TEMPO
DI NATALE
25
Dai
"Capitoli pratici e teologici" di Simeone il Nuovo Teologo.
Nn.108.101.
FG 3°,373s.371.
Quale
scopo persegue l'economia dell'incarnazione del Dio Verbo, proclamato in
tutta la Scrittura, letto, ma non riconosciuto da noi? Non è forse
quello di renderci partecipi di ciò che è suo, dopo che egli si è
fatto partecipe di ciò che è nostro? Per questo il Figlio di Dio
divenne figlio dell'uomo: per fare noi uomini figli di Dio, innalzando
per grazia la nostra stirpe a ciò che egli è per natura, col generarci
dall'alto nello Spirito santo e subito introdurci nel regno dei cieli; o
piuttosto col farci dono di avere il regno dei cieli dentro di noi. Così
noi non siamo nella speranza di entrare in esso, ma già lo possediamo,
esultando nel grido: La nostra vita è nascosta con Cristo in Dio
(Col 3,3).
Esaminiamo
ora come possiamo glorificare Dio: non altrimenti da come egli fu
glorificato nel Figlio. Con le cose con cui il Figlio ha glorificato il
Padre suo, anche il Figlio è stato glorificato dal Padre, Quelle,
facciamole anche noi con zelo, per glorificare Colui che ha accettato di
essere chiamato Padre nostro, che sei nei cieli (Mt 6,9) e
operiamo al fine di essere glorificati da lui con la gloria del Figlio,
quella che aveva da lui, prima che il mondo fosse.
E
queste cose sono la croce, cioè la morte a tutta la realtà mondana, le
tribolazioni, le prove di ogni genere e il resto dei patimenti di
Cristo. Se sopportiamo ciò con molta pazienza, noi imitiamo i patimenti
di Cristo e con essi glorifichiamo il Padre nostro e Dio, come figli per
grazia e coeredi di Cristo.
SANTO
NOME Di GESU'
1
Dal "Discorso sulla
sobrietà e la virtù" di Esichio Sinaita.
De
temperantia et virtute,I,5;II,167;I,32;II,150; 1,42.62.96;
11,173.180.185.194; 1,29. PG 93,1481.1533.1491.1528.1493.1300
1509.1536.1537.1540.1541.1489.
L'attenzione
(ossia la vigilanza) è l'esichia costante del cuore, libera da ogni
pensiero; sempre e perennemente essa respira e invoca Cristo Gesù,
Figlio di Dio e Dio: lui solo. Con lui si schiera coraggiosamente contro
i nemici, affermando con fede che solo lui ha il potere di perdonare i
peccati.
Mediante
l'invocazione che sta abbracciata continuamente a Cristo, il solo che
conosca i cuori nel segreto, l'anima cerca di nascondere con ogni mezzo
agli uomini il proprio diletto e l'intimo travaglio: lo fa perché il
maligno non trovi possibilità d'introdurre in lei di soppiatto la sua
malizia e cancelli l'opera più bella fra tutte.
Farà
naufragio facilmente un pilota stolto in tempo di procella se, dopo aver
cacciato via i marinai e buttato remi e vele in mare, lui stesso dorme;
ma più
facilmente sarà
travolta dai demoni un'anima che ha trascurato la vigilanza e
l'invocazione del nome di Gesù Cristo, quando incominciano gli assalti.
2
Bisognerebbe
fuggire l'eccessiva familiarità come veleno d'aspide ed evitare le
molte conversazioni come serpenti e razza di vipere, poiché queste cose
hanno la forza di stabilire l'anima nella completa dimenticanza del
combattimento interiore. Purtroppo la fanno discendere dalla gioia
eccelsa della purezza del cuore.
L'esecrabile
dimenticanza si oppone all'attenzione come l'acqua al fuoco e di ora in
ora le diviene nemica sempre più forte.
Infatti
dalla dimenticanza perveniamo alla negligenza, dalla negligenza al
disprezzo, all'indolenza e alla sconveniente concupiscenza. E così ci
volgiamo di nuovo indietro come il cane al proprio vomito.
