Letture della preghiera notturna dei certosini |
SANTI
INNOCENTI martiri 1 Dall'Apocalisse
di san Giovanni apostolo, cap.
63. 6,9-17. Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi
sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della
parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa. E
gridarono a gran voce: "Fino
a quando, Sovrano, tu
che sei santo e verace, non farai giustizia e
non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della
terra?". Allora
venne data a ciascuno di essi una veste candida e fu detto loro di
pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro
compagni di servizio e dei loro fratelli che dovevano essere uccisi
come loro. Quando
l'Agnello aprì il sesto sigillo, vidi che vi fu un violento
terremoto. Il sole divenne nero come sacco di crine, la luna diventò
tutta simile al sangue, le stelle del cielo si abbatterono sopra la
terra, come quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i
fichi immaturi. Il cielo si ritirò come un volume che si arrotola e
tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto. Allora i re
della terra e i grandi, i capitani, i ricchi e i potenti, e infine
ogni uomo, schiavo o libero, si nascosero tutti nelle caverne e fra le
rupi dei monti: e dicevano ai monti e alle rupi: Cadete sopra di noi e
nascondeteci dalla faccia di Colui che siede sul trono e dall'ira
dell'Agnello, perché è venuto il gran giorno della loro ira, e chi
vi può resistere? 2 7,1-8 Dopo ciò,
vidi quattro angeli che stavano ai quattro angoli della terra, e
trattenevano i quattro venti, perché non soffiassero sulla terra, né
sul mare, né su alcuna pianta. Vidi poi un
altro angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio
vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato
concesso il potere di devastare la terra e il mare: "Non
devastate né la terra, né il mare, né le piante, finché non
abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi
servi". Poi udii il
numero di coloro che furono segnati con il sigillo: cento
quarantaquattro mila, segnati da ogni tribù dei figli d'Israele: dalla tribù
di Giuda dodicimila; dalla tribù
di Ruben, dodicimila; dalla tribù
di Gad, dodicimila, dalla tribù
di Aser dodicimila; dalla tribù
di Neftali dodicimila; dalla tribù
di Manasse dodicimila; dalla tribù di Simeone dodicimila; dalla tribù di Levi dodicimila; dalla tribù di Issacar dodicimila; dalla tribù di Zabulon dodicimila; dalla tribù di Giuseppe dodicimila; dalla tribù di Beniamino dodicimila; 7,9-17
Dopo ciò,
apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni
nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al
trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano
palme nelle mani. E gridavano a gran voce: "La
salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e
all'Agnello". Allora tutti
gli angeli che stavano davanti al trono e i vegliardi e i quattro
esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al
trono e adorarono Dio dicendo: "Amen!
Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al
nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen". Uno dei
vegliardi allora si rivolse a me e disse: "Quelli che sono
vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?". Gli risposi:
"Signore mio, tu lo sai". E lui: "Essi sono coloro che
sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro
vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello. Per questo stanno
davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo
santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di
loro. Non avranno
più fame, né avranno
più sete, né li colpirà
il sole, né arsura di
sorta, perché
l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro
pastore e li guiderà alle fonti delle acque
della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro
occhi". 4 14,1-5
Poi guardai
ed ecco l'Agnello ritto sul monte Sion e insieme
centoquarantaquattromila persone che recavano scritto sulla fronte il
suo nome e il nome del Padre suo. Udii una voce
che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un
rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori
di arpa che si accompagnano nel canto con le loro arpe. Essi
cantavano un cantico nuovo davanti al trono e davanti ai quattro
esseri viventi e ai vegliardi. E nessuno poteva comprendere quel
cantico se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra. Questi non si
sono contaminati con donne, sono infatti vergini e seguono l'Agnello
dovunque va. Essi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per
Dio e per l'Agnello. Non fu trovata menzogna sulla loro bocca; sono
senza macchia.
Liber
de cardinalibus operibus Christi,III. PL 189,1626-1ó28. Quando Erode si accorse che i Magi se ne erano
andati prendendo un'altra strada, deplorò di essere stato ingannato.
Per il principe delle tenebre è infatti cosa fastidiosissima rendersi
conto che la preda è sfuggita ai trabocchetti che la sua astuzia
aveva teso. Ora il tiranno, infiammato da una rabbia ancor più
feroce, smania di trucidare bimbi innocenti. Ma nella sua persecuzione
contro i santi egli è beffato, perché, mentre crede di perdere
coloro che uccide, procura ad essi uno stato di vita migliore. 1 martiri trasformano in vantaggio ciò che il
tiranno macchina a loro perdizione. Attraverso una rovina momentanea,
acquistano in un batter d'occhio la vita che dura. Ecco, questi pargoli che Erode nemico della natura.
nemico della pietà.. mostro di ferocia bestiale e di crudeltà
inaudita uccide, in un istante diventano martiri. Mentre strappati in
luogo di Cristo e per Cristo dal seno delle madri, sono abbattuti, col
loro martirio offrono la testimonianza che non possono ancora presentare
con la parola. 6 Lo spirito di
questi piccoli, lasciando subitamente l'involucro infantile, non è
trattenuto dal tenero corpo e dall'acerba età. Libero dagli impacci
dell'infanzia, ormai in possesso della pienezza della ragione, si
affretta a correre incontro a Cristo, chiede a lui la ricompensa dei
suoi combattimenti. Da lui è introdotto alle gioie della luce e della
pace eterna. Lo spirito di
questi bimbi celebra in cielo la solennità dell'Epifania e si
rallegra non già della luce di una stella, ma dello stesso splendore
della divina presenza. La festa di
Natale si concluse in cielo con il canto degli angeli; quaggiù trovò
il compimento. grazie alla bocca dei bambini e dei lattanti, al
clamore delle trombe di vittoria risuonanti fino al cielo. Il vagito
degli infanti si è mutato in gioia, e in giubilo il loro lutto.
