per  rendere idonei i fratelli a compiere il ministero al fine di edificare il corpo di Cristo,

finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.

 

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