Fuggiamo
dunque l'eccessiva confidenza come veleno di morte; mentre il cattivo
possesso della dimenticanza e di ciò che ne consegue, si cura con la
scrupolosa custodia dell'intelletto e la continua invocazione del
Signore nostro Gesù Cristo. Senza di lui non possiamo far nulla (Cf
Gv 15,5).
3
Quando
avremo cominciato a governare l'attenzione dell'intelletto, cercheremo
di armonizzare l'umiltà con la vigilanza e uniremo la preghiera alla
confutazione del maligno. Allora cammineremo bene sulla via della
conversione, mettendo ogni studio a spazzare, adornare e pulire la casa
del nostro cuore dalla malignità con l'adorabile e santo nome di Gesù,
come luce di lampada.
Ma
se avremo fiducia solo nella nostra vigilanza o attenzione, ben presto
spinti dai nemici ci volteremo indietro, cadremo ed essi, fraudolenti e
astutissimi, ci atterreranno.
Verremo
così ancora più impigliati dalle loro reti, cioè dai pensieri
cattivi; o anche saremo sgozzati facilmente da loro, perché non abbiamo
la forte spada del nome di Gesù Cristo.
Solo
questa sacra spada, roteata molto saldamente, in un cuore solitario, sa
radunarli e farli a pezzi, arderli e renderli oscuri, come fa il fuoco
con la paglia.
Ma
c'è di più:
proprio in questa
vittoria, il nome di Gesù diventa perfettamente sensibile e insegna al
cuore sperimentato del lottatore che Dio in persona è il nostro aiuto:
lui purifica il cuore da ogni immagine diabolica perché davanti a lui
tutto cede e gli è
sottomesso.
4
Gli
inesperti sappiano anche questo: non possiamo in alcun modo vincere i
nemici incorporei e invisibili, che vogliono il male e sono saggi nel
danneggiare, veloci, leggeri ed esperti in guerra, dai tempi di Adamo
fino ad oggi, poiché siamo esseri corporei, pesanti e piegati a terra
col corpo e col pensiero; questo è possibile solo per mezzo della
perpetua vigilanza dell'intelletto e dell'invocazione di Gesù Cristo,
Dio e creatore nostro.
E
per gli inesperti bastano la preghiera di Gesù e l'impulso a provare e
conoscere il bene; per gli esperti, la pratica, la prova e il sollievo
del bene sono il migliore costume e maestro.
In
realtà, dall'esperienza noi apprendiamo il grande bene della continua
invocazione del Signore Gesù contro i nemici spirituali qualora si
voglia purificare il proprio cuore. E vedi come concorda l'esperienza
con la testimonianza della Scrittura: Preparati all'incontro con il tuo Dio, o Israele (Am
4,12),
dice Amos profeta. E
anche l'Apostolo afferma: Pregate
incessantemente (1
Ts 5, 17).
5
Dal
ricordo e dalla invocazione continua del Signore nostro Gesù Cristo
risulta uno stato divino nel nostro intelletto, se non trascuriamo la
continua supplica interiore a lui e la stretta vigilanza con un impegno
stabile.
Ma
davvero, facciamo di avere sempre da compiere l'opera dell'invocazione
di Gesù Cristo, nostro Signore, opera da ricominciare sempre senza
posa. Gridiamo con cuore di fuoco così da ricevere in parte il santo
nome di Gesù.
La
continuità infatti è madre dell'abitudine, sia per la virtù sia per
il vizio, e l'abitudine poi ha forza di natura.
E
l'intelletto, giunto a tale stato, cerca i nemici, come un cane che va a
caccia della lepre nella boscaglia. Ma il cane cerca la selvaggina per
divorarla, e l'intelletto invece per annientare i nemici.
6
Con
la preghiera continua il cielo della mente si conserva puro dalle nubi
tenebrose, dai venti degli spiriti del male. E quando il cielo del cuore
si conserva puro, non è possibile che non si accenda in esso la divina
luce di Gesù.