L'esercito degli innocenti segue non la stella, ma l'Agnello e porta
il solenne vessillo del suo gloriosissimo trionfo. 7 Il mondo non
poté contaminare l'esercito infantile, che era appena sceso in campo
a combattere. La rapida, subitanea morte non permise che fossero
inquinati quei piedi che non avevano mai ancora calpestato il fango.
Nell'inizio stesso della vita tutta quella falange innocente fu
sospinta, senza che avesse subito danno nell'integrità, alla gloria
della vera vita. L'intelligenza
che si sarebbe potuta sviluppare con il crescere negli anni, fu d'un
tratto sciolta dalla durata e trovò il pieno compimento, sfuggendo
alle vicissitudini del tempo. I sensi, avvinti dal sopore
dell'infanzia, si svegliarono, le palpebre si aprirono, e quegli
innocenti videro la luce, ottennero instantaneamente la beatitudine
che è promessa agli operatori di pace e ai puri di cuore. Quei bimbi
sono ascesi lungo la scala di tutte le virtù senza il concorso di
insegnamenti umani e hanno raggiunto la piena misura. Hanno ottenuto
nel coro dei beati il primo posto, come protomartiri; introdotti nei
segreti del cielo intercedono per noi la clemenza di Dio a cui sono
strettamente uniti. Passati dalla
culla al cielo, sono divenuti i senatori e i giudici del Campidoglio
celeste. Poiché non hanno bisogno di perdono per qualche colpa, sono
presenti alle decisioni divine sia di misericordia, sia di giustizia.
Ma più spesso seguono l'Agnello dovunque va (Ap
14,4)
valendosi della sua mansuetudine piuttosto che della sua
ira. Sono stati
lavati nel suo sangue frammisto al latte, hanno consacrato le primizie
del battesimo mediante il martirio, aprendo la via ai fratelli. Quando
la necessità esclude ogni indugio, il sangue non è meno efficace per
lavare l'anima di quanto lo sia l'acqua santificata dalle parole
sacramentali. In questa specie di battesimo cruento non manca il
flusso vivificatore, perché il sangue, come l'acqua nel corso di un
fiume, scorre per tutto il corpo.
9 Dal
vangelo secondo Matteo
2,13-18 Erode,
accortosi che i Magi si
erano presi gioco di lui, s'infuriò e
mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio. Dai
Discorsi di san Pietro Crisologo. Sermones
151 & 152. PL 52, 604. 606-607. L'odierna
lettura ha commosso i cuori, ha scosso le viscere, ha riempito di
stupore l'udito. Abbiamo sentito dire: Un
angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse:
"Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in
Egitto". Fratelli, la
fuga di Cristo dipese da un mistero, non dal timore; fu una liberazione
della creatura, non un pericolo per il Creatore; dipese dalla potenza
divina, non dall'umana fragilità; non fu per la morte del Creatore, ma
per la vita del mondo. Infatti,
colui che era venuto per morire, perché avrebbe dovuto fuggire la
morte? Cristo avrebbe ucciso tutta la causa della nostra salvezza, se
avesse permesso di essere ucciso da bambino. Cristo era venuto per
confermare con gli esempi ciò che aveva insegnato con i precetti. Era
venuto per fare egli stesso ciò che aveva ordinato di fare e per
dimostrare possibili, una volta vedute, le cose che sembravano
impossibili ad ascoltarle. Era venuto
per infondere nel mondo con i miracoli la conoscenza della sua divinità
e togliere le ignoranze all'ignoranza del genere umano. Era venuto per
eccitare alla fede con le sue virtù i pigri cuori dei mortali. Era
venuto per sconfiggere il diavolo in aperto scontro, affinché gli
uomini lo vincessero mediante il comando divino e lo abbattessero
mediante l'esempio umano. Cristo era
venuto per mantenere le promesse della sua presenza, per concedere di
vederlo a quelli cui aveva permesso di conoscerlo. 10 Cristo era
venuto per scegliere gli apostoli, maestri del mondo, e riempirli delle
dottrine celesti, munirli delle virtù, armarli dei miracoli. Questo,
allo scopo che essi domassero con i prodigi gli uomini feroci,
risanassero con i portenti gli infermi, istruissero nelle verità i
riottosi. E infine,
Cristo era venuto a uccidere la morte morendo, a distruggere gli inferi
scendendo in essi; era venuto a schiudere i sepolcri risorgendo, a
donare i terrestri ai celesti salendo al cielo. Tutte queste
cose sarebbero state certamente perdute per noi, se Cristo, quand'era
nella culla, non fosse fuggito. Ma tu,
ascoltatore, potresti osservare: Potendo agire in modo diverso, perché
si sottomise a tante e tali offese? Perché?
Anzitutto perché, senza l'uomo, l'uomo non poteva essere salvato né,
senza le offese umane, le offese umane potevano essere troncate.