Se
invece siamo gonfi di vanagloria, di alterigia, di ostentazione,
tentiamo di sollevarci verso ciò che è
irraggiungibile e ci
troviamo senza soccorso da parte di Gesù. Perché Cristo, esempio di
umiltà, odia tali cose.
Dunque,
se vuoi veramente coprire di vergogna le immaginazioni e vivere l'esichia,
avendo un cuore vigilante con facilità, la preghiera di Gesù si unisca
al tuo respiro; in pochi giorni vedrai questo verificarsi.
7
Con
il cuore istruito nella sapienza, cerchiamo di vivere sempre, secondo il
salmista, respirando di continuo Cristo Gesù, potenza
e sapienza di Dio
(1
Cor 1,24).
Se
svigoriti da una qualche circostanza avversa, trascureremo l'attività
spirituale, il mattino seguente di nuovo cingiamo bene i fianchi
dell'intelletto, e ricominciamo ancora con forza l'opera, sapendo che
non c’è possibilità
di una difesa per noi che abbiamo conosciuto il bene se non lo facciamo.
Veramente
beato colui che si è così congiunto nella mente alla preghiera di
Gesù e lo invoca senza interruzione nel cuore, come l'aria è unita ai
nostri corpi o come la fiamma alla cera. E il sole passando sopra la
terra farà giorno, ma il santo e adorabile nome del Signore Gesù,
risplendendo di continuo nella mente, genererà innumerevoli pensieri
fulgidi come il sole.
8
Sii
sempre occupato nel tuo cuore col pensiero umile e il ricordo della
morte, il biasimo a te stesso, la confutazione del maligno e
l'invocazione di Gesù Cristo. Se camminerai ogni giorno sobriamente con
queste armi, per la via stretta ma lieta e gioiosa della mente,
perverrai alla santa contemplazione degli eletti. Riceverai la luce dei
profondi misteri da Cristo, nel
quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza (Col
2,3),
in cui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col
2,9).
Accanto
a Gesù sentirai che lo Spirito santo ha invaso la tua anima; da lui
riceve la luce l'intelletto dell'uomo, per vedere a volto scoperto. Nessuno
può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello
Spirito Santo (1
Cor 12,3).
Questo garantisce
misticamente ciò che l'invocazione ricerca.
9
Dal
vangelo secondo Matteo.
1,20b-23
Un
angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse:
"Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria,
tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito
Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù".
Dalle
Catechesi battesimali di san Cirillo di Gerusalemme.
Catecheses
mystagogicae X,3-4.12-13.16.20. PG 33,661.665.677. 681.689.
Tu
credi nell'unico Signore nostro Gesù, Figlio unigenito di Dio. Diciamo
che Gesù Cristo è "unico", perché unica è
la filiazione. Diciamo
"unico", perché tu non abbia a distinguere in molti figli una
realtà che ha molte denominazioni.
Egli
è detto Porta (Gv
10,7), però il nome non
ti deve far pensare a un oggetto di legno; si tratta invece di una porta
spirituale, viva, che opera una cernita tra quelli che vi entrano.
E'
detto Via (Gv
14,6): non però una via
che con i piedi si calpesta, ma quella che conduce al Padre dei cieli.
E'
detto Agnello (At
8,32; Is 53,7),
ma non è
irragionevole, perché con il suo prezioso sangue purifica dai peccati
la terra; agnello che è condotto dal tosatore e sa far silenzio se
occorre.
Agnello
che è pure detto Pastore (Gv
10,11),
poiché colui che
affermò: Io sono il buon Pastore
(Gv
10,11) è agnello
a motivo della sua natura e pastore a causa della sua misericordiosa
divinità.
Potremmo
continuare elencando molti altri nomi; tuttavia, se essi sono numerosi,
unico è il loro contenuto.
10
Unico
è il Signore Gesù Cristo, e il suo nome ammirabile fu preannunziato
indirettamente dai profeti. Dice Isaia: Ecco,
arriva il tuo salvatore; ecco-, ha con se la sua mercede (Is
62,11). Ora,
Gesù in ebraico significa Salvatore; la grazia prof etica, prevedendo
l'uccisione di lui da parte dei Giudei, nascose il suo nome, perché non
fossero più pronti a insidiarlo qualora lo avessero conosciuto. Gesù
invece ricevette il nome non da uomini ma - è evidente - da un angelo;
e questi non venne di suo arbitrio, ma, inviato da Dio a Giuseppe, gli
disse : Tu lo chiamerai Gesù. Dandone poi subitola motivazione, soggiunse: Egli
infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati (Mt
1,21).
Rifletti
attentamente: se ancor prima di nascere aveva un popolo, vuol dire che
egli esisteva già prima della nascita. Il
Signore dal seno materno mi ha chiamato (Is
49,1), dice
il profeta, sostituendosi a Cristo, appunto perché l'angelo doveva
annunziare da parte di Dio che egli avrebbe avuto nome Gesù.
In
ebraico Gesù significa Salvatore, mentre in greco vuol dire colui che
risana. Davvero Cristo è
il medico delle anime e
dei corpi, colui che cura gli spiriti. Risana le pupille dei ciechi e
dona luce agli intelletti; è medico degli zoppi visibili e conduce a
penitenza i piedi dei peccatori, dicendo al paralitico: Non
peccare più.
E: Prendi il tuo lettuccio e cammina (Gv
5,14.8).
Siccome il corpo era
diventato paralitico per il peccato dell'anima, Cristo curò prima lo
spirito, per ridare poi la salute anche alle membra.
Quindi,
se uno giace ammalato spiritualmente per le sue colpe, ha il medico; e
se uno ha ancora poca fede gli dica: Aiutami
nella mia incredulità (Mc
9,24). E
se uno è affetto da infermità fisiche, non si scoraggi, perché Cristo
cura anche queste ferite; si accosti, riconoscendo che Gesù è il
Signore.
Gli
Ebrei ammettono infatti ch'egli è Gesù, ma poi negano che sia Cristo.
Perciò l'Apostolo afferma: Chi è il
menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo ? (1
Gv 2,22).
1
2
Questo
Gesù Cristo è colui che si presenta come il sommo sacerdote dei beni
futuri che, per la magnificenza della sua divinità, rende anche noi
partecipi del suo nome. I re della terra comunicano agli uomini il
titolo della loro regalità. Gesù Cristo, invece, che è il Figlio di
Dio, ci ha resi degni di essere chiamati cristiani.
Se
uno prima non credeva, ora creda; se uno era già fedele, d'ora in poi
progredisca nella fede e riconosca colui del quale porta il nome.
Sei
detto cristiano: rispetta il tuo nome. Non avvenga mai che per colpa tua
sia bestemmiato il Signore nostro Gesù, il Figlio di Dio. Piuttosto
splendano le tue opere davanti agli uomini, perché vedendole, essi
glorifichino il Padre che è nei cieli (Cf
Mt 5,16).
A
lui sia gloria ora e per i secoli eterni. Amen.
26
Dal
Trattato "Sul Principio" di Origene.
11,6,2.PG11,21Os.
Fra
tutte le cose meravigliose che si possono dire di Cristo, ve n'è una
che supera assolutamente l'ammirazione di cui è capace lo spirito
umano; e la fragilità tipica del nostro intelletto non sa come
comprenderla o immaginarla. L'onnipotenza della maestà divina, la
Parola stessa del Padre, la Sapienza di Dio, nella quale sono state
create tutte le cose - le visibili e le invisibili - si è lasciata
racchiudere nei limiti di un uomo apparso in Giudea. Questo è l'oggetto
della nostra fede: ma c'è di più. Noi crediamo che la Sapienza di Dio
è entrata nel seno di una donna e che è nata tra i vagiti e i pianti
come tutti i neonati.