Sostiene la propria causa chi si prende cura di quella d'un altro. Colui
che non vi partecipa, non può troncare le sofferenze umane. Cristo ci
ha accolto dentro di sé per darsi a noi: sopportò le nostre sofferenze
per eliminarle. Ecco perché Cristo fuggì. 11 Erode. accortosi che i Magi si erano presi gioco di
lui, s'infuriò' e mando ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del
suo territorio. Che fa
Cristo? Nato re e re del cielo, perché, trascurò i soldati della sua
innocenza? Perché non si curò dell'esercito dei suoi coetanei? Perché
abbandonò le scolte assegnate alla sua culla, così che il nemico, che
cercava solo il re, infierì contro tutti i soldati? Fratelli,
Cristo non trascurò i suoi soldati, ma diede loro una sorte migliore,
poiché concesse loro di trionfare prima di vivere, fece sì che
ottenessero senza lotta la vittoria, donò loro le corone prima delle
membra. Volle che mediante le virtù lasciassero da parte i vizi,
possedessero il cielo prima della terra e non fossero introdotti nelle
vicende umane prima che in quelle divine. Cristo, dunque, mandò innanzi
i suoi soldati, non li perdette; raccolse il suo esercito, non lo
abbandonò. Beati quelli
che abbiamo visto nati al martirio, non al mondo! Beati coloro che
cambiarono le fatiche in riposo, i dolori in sollievo, le sofferenze in
gioia! Vivono,
vivono, perché vivono veramente quelli che meritano d'essere uccisi per
Cristo. Beati i
grembi che portarono tali creature. Beate le lacrime che, versate per
loro, concessero ai piangenti la grazia del battesimo. Infatti, in un
modo diverso con un solo dono le madri sono battezzate nelle loro
lacrime e i figli nel proprio sangue. Nel martirio dei figli le madri
hanno subito il martirio; la spada, trafiggendo le membra dei figli,
giunse al cuore delle madri. Ed è necessario che siano partecipi del
premio, perché furono compagne nel martirio. 12 Le madri
sopportarono ogni angoscia e dolore. Perciò non saranno prive della
gioia del martirio, poiché del martirio versarono le lacrime. A questo
punto l'ascoltatore faccia attenzione; faccia attenzione per comprendere
che il martirio non avviene per merito, ma per grazia. Quale volontà
c'era, quale arbitrio nei pargoli, nei quali la stessa natura era ancora
involuta, per così dire prigioniera? Riguardo al martirio, dunque,
attribuiamo tutto a Dio, nulla a noi. Non dipende dalla forza umana, ma
da un dono divino vincere il diavolo, consegnare il corpo, disprezzare
le sofferenze, svalutare i tormenti, stancare il carnefice, ricevere
gloria dalle offese, ottenere la vita dalla morte. Chi corre al martirio
confidando in se stesso, non giunge alla corona. Colui che per
noi si degnò nascere in una stalla, voglia condurci ai pascoli del
cielo,lui il Cristo Gesù. TEMPO
DELL'EPIFANIA Soltanto la Luce divina può
fare conoscere all'uomo la nascita di Dio nel suo cuore (28) e
insegnargli la vera adorazione (27). Infatti l'incarnazione è e resta
mistero (30), ma grazie ad essa ci viene il battesimo di rigenerazione
(31) e ci è offerta la beatitudine (32). Dai
"Discorsi" di Giuliano di Vézelay. Serm.2 in Epiph. S
Ch I magi,
prostratisi, adorarono il Bambino 25 . Fa lo stesso anche tu. I Magi,
come tuoi maestri, ti insegnano un elemento del culto divino, cioè il
modo con cui devi adorare Dio. Prostratisi
lo adorarono 26 , dice il vangelo. Ma il tuo comportamento non
è affatto così. Tu entri nella casa di preghiera, la casa dove Gesù
è adorato, e subito ti afflosci o ti siedi, sfibrato e pigro come sotto
il fardello di un peso gravoso e ti sistemi con disinvoltura, quasi con
cura ricercata; però lo fai non per pregare, ma per dormire. Quanto
alle preghiere stesse, ammesso che queste si possano chiamare preghiere!