Riscontriamo
in lui sia i lineamenti umani comuni alla nostra debolezza di mortali,
sia i lineamenti divini propri soltanto della somma e ineffabile natura
divina. Di fronte a ciò l'intelligenza umana, troppo angusta, è presa
da tale stupore che non sa cosa dire e come orientarsi. La nostra
contemplazione, meditando nello stesso Gesù le verità delle due
nature, deve essere riverente e timorosa, evitando sia di attribuire
all'ineffabile essenza divina cose indegne o sconvolgenti, sia di dare
apparenze illusorie negli eventi storici.
In
verità, spiegare tali realtà a intelligenze umane e cercare di
esprimerle a parole, è impresa superiore alle forze, al linguaggio e
alla capacità che mi sono state date. Penso che superi anche le
possibilità stesse degli apostoli. Ancor più la spiegazione di questo
mistero trascende forse tutto l'ordine delle potenze celesti.
DOMENICA
tra
il 1°
gennaio e l'Epifania
|
|
|
Clic per ingrandire
[110 Kb] |
9
Dal
vangelo secondo Luca.
2,33-40
Quando
presentarono Gesù al tempio, il
padre e la madre del bambino si stupivano delle
cose che si dicevano di lui.
Dalle
Omelie varie di san Cirillo di Alessandria.
Homiliae
diversae,XII. PG 77,1042-1050.
Abbiamo
visto ultimamente un neonato giacere in una mangiatoia, l'Emmanuele
avvolto in fasce come un qualsiasi bimbo, ma festeggiato come Dio dai
cori degli angeli.
Saranno
essi ad annunziare ai pastori la sua nascita. Gli abitanti del cielo
avevano infatti ricevuto da Dio Padre l'altissimo privilegio di
predicare per primi il Cristo Signore.
Oggi
vediamo il Dio legislatore sottomettersi alla legge mosaica, suddito di
essa come un uomo.
Per
questo Paolo, pieno di sapienza, dice: Quando
eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. Ma
quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da
donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la
legge (Gal 4,3-5).
Cristo
riscattò dalla legge coloro che stavano sotto la legge, non quelli che
ne erano i custodi. Come li riscattò? Adempiendola, ma in altro modo,
per cancellare il peccato della prevaricazione di Adamo.
Per
noi egli si mostrò davanti al volto del Padre, obbediente e sottomesso
in tutto. Sta scritto infatti: Come
per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori,
così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti
(Rm 5,19).
Con
noi Cristo chinò il capo sotto la legge, perché bisognava che egli
adempisse tutta la giustizia, secondo il disegno di Dio.
10
Di
cuore Cristo si accollò la nostra povertà, per renderci ricchi dei
suoi beni. Osservalo offrirsi al Padre come uno di noi, secondo
l'usanza, anche se è sua madre a far tutto.
Possibile
che restò sconosciuto a tutti gli abitanti di Gerusalemme? Proprio
nessuno di quella gente lo riconobbe? Come poté mai succedere una
simile cosa?
Tramite
i profeti, Dio Padre aveva predetto che un giorno sarebbe apparso suo
Figlio per salvare chi era perduto e illuminare chi giaceva nelle
tenebre.
Sta'
a sentire uno di quegli oracoli: Faccio
avanzare la mia giustizia: non è lontana;
la mia misericordia si rivelerà (Cf Is 46,13), e: La
mia salvezza risplenderà come lampada (Cf Is 62,1). Cristo stesso
è misericordia e giustizia. Egli ebbe compassione di noi e ci ha
giustificati, dopo che grazie alla fede ci ha lavati da ogni macchia di
peccato.
Come
una fiaccola che avanza rompendo le tenebre della notte, Cristo appare a
quelli che erano immersi nell'oscurità e nella notte dello spirito,
avvolgendoli di luce divina.
Egli
fu dunque introdotto nel tempio come un bambino appena nato che succhia
il latte. Il beato Simeone, almeno lui insignito di grazia profetica, lo
prese tra le braccia e,al colmo della gioia, rese grazie a Dio.
11
Egli
è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele segno di
contraddizione.
L'Emmanuele
fu infatti posto da Dio Padre nelle fondamenta di Gerusalemme come
pietra angolare, scelta e preziosa.
Ma
Israele non adorò l'Emmanuele, benché fosse suo Signore e suo Dio, né
volle credere in lui. Essi cozzarono contro quella pietra a causa della
loro incredulità, si schiantarono e precipitarono.
Molti
altri invece si rialzarono; furono quelli che seppero accoglierlo nella
fede.
Costoro
furono trapiantati dal culto legale a quello spirituale. Mentre prima
avevano uno spirito di schiavitù, ora ricevono lo spirito che libera,
lo Spirito Santo: resi partecipi della natura divina, ingioiellati
dell'adozione a figli, sperano di attingere la città dell'alto, il
regno dei cieli.
Quanto
al segno di contraddizione, esso simboleggia la croce preziosa che la
sapienza paolina definisce come scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani (1 Cor 1,23).
Questo
segno di contraddizione sembra follia per chi si perde, ma è salvezza e
vita per chi ne riconosce la potenza.
12
Simeone
annunzia alla Vergine Maria: A te
una spada trafiggerà l'anima.
Forse
il vegliardo intende per "spada" il dolore che si abbatté
sopra di lui al vedere sulla croce il Cristo che lei aveva generato,
senza ancora poter sapere che sarebbe risorto più forte della morte.
Non
ti stupire che la Vergine lo ignorasse; gli apostoli stessi mostrarono
una fede tanto fiacca al punto che il beato Tommaso non avrebbe affatto
creduto se non avesse messo le dita nel costato di Cristo e toccato il
posto dei chiodi dopo la risurrezione. Eppure gli altri discepoli gli
avevano ben dichiarato che Cristo era risorto dai morti e si era
manifestato a loro.
Ci
è utile qui ciò che l'evangelista ispirato insegna narrando quegli
avvenimenti. Egli ci mostra tutto quello che il Figlio, fatto carne,
soffrì a causa nostra e per noi; il Verbo di Dio non ha disdegnato di
assumere la nostra fragilità, perché gli rendessimo gloria come
Redentore, Signore, Salvatore e Dio.
A
lui e con lui a Dio Padre e allo Spirito Santo è dovuta la gloria e il
potere nei secoli dei secoli. Amen.
6
gennaio
EPIFANIA
DEL SIGNORE
1
Dai
Discorsi di Guerrico d’Igny.
Sermo
II in Epiphania,3-5.7.
PL 185,52-54.
Ti
rendiamo grazie, o Padre dei lumi, che dalle tenebre ci hai chiamati alla
tua ammirabile luce (Cf 1 Pt 2,9). Ti
rendiamo grazie, o Dio creatore, che hai comandato alla luce di brillare
in seno alle tenebre e hai illuminato i nostri cuori per darci quella
fulgida scienza che guida a conoscere il volto di Cristo (Cf
2 Cor 4,6). La vera
luce, anzi la vita eterna, è conoscere te, l'unico vero Dio, e colui
che hai mandato, Gesù Cristo (Cf
Gv 17,3). Noi ti
conosciamo, perché conosciamo Gesù e perché Padre e Figlio sono uno.
Ti conosciamo mediante la fede, che ci è pegno sicuro per quando, più
tardi, ti conosceremo nella visione. Mentre siamo in attesa, aumenta in
noi, o Padre, questa fede, guidaci di fede in fede più viva, di luce in
luce, sotto la mozione del tuo Spirito, perché penetriamo ogni giorno
più a fondo nei tesori di luce. Allora la fede sarà più vasta, la
conoscenza più ricca, l'amore più ardente e comunicativo, fino al
momento in cui saremo condotti al faccia a faccia mediante la fede.
Questa, come la stella, ci guiderà fino al nostro Re di Betlemme.
2
Pensiamo
al gaudio esultante dei Magi, nell'approdare alla Gerusalemme dell'alto:
quale ricompensa per la loro fede! Là vedranno regnare colui che
adorano nel bimbo che vagisce a Betlemme. Qui l'hanno visto nell'albergo
dei poveri, lassù lo contempleranno nel palazzo degli angeli. Qui
trovano un piccino in fasce, lassù un re fra gli splendori dei santi.