e ai salmi, li percorri ad una tale velocità che tagli e abbrevi quasi
di metà i versetti. Salomone piegò
le due ginocchia in terra, quando il tempio fu terminato e lui,
infaticabile interlocutore di Dio dette libero corso ad una lunga
preghiera. Il salmi sta dice che quando Salomone pregava, egli era
prostrato nella polvere, il suo corpo era steso a terra 27
. Tutta la sua persona era impegnata nell'adorazione tanto da
esclamare: Venite, prostrati,
adoriamo in ginocchio davanti al Signore 28 . Forse ti è troppo
difficile imitare addirittura dei re che nel bel mezzo dell'agitazione e
degli assilli di corte seppero pregare con tale devozione e simile
fervore? Imita almeno i Magi: Prostratisi lo adorarono 26 . Dagli
Scritti di un ignoto autore reno-fiammingo. Dov'è il re dei Giudei che è nato? 29
Noi vogliamo
adorarlo e onorarlo con la mirra, con l'incenso e con l'oro. L'anima sa
bene che Dio esiste, sì, grazie al solo lume naturale della ragione. Ma
chi è o dove sia, le è del tutto sconosciuto e nascosto e non ne sa
assolutamente nulla. Ora sorge in lei un amabile desiderio e cerca e
chiede con assiduità e vorrebbe sapere del suo Dio che le è così
velato e nascosto. In tale diligente ricerca si leva per lei una stella,
cioè una luminosità e uno splendore di grazia divina; una luce
dell'alto sembra dirle interiormente egli è nato, e le indica anche il
luogo di questa nascita. Nessuna luce naturale potrebbe infatti indicare
dove sia il Signore. Molte persone vogliono ricercare questa nascita con
il solo lume della ragione, e tutte sono costrette ad arrestarsi
smarrite; di lì non ne vien fuori nulla. Non si può provare questa
nascita, perché la stessa luce che l'ha annunziata deve manifestare
anche cosa sia quella nascita e dove è avvenuta. Ma quando la
ragione evade da sé stessa, rinunzia a sé e si trasforma nel puro e
nudo spirito, allora brilla unicamente quella stella divina. E soltanto
a ciò tende la vita di tutti gli uomini, nel disimpegno dal resto e
nella semplicità. Oeuvres complètes de J. Tauler TRALIN, Paris, 1911, T.1,381-383. 29 Dai
"Discorsi" di san Gregorio Nazianzeno. Dio è la
somma Luce. Incomprensibile per il nostro intelletto, intraducibile
nelle nostre parole, egli illumina ogni natura dotata di ragione. Dio è
per l'intelletto ciò che il sole è per i sensi: quanto più noi siamo
purificati, tanto più egli si manifesta a noi; più ne abbiamo
l'esperienza intuitiva, più l'amiamo, e più l'amiamo, meglio anche lo
possiamo comprendere. Diventiamo allora come specchi che riflettono
quella luce divina, che si diffonde pochissimo per coloro che si tengono
fuori del suo irradiamento. Questa luce è quella che si contempla nel
Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Ala era pure
una luce la colonna di fuoco che guidava Israele nella marcia e mitigava
i rigori del deserto: una luce il carro di fuoco che ghermì Elia senza
bruciarlo; una luce la luminosità che avvolse i pastori quando l'increato
si congiunse col temporale. Fu una luce quel bagliore della stella che
precedeva i Magi verso Betlemme per servire loro da guida e far da
scorta alla Luce che, pur restando superiore, è scesa fino a noi per
vivere con noi e unirsi alla nostra natura. Sempre una luce fu la
divinità che gli Apostoli intravidero di sfuggita sul monte e il cui
splendore fu troppo vivo per l'occhio umano. Luce infine, e più che mai
luce, lo splendore del battesimo che contiene il grande e stupefacente
mistero della nostra salvezza. Hom.40. PC 36,364s. 30 Dai
"Capitoli teologici" di san Massimo il confessore. Il Verbo di
Dio si è manifestato nella carne una volta per sempre. Ma in chi lo
desidera, egli vuole continuamente rinascere secondo lo spirito, perché
ama gli uomini. Così ridiventa bambino e si forma in loro con il
progredire delle virtù. Il Verbo si manifesta nella misura in cui sa di
poter essere ricevuto da chi lo accoglie: non limita la manifestazione
della sua grandezza per gelosia, ma misura l'intensità del suo dono
secondo il desiderio di chi brama vederlo. Il Verbo di Dio si manifesta
sempre, secondo le disposizioni di chi lo riceve: tuttavia, data
l'immensità del mistero, egli rimane ugualmente invisibile per tutti.
Per questo motivo I'apostolo, penetrata con acutezza la potenza del
mistero, dice: Gesù Cristo è lo
stesso ieri, oggi e nei secoli. 30
Egli dimostrava così di aver ben compreso la perenne novità del
mistero ed intuiva che l'intelligenza non potrà mai possederlo come una
cosa invecchiata. Cristo Dio nasce nel tempo e si fa uomo assumendo una
carne umana dotata di anima intelligente; nasce nel tempo, lui che fa
uscire dal nulla tutto ciò che esiste. Ed ecco che un giorno brilla
dall'Oriente una stella e conduce i Magi al luogo dell 'incarnazione del
Verbo. Una realtà creata indicava così misticamente colui che è al di
là di ogni percezione sensibile, colui che supera la parola della legge
e dei profeti, colui che guida le genti alla fulgida stella della
conoscenza. 1,8ss. PG 90,1181ss. 31 Dalle
«Considerazioni sulla fede" di Diàdoco di Fotica. Per salvarci,
anima e corpo, il Verbo santo di Dio si è incarnato. Ci ha elargito, da
Dio com'egli è, l'acqua della salvezza mediante il suo battesimo di
rigenerazione. Eccoci nuova creatura per mezzo dell'acqua, grazie
all'azione dello Spirito santo e vivificatore. Immediatamente la purezza
torna a splendere in noi, almeno in coloro che vengono a Dio con una
volontà totale. Infatti, quando lo Spirito Santo fissa in noi la sua
dimora, mette in fuga il peccato. Una, semplice è l'impronta divina
nell'anima; perciò è impossibile che si sovrappongano in lei le figure
di due personaggi. Voglio dire che quando la grazia, in una unione
d'amore infinito, si adatta all'anima geolpendovi la sua immagine, come
pegno della somiglianza futura, dove potrà trovare posto il personaggio
del maligno? Tesi nella corsa della santa competizione, crediamo che con
il bagno dell'incorruttibilità il serpente multiforme è cacciato dai
tesori dello spirito. Possiamo avere allora ancora pensieri maligni
misti a quelli puri? Non stupiamoci. L'acqua che rigenera, cancella la
macchia del peccato, ma non cambia ora la duplice disponibilità del
nostro volere. Abbiamo da conservare in noi con la potenza di Dio
impugnando le armi della giustizia quanto non abbiamo saputo custodire
quando eravamo in balia della carne. Ma se l'uomo comincia a progredire
con l'osservanza dei comandamenti e 1Invocazione incessante del Signore
Gesù, il fuoco della grazia si diffonde in lui. N.78. 5 Ch 3. 32 Dai
"Trattati teologici" di
Simeone il nuovo Teologo. Beati quelli
che hanno accolto Cristo venuto come luce nelle tenebre, perché sono
divenuti figli della luce e del giorno. Beati quelli che quotidianamente
si nutrono di Cristo, nella contemplazione e nella conoscenza, come il
profeta I saia del carbone ardente, perché saranno purificati da ogni
macchia nell'anima e nel corpo. Beati quelli che ogni istante gustano
questa luce ineffabile con la bocca dell'intelligenza, perché
cammineranno composti come in pieno giorno e passeranno il tempo in
gioconda serenità. Beati quelli
che vivono stabilmente nella luce di Cristo, perché ora e nei secoli
sono suoi fratelli e coeredi e lo saranno per sempre. Beati quelli
che hanno acceso la luce nel loro cuore e non l'hanno lasciata spegnere,
perché dopo questa vita andranno con splendore davanti allo sposo e,
portando le fiaccole, entreranno con lui nella camera nuziale. Beati quelli
che si sono avvicinati alla luce divina, vi sono penetrati e sono
divenuti interamente luce fondendosi con essa, perché si sono spogliati
interamente del loro abito di oscurità e non piangeranno più lacrime
amare. Beati quelli che vedono la loro veste brillare come se fosse
Cristo, perché subito saranno colmati di una gioia ineffabile, e,
esterefatti, piangeranno di felicità davanti alla prova che sono già
divenuti figli ed eredi della risurrezione. Tr. X,777ss. S Ch 129, 315-319 PRIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (12 gennaio) 9 Dal vangelo secondo Luca. 2,41-52 I
genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a
Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando
Gesù ebbe dodici anni, vi
salirono di nuovo secondo l'usanza. Dalle Omelie di Origene su questo vangelo. Comm.in
Lc.,hom.18,2-5;19,1-2. SC 87,267.269.273.275. A dodici anni Gesù rimane a Gerusalemme senza che i
suoi genitori se ne accorgano. Trepidanti essi lo cercano e non riescono
a trovarlo. Interrogano parenti, amici e conoscenti: tra di loro non c'è.
Lo cercano, dunque, i suoi genitori; lo cerca il padre che lo aveva
custodito e accompagnato in Egitto. Gesù, tuttavia, non si lascia
trovare subito appena lo cercano. Non lo trovano tra parenti e
consanguinei: il mio Gesù non si lascia trovare in mezzo alla
confusione. Ascolta, dove, dopo averlo tanto cercato, riescono a
trovarlo, perché anche tu, insieme con Maria e Giuseppe, possa
trovarlo. Il vangelo narra che, cercandolo, lo trovarono nel tempio. In
nessun altro luogo se non nel tempio. Non basta, ma in
mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. Anche tu, dunque, cerca Gesù nel tempio, cercalo
nella Chiesa, cercalo tra i maestri che sono nella Chiesa e non si
allontanano da essa. E lo troverai. 10 Se
uno dice di essere maestro e non possiede Gesù, costui è maestro solo
di nome. Gesù, Verbo e Sapienza di Dio, non si lascia trovare presso di
lui. Lo trovarono -
dice Luca - in mezzo ai dottori. In
un altro passo della sacra Scrittura è detto a proposito dei profeti
nelle assemblee: Se uno di quelli
che sono seduti riceve una rivelazíone, chi parlava, taccia (Cf 1
Cor 14,30). Nello stesso senso devi intendere ora le parole: 1n
mezzo ai dottori. Lo trovano che non solo sta seduto, ma anche
interroga e ascolta i dottori. Anche adesso Gesù è qui con noi che ci
interroga e ci ascolta. E tutti quelli
che l'udivano erano pieni di stupore‑. Perche? Non certo per le sue domande, anche se erano
straordinarie, ma per le sue risposte. Interrogava i dottori e, poiché
a certe sue domande essi non erano capaci di rispondere, rispondeva lui. In questo contesto rispondere significa più di un momento del dialogo. Qui rispondere
indica un insegnamento attinto dalla Scrittura. Ti auguro, fratello,
di lasciare istruire anche te dalla legge divina. 11 Mosè parlava e Dio gli rispondeva a faccia a faccia
(Cf Es 19,19). Le sue risposte gli insegnavano quelle cose che egli non
conosceva. Gesù interroga e risponde e, come ho già detto, se le sue
domande sono straordinarie, molto di più lo sono le sue risposte. Preghiamo e cerchiamolo con tormento e angoscia
affinché noi pure possiamo sentirci provocare con le sue domande, a cui
egli stesso poi risponda. Non invano è scritto: Tuo
padre e io. angosciati, ti cercavamo. Bisogna che chi cerca Gesù,
non lo cerchi negligentemente, alla leggera, senza impegno, come fanno
alcuni che non riescono perciò a trovarlo. Noi invece diciamo: Angosciati, ti cercavamo. Ed egli all'anima nostra che lo cerca con
passione e impegno, risponderà: Non
sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?