Qui un neonato in petto a sua madre, lassù il Figlio sul trono del
Padre. Davvero grande è
la fede dei Magi, ché
ha in ricompensa la visione beata. A Betlemme essi vedono solo povertà
e debolezza, ma la loro fede non si scandalizza, non disattende
dall'adorare Dio nell'uomo e l'uomo in Dio. La stella uscita da
Giacobbe, la stella del mattino, aveva illuminato il cuore dei Magi;
l'astro che non conosce tramonto, preceduto dalla stella, nel cielo di
Betlemme, aveva messo fuoco nell'anima loro. Salomone l'aveva
annunziato: La strada dei giusti
è come la luce dell'alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio (Prv
4,18).
Al
primo levarsi della stella splendente, i Magi imboccarono il giusto
cammino; guidati dalla sua luce,avanzarono fino a vedere di nuovo
spuntare la stella del mattino; giunti al termine, contemplarono in
volto il Sole meridiano fiammeggiante nel giorno della sua potenza.
3
Con
felice ed espressivo simbolismo il racconto dei Magi ci addita il
cammino della fede in ognuno. In quegli albori della Chiesa nascente, in
quelle primizie delle nazioni, scorgiamo le tappe della vita spirituale:
gli inizi, il progresso, il compimento. Seguiamo così i Magi, perché
nei figli si riconoscano le tracce dei padri. Dalla visione della stella
i Magi furono condotti fino a vedere il Bambino e approdarono alla
visione di Dio. Così la nostra fede nasce dalla predicazione delle
verità spirituali, si rafforza con le immagini simboliche e misteriose
del Dio fatto uomo; giungerà alla pienezza quando contemplerà a faccia
a faccia la realtà vera e presente. Oggi essa ci appare fuggitiva e
indistinta, ma ci sarà svelata, quando la fede si trasformerà in
conoscenza, la speranza in possesso, il desiderio in godimento.
4
Fratelli
cari, fissare lo sguardo su chi è già illuminato è
un'eccellente
iniziazione che ben si addice alla nostra debolezza. La strada più
diritta per trovare Gesù è seguire la scia luminosa dei nostri Padri. Il
sentiero del giusto è diritto., il cammino del giusto tu rendi piano (Is
26,7). Chi segue il
Giusto non cammina nelle tenebre, egli vedrà la luce della vita, anzi
la possederà. La
pietà è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita
presente come di quella futura (1 Tm 4,8) . Esercitiamoci
perciò a vivere piamente in Cristo e non resteremo delusi né qui né
lassù, perché, il Signore stesso si è fatto nostro garante.
Attendiamo alle opere della luce: Dio nasconde il bagliore luminoso
nelle sue mani, lo destina al suo amato e lo invita a salire per
possederlo (Cf
Gb 36,32, Volgata).
Talvolta lo rivelerà, per confortarci nella fatica terrena; ma ce lo
darà totalmente in ricompensa nella patria, lui, il Cristo Gesù, la
nostra luce, che vive e regna nei secoli eterni.
5
Dalla
Costituzione dogmatica Lumen gentium sulla Chiesa del concilio Vaticano
II.
Lumen
gentium,9.13. AAS,57(1965)13-14.17.
Cristo
istituì la nuova alleanza nel suo sangue (Cf
1 Cor 11,25); egli chiama gente dai Giudei e dalle nazioni, perché
si fondino in unità non secondo la carne, ma nello Spirito, e
costituisce il nuovo Popolo di Dio.
Infatti
i credenti in Cristo, essendo stati rigenerati non da seme corruttibile,
ma da uno incorruttibile, che è la parola di Dio vivo (Cf 1 Pt 1,23),
non dalla carne, ma dall'acqua e dallo Spirito Santo (Cf Gv 3,5-6),
costituiscono la stirpe eletta, il
sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato;
quello che un tempo era non-popolo,
ora invece è il popolo di Dio (Cf 1 Pt 2,9-10).