12 Gesù cresceva
in sapienza, età e grazia. Non appartiene alla natura umana essere ricolmi di sapienza prima dei
dodici anni. Una cosa è possedere parzialmente la sapienza, un'altra
esserne ricolmi. E' evidente, dunque, che qualcosa di divino si manifestò
nella carne di Gesù, qualcosa che sopravanzava non soltanto l'uomo, ma
qualsiasi creatura razionale. Dice il vangelo che "cresceva". Infatti spogliò
sé stesso, assumendo la condizione di servo (Fil 2,7) e con la
stessa potenza con la quale si era umiliato, ora cresce. Era apparso dèbole,
perché aveva assunto un corpo dèbole, e proprio per questo nuovamente
si fortifica. Il Figlio di Dio si era umiliato e per questo è poi
ricolmato di sapienza. E la grazia di Dio era sopra di lui (Lc 2,40). Egli aveva la grazia di Dio non quando raggiunse l'adolescenza, non quando insegnava apertamente, ma anche quand'era ancora fanciullo. Come ogni cosa in lui era ammirabile, così lo fu anche la sua fanciullezza, fino al punto da possedere la pienezza della sapienza di Dio.
BATTESIMO DEL SIGNORE
1
Da
"La vita in Cristo" di Nicola Cabàsilas. De vita in Christo,I,3;II,1.5.8.
PG 150,503,506,523. Noi non potevamo elevarci fino a Dio con i nostri
mezzi, ma lui è disceso per incontrarci. Noi non lo cercavamo, ma lui
ci desiderava. La pecora si mette forse in cerca del pastore? La dramma
sospira il proprietario? Dio invece si è chinato verso la terra, ha
cercato la sua immagine. E' andato nei luoghi dove la pecora si
smarriva, per prendersela in spalle e ritrarla dall'errare. Dio ci ha resi partecipi della vita celeste, però
senza trasferirci in cielo, ma lasciandoci in terra. Non ci ha condotti
nei cieli, ma li ha fatti discendere fino a noi, secondo la parola del
profeta: Abbassò i cieli e
discese (Sal 17,10) . Dunque il Sole di giustizia entra in questo mondo
tenebroso attraverso i sacri misteri come per altrettante finestre.
Mette a morte la vita conforme a questo mondo e suscita quella celeste:
così la luce del mondo vince il mondo, lei che ha detto: Io ho vinto il mondo? (Gv 16,33) In un corpo fragile e mortale Cristo
ha introdotto una vita stabile ed eterna. 2 Quando in una casa entra un raggio di sole, la
lampada non attira più gli sguardi, perché domina vittorioso lo
splendore del giorno. Lo stesso accade quando il mistero della vita
futura penetra col suo fulgore in un'anima: esso vince la vita carnale e
la bellezza di quaggiù, e ne copre la luce. E' questa la vita nello
Spirito, che supera ogni desiderio della carne, secondo il detto paolino:
Camminate secondo lo Spirito e non
sarete portati a soddisfare i desideri della carne (Gal 5,16).
E' questa la via che il Signore ha tracciato venendo
a noi, è questa la porta da lui aperta entrando nel mondo. Quando è
tornato al Padre, Gesù non ha voluto chiuderla dietro di sé, ma per
essa dal Padre ritorna agli uomini, anzi è presente sempre, è con noi
e lo sarà sempre, mantenendo le sue promesse. Questa è
proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo (Gn 28,17), direbbe il patriarca. E quale è questa apertura
per cui gli angeli scendono in terra se non lo stesso Signore degli
angeli? Perciò, quando il Salvatore si degnò di ricevere il
battesimo di Giovanni, quasi prefigurando il battesimo che egli avrebbe
dato, aprì i cieli, insegnandoci così che per mezzo del battesimo
vedremo le regioni celesti. Quando egli dichiara che non può entrare
nella vita chi non è battezzato, allude al santo lavacro come a un
ingresso e a una porta. 3 Essere battezzato è nascere secondo Cristo, quando
l'uomo esce dal nulla e riceve l'essere e la sostanza di figlio di Dio.
La parola "nascita" ha molti sensi; anzitutto, il battesimo è
una nascita, perché è il primo dei misteri che ci introducono nella
vita nuova; poi il nome stesso di rigenerazione indica una nuova
nascita; infine, i riti e i canti, con i quali celebriamo il sacramento,
invitano a vedere nel battesimo il principio e il fondamento della vita.
Ecco l'ordine della celebrazione: prima il neofito è lavato, poi riceve
l'unzione e infine accede alla sacra mensa. Se Cristo volle essere battezzato con tutti gli
altri, quanto più noi dobbiamo stimare questa nuova nascita! Quali sono
gli altri nomi del battesimo? Lo chiamiamo rinascita, generazione,
creazione nuova, sigillo, e anche immersione, veste, unzione, dono,
illuminazione, lavacro. Tutti questi nomi significano la medesima realtà:
essi introducono gli uomini, che sono e vivono secondo Dio, nel mistero
del compimento finale. Intendere il termine "nascita" alla
lettera non significherebbe assolutamente nulla. 4 I termini "rinascita" o "
rigenerazione" manifestano che i battezzati ritrovano in questa
seconda nascita il loro volto primitivo, la cui forma era andata
perduta. Quando uno scultore riprende la materia di una statua e la
riplasma, egli la rigenera. Appunto questa è l'operazione del battesimo in noi:
incide nelle anime nostre una figura ideata, rendendoci conformi alla
risurrezione del Salvatore: di qui il nome di sigillo, perché imprime
l'immagine regale, nel senso che il volto beato di Cristo si imprime nel
battezzato. Ma poiché la forma avvolge la materia e non lascia
apparire l'informe, chiamiamo questo mistero anche veste e immersione.
Paolo ci parla di questa veste e di questo sigillo, per cui Cristo è
scolpito e plasmato in noi. Egli scrive ai Galati ed esclama, lui che
era stato reso muto: Figlioli
miei, che io di nuovo partorisco nel dolore, finché non sia formato
Cristo in voi! (Gal 4,19) Quanti
siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo (Gal
3,27). 5 Nel giorno del battesimo, Dio ci riconosce suoi,
secondo il detto di Paolo: Ora
avete conosciuto Dio, anzi da lui siete stati conosciuti (Gal 4,9).
In quel giorno udiamo pronunziare il nostro nome nuovo e diventiamo
chiaramente conosciuti grazie a tale parola che dà significato. Dio ci
riconosce allora nella verità. Perciò il salmista, alludendo a quelli
che non hanno nessuna comunione con la vita divina, dice: Non
pronunzierò con le mie labbra i loro nomi (Sal 15,4). L'uomo che si allontana dalla luce è ridotto a un
cieco ignorante, perché senza la luce nessun oggetto visibile può
essere manifesto allo sguardo. Allo stesso modo, non possiamo essere
conosciuti da Dio se non accogliamo un raggio della sua luce. La ragione
è questa: ciò che non è illuminato dalla luce di Dio, addirittura non
esiste. La Scrittura dice infatti che il Signore conosce i suoi (Cf Nm
16,5), mentre egli dichiara di non conoscere le vergini stolte (Cf Mt
25,12). 6 Il battesimo è anche dono, perché è nascita. Che
differenza c'è tra la rigenerazione spirituale e la nascita fisica? A
ben considerare, ci rendiamo conto che è impossibile persino pensare o
desiderare i benefici che derivano dal battesimo, perché sta scritto: Quelle cose che mai entrarono in cuore di uomo (1 Cor 2,9)
e la nostra mente non può concepirle finché non le abbia
sperimentate. Quando udiamo parlare della libertà e del regno che ci è
preparato, pensiamo a qualche tipo di vita felice, come può essere
compreso dall'intelligenza umana. Invece qui si tratta di qualcosa di
assolutamente diverso, che supera il nostro pensiero e il nostro
desiderio. Il battesimo è detto unzione, perché incide negli
iniziati il Cristo, l'unto per noi, ed è sigillo, perché imprime in
essi il Salvatore. Il crisma, infatti, quale autentico sigillo,
penetrando dovunque perfettamente lungo tutta la struttura del corpo di
colui che lo riceve e modellandolo, in lui imprime l'unto, cioè Cristo,
e gli dà la sua forma. Abbiamo esaminato i vari nomi del battesimo: sigillo,
veste, immersione. Abbiamo anche parlato di dono e di illuminazione che
portano allo stesso effetto della nascita. E' chiaro che tutti i nomi
del sacramento dell'iniziazione esprimono una realtà unica: il lavacro
battesimale è per noi l'inizio della vita in Cristo. 7 La nostra vita in Dio è radicalmente nuova, perché
non ha nulla in comune con le nostre vecchie abitudini o tendenze. Tale
vicinanza alla natura divina non può essere concepita, perché, pur
essendo propria della natura umana, è vita di Dio. Infatti era la vita
di un uomo e chi la viveva era puro da ogni peccato, in quanto Dio e
anche uomo. Ecco perché è assolutamente necessario che nell'atto di
essere rigenerati nasca in noi la vita di Cristo: anche per questo
usciamo dall'acqua battesimale senza peccato. Ciò risulta chiaro pure da ciò: la nascita nel
battesimo è principio di vita futura, acquisizione dei nuovi sensi e
preludio della vita celeste. Tuttavia non potremmo prepararci per quella
nuova esistenza se la vita di Cristo non cominciasse in noi fin d'ora.
Cristo è il padre del secolo futuro, come Adamo lo è del presente,
poiché il progenitore precedette gli uomini nella vita corruttibile. Non è possibile vivere questa vita umana senza avere
ricevuto i sensi corporei di Adamo e le potenze vitali proprie
dell'uomo; così è impossibile penetrare vivi in quel mondo beato se
Cristo non fosse venuto ad abitare tra gli uomini e non li avesse
plasmati a sua immagine. 8 Il Nuovo Testamento supera il Vecchio per la qualità
delle sue parole: ora Cristo vi è presente, in modo ineffabile egli
trasforma e plasma le anime. Con la parola, con la dottrina, con le leggi
dell'antica Alleanza non era possibile che gli uomini giungessero al
fine desiderato. Forse sarebbe stato possibile con l'insegnamento, però
mancavano le opere, soprattutto l'opera sovressenziale della
crocifissione e morte del Dio incarnato. Ciò fu evidente fin dal principio negli stessi
apostoli e padri della fede. Quegli uomini poterono avvalersi
dell'insegnamento del Salvatore, contemplarono e condivisero la sua
vita, furono spettatori delle sue azioni miracolose che superano la
nostra capacità naturale. Poi lo riconobbero nel Risorto e furono
testimoni della sua ascensione. Ma dopo tutto ciò, non furono rinnovati, non
divennero più generosi o più spirituali, finché non ricevettero il
battesimo e lo Spirito Santo non irruppe nei loro cuori. Allora diventarono uomini nuovi, ricevettero la vita
nuova e ad essa condussero gli altri, vivendo e diffondendo l'amore di
Cristo. Quando il sole ascende in cielo, fa sentire la vampa
dei suoi raggi; accade la medesima cosa per gli effetti perfettibili
dell'abluzione spirituale. Quando Dio guida i santi allo zenit della
perfezione, questi lo conoscono e lo amano; essi non sono attirati da
vuoti discorsi, ma trasformati dalla forza del battesimo che rinnova gli