Questo
popolo messianico ha per capo Gesù, il quale
e stato messo a morte per i nostri peccati ed è
stato
risuscitato per la nostra giustificazione(Rm 4,25). Ora,
dopo essersi acquistato un nome che è al di sopra di ogni altro nome,
regna glorioso in cielo.
6
Questo
popolo ha per condizione la dignità e libertà dei figli di Dio, nel
cuore dei quali dimora lo Spirito Santo, come in un tempio. Ha per legge
il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati (Cf
Gv 13,34).
E, finalmente, ha per fine il regno di Dio, incominciato in terra dallo
stesso Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine
dei secoli sia da lui portato a compimento, quando comparirà (Cf
Col 3,4).
Cristo,
vita nostra. Allora anche le stesse creature saranno liberate dalla
schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei
figli di Dio(Rm 8,21).
Perciò
il popolo messianico, pur non comprendendo in atto tutti gli uomini e
apparendo talora come un piccolo gregge, costituisce per tutta l'umanità
un germe validissimo di unità, di speranza e di salvezza. Costituito da
Cristo in una comunione di vita, di carità e di verità, è pure da lui
preso per essere strumento della redenzione di tutti; quale luce del
mondo e sale della terra (Cf
Mt 5,13-16) esso è
inviato a tutto il mondo.
7
Come
già Israele secondo la carne, pellegrinante nel deserto, viene chiamato
Chiesa di Dio (2
Esd 13,1; cf Nm 20,4; Dt 23,2ss.) così il nuovo Israele, che cammina nel secolo presente, alla
ricerca della città futura e permanente (Cf
Eb 13,14), si chiama
pure Chiesa di Cristo (Cf
Mt 16,18). Egli l'ha
acquistata con il suo sangue (Cf
At 20,28)
riempita del suo Spirito
e fornita di mezzi adatti per l'unione visibile e sociale.
Dio
ha convocato l'assemblea di coloro che guardano nella fede a Gesù,
autore della salvezza e principio di unità e di pace, e ne ha
costituito la Chiesa, perché sia, per tutti e per i singoli, il
sacramento visibile di questa unità salvifica.
Destinata
ad estendersi a tutta la terra, essa entra nella storia degli uomini e
insieme, però, trascende i tempi e i confini dei popoli. Fra le
tentazioni e le tribolazioni del cammino, la Chiesa è sostenuta dalla
forza della grazia di Dio, promessa dal Signore; tramite tale grazia,
nonostante l'umana debolezza, non viene meno alla perfetta fedeltà, ma
permane degna sposa del suo Signore e non smette, sotto l'azione dello
Spirito Santo, di rinnovare sé stessa, finché attraverso la croce
giunga alla luce che non conosce tramonto.
8
In
tutte quindi le nazioni della terra è radicato un solo Popolo di Dio,
poiché di mezzo a tutte le stirpi egli prende i cittadini del suo
regno, non terreno ma celeste. E infatti tutti i fedeli sparsi per il
mondo, comunicano con gli altri nello Spirito Santo, e così chi
sta in Roma sa che gli Indi sono sue membra (Cf Giovanni Crisostomo,
In Io, hom.65,1. PG 59,361.).
Siccome,
dunque, il regno di Cristo non è di questo mondo (Cf
Gv 18,36),
la Chiesa, cioè il Popolo di Dio, introducendo questo regno, nulla
sottrae al bene temporale di qualsiasi popolo, ma al contrario favorisce
e accoglie tutta la dovizia di capacità e consuetudini dei popoli, in
quanto sono buone, e accogliendole le purifica, le consolida ed eleva.
Poiché bene essa si ricorda di dover raccogliere con quel Re, al quale
sono state date in eredità le genti (Cf
Sal 2,8), nella cui città
portano i loro doni e offerte (Cf
Sal 71,10; Is 60,4-7; Ap 21,24).