amati da Dio. Il Signore crea in essi un cuore puro, toglie quello
di carne, tirandoli fuori dal sonno della morte. Dio scrive non su
tavole di pietra ma sulla tavola di carne del cuore. E non vi incide
semplicemente la legge, ma lo stesso legislatore. E' lui a incidere sé
stesso (Cf. 2 Cor 3,3). 9 Dal
vangelo secondo Luca. 3,21-24 Quando
tutto il popolo fu battezzato e
mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava
in preghiera, il
cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo. Dalle
Omelie su questo vangelo di san Beda il Venerabile. In
Marci evangelium,1ib.I. PL 92,137-139. Quando Giovanni vide che i suoi ascoltatori
diventavano sempre più capaci di intenderlo, apertamente annunziò loro
che Gesù era Figlio dì Dio. Disse: Chi
mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: "L'uomo sul
quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in
Spirito Santo". E io ho visto e ho reso testimonianza che questi e
il Figlio di Dio (Gv 1,33-34). Anche noi siamo battezzati dal Signore nello Spirito
Santo, non solo quando nel giorno del battesimo siamo immersi nel fonte
della vita per la remissione dei peccati: ciò avviene ogni giorno,
quando la grazia del medesimo Spirito ci spinge a compiere le opere che
Dio gradisce. Il Signore ricevette il battesimo da Giovanni per tre
motivi. Poiché era nato uomo, doveva conformarsi umilmente
alla giustizia della legge. Poi, doveva approvare il battesimo di Giovanni,
ricevendolo egli stesso. Infine, occorreva dimostrare mediante la colomba che
lo Spirito Santo scenderebbe sui battezzati nel fonte purificatore,
simboleggiato dalle acque santificate del Giordano. 10 Nel
battesimo del Signore si manifesta il mistero della Trinità. Lo Spirito
scende su di lui sotto forma di colomba e si ode la voce del Padre che
rende testimonianza al Figlio. Gesù
vede aprirsi i cieli, ma non perché quella realtà materiale si
spacchi: si tratta di una visione spirituale identica a quella di cui
parla il profeta Ezechiele all'inizio del suo libro. La colomba si ferma sul capo di Gesù, affinché
nessuno creda che la voce del Padre sia diretta a Giovanni invece che al
Signore. E' molto opportuna la sottolineatura dell'evangelista che
specifica come la colomba si fermi su Cristo. Si tratta infatti di un
dono particolare conferito al Mediatore tra Dio e gli uomini: lo Spirito
Santo, una volta sceso su di lui a ricolmarlo, non si ritirerà mai più
e resterà sempre in lui. Talvolta i fedeli possono ricevere grazie
straordinarie dallo Spirito Santo per compiere miracoli o atti di virtù
eroica, ma questi doni non sono permanenti. Invece non ci viene mai meno
la grazia dello Spirito per le opere di pietà e di giustizia che
mantengono vivo l'amore di Dio e del prossimo. Per questo il Signore ci
promette l'assistenza dello Spirito, dicendo: Voi lo
conoscete, perché egli dimora
presso di voi e sarà in voi (Gv
14, 17) . Tuttavia lo Spirito rimane sempre sul Signore in modo assolutamente particolare. Siccome è il Figlio di Dio, a lui non è dato come a noi secondo la misura della nostra fede. Giovanni ne parla quando afferma: E noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità (Gv 1, 14). 11 Non
pensiamo però che lo Spirito rimanga sul Signore a cominciare da quando
è battezzato nel Giordano, perché lo ebbe in pienezza fin dal momento
in cui fu concepito nel seno della Vergine. La manifestazione della discesa dello Spirito Santo
al Giordano è il segno della grazia spirituale che ci viene conferita
con il battesimo. Infatti a noi rigenerati nell'acqua e nello Spirito
per la remissione dei peccati, viene di solito conferita una
sovrabbondanza di grazia mediante l'imposizione della mano del vescovo. Dopo il battesimo Gesù vide i cieli aprirsi; anche a
noi si apre la porta del Regno mediante la grazia battesimale. Questa
porta fu sbarrata davanti ai nostri progenitori cacciati dal paradiso
dopo il peccato, e l'ingresso rimase vietato a tutto il genere umano
dalla spada fiammeggiante di un cherubino. Quando il fedele è toccato dalle acque della vita,
il fuoco di quella spada si spegne: egli si riconcilia con gli spiriti
angelici, ritornando nella pace del suo creatore. Se conserverà i
sacramenti della fede, mediante la purezza del cuore e la castità delle
membra, potrà entrare subito nel regno dei cieli, appena lascerà
questo mondo. 12 Per quale motivo si sarebbero aperti ì cieli per il
Signore che nella sua divina potenza domina cielo e terra, anche se
incarnandosi venne ad abitare con noi mortali? Perché la voce del Padre echeggiò dai cieli: Tu sei
il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto? Deve forse insegnare al
Figlio qualcosa che egli non sappia? Queste manifestazioni servono per rivelare a noi ciò
che dobbiamo credere: cioè che l'uomo battezzato da Giovanni con altri
è il vero Figlio di Dio, il Signore di Giovanni e di tutta l'umanità,
il solo davvero capace di battezzare nello Spirito. La voce del Padre ci insegna inoltre che possiamo
diventare figli di Dio attraverso l'acqua della purificazione e lo
Spirito che santifica. Infatti a
quanti l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio (Gv
1, 12). |
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