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Letture della preghiera notturna dei certosini

TEMPO DI NATALE

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Dai "Capitoli pratici e teologici" di Simeone il Nuovo Teologo.

Nn.108.101. FG 3°,373s.371.

 

Quale scopo persegue l'economia dell'incarnazione del Dio Verbo, proclamato in tutta la Scrittura, letto, ma non riconosciuto da noi? Non è forse quello di renderci partecipi di ciò che è suo, dopo che egli si è fatto partecipe di ciò che è nostro? Per questo il Figlio di Dio divenne figlio dell'uomo: per fare noi uomini figli di Dio, innalzando per grazia la nostra stirpe a ciò che egli è per natura, col generarci dall'alto nello Spirito santo e subito introdurci nel regno dei cieli; o piuttosto col farci dono di avere il regno dei cieli dentro di noi. Così noi non siamo nella speranza di entrare in esso, ma già lo possediamo, esultando nel grido: La nostra vita è nascosta con Cristo in Dio (Col 3,3).

 

Esaminiamo ora come possiamo glorificare Dio: non altrimenti da come egli fu glorificato nel Figlio. Con le cose con cui il Figlio ha glorificato il Padre suo, anche il Figlio è stato glorificato dal Padre, Quelle, facciamole anche noi con zelo, per glorificare Colui che ha accettato di essere chiamato Padre nostro, che sei nei cieli (Mt 6,9) e operiamo al fine di essere glorificati da lui con la gloria del Figlio, quella che aveva da lui, prima che il mondo fosse.

 

E queste cose sono la croce, cioè la morte a tutta la realtà mondana, le tribolazioni, le prove di ogni genere e il resto dei patimenti di Cristo. Se sopportiamo ciò con molta pazienza, noi imitiamo i patimenti di Cristo e con essi glorifichiamo il Padre nostro e Dio, come figli per grazia e coeredi di Cristo.

 

SANTO NOME Di GESU'

 1

Dal "Discorso sulla sobrietà e la virtù" di Esichio Sinaita.

De temperantia et virtute,I,5;II,167;I,32;II,150; 1,42.62.96; 11,173.180.185.194; 1,29. PG 93,1481.1533.1491.1528.1493.1300 1509.1536.1537.1540.1541.1489.

L'attenzione (ossia la vigilanza) è l'esichia costante del cuore, libera da ogni pensiero; sempre e perennemente essa respira e invoca Cristo Gesù, Figlio di Dio e Dio: lui solo. Con lui si schiera coraggiosamente contro i nemici, affermando con fede che solo lui ha il potere di perdonare i peccati.

Mediante l'invocazione che sta abbracciata continuamente a Cristo, il solo che conosca i cuori nel segreto, l'anima cerca di nascondere con ogni mezzo agli uomini il proprio diletto e l'intimo travaglio: lo fa perché il maligno non trovi possibilità d'introdurre in lei di soppiatto la sua malizia e cancelli l'opera più bella fra tutte.

Farà naufragio facilmente un pilota stolto in tempo di procella se, dopo aver cacciato via i marinai e buttato remi e vele in mare, lui stesso dorme; ma più facilmente sarà travolta dai demoni un'anima che ha trascurato la vigilanza e l'invocazione del nome di Gesù Cristo, quando incominciano gli assalti.

 

2

 

Bisognerebbe fuggire l'eccessiva familiarità come veleno d'aspide ed evitare le molte conversazioni come serpenti e razza di vipere, poiché queste cose hanno la forza di stabilire l'anima nella completa dimenticanza del combattimento interiore. Purtroppo la fanno discendere dalla gioia eccelsa della purezza del cuore.

L'esecrabile dimenticanza si oppone all'attenzione come l'acqua al fuoco e di ora in ora le diviene nemica sempre più forte.

Infatti dalla dimenticanza perveniamo alla negligenza, dalla negligenza al disprezzo, all'indolenza e alla sconveniente concupiscenza. E così ci volgiamo di nuovo indietro come il cane al proprio vomito.

Fuggiamo dunque l'eccessiva confidenza come veleno di morte; mentre il cattivo possesso della dimenticanza e di ciò che ne consegue, si cura con la scrupolosa custodia dell'intelletto e la continua invocazione del Signore nostro Gesù Cristo. Senza di lui non possiamo far nulla (Cf Gv 15,5).

 

3

 

Quando avremo cominciato a governare l'attenzione dell'intelletto, cercheremo di armonizzare l'umiltà con la vigilanza e uniremo la preghiera alla confutazione del maligno. Allora cammineremo bene sulla via della conversione, mettendo ogni studio a spazzare, adornare e pulire la casa del nostro cuore dalla malignità con l'adorabile e santo nome di Gesù, come luce di lampada.

Ma se avremo fiducia solo nella nostra vigilanza o attenzione, ben presto spinti dai nemici ci volteremo indietro, cadremo ed essi, fraudolenti e astutissimi, ci atterreranno.

Verremo così ancora più impigliati dalle loro reti, cioè dai pensieri cattivi; o anche saremo sgozzati facilmente da loro, perché non abbiamo la forte spada del nome di Gesù Cristo.

Solo questa sacra spada, roteata molto saldamente, in un cuore solitario, sa radunarli e farli a pezzi, arderli e renderli oscuri, come fa il fuoco con la paglia.

Ma c'è di più: proprio in questa vittoria, il nome di Gesù diventa perfettamente sensibile e insegna al cuore sperimentato del lottatore che Dio in persona è il nostro aiuto: lui purifica il cuore da ogni immagine diabolica perché davanti a lui tutto cede e gli è sottomesso.

 

4

 

Gli inesperti sappiano anche questo: non possiamo in alcun modo vincere i nemici incorporei e invisibili, che vogliono il male e sono saggi nel danneggiare, veloci, leggeri ed esperti in guerra, dai tempi di Adamo fino ad oggi, poiché siamo esseri corporei, pesanti e piegati a terra col corpo e col pensiero; questo è possibile solo per mezzo della perpetua vigilanza dell'intelletto e dell'invocazione di Gesù Cristo, Dio e creatore nostro.

E per gli inesperti bastano la preghiera di Gesù e l'impulso a provare e conoscere il bene; per gli esperti, la pratica, la prova e il sollievo del bene sono il migliore costume e maestro.

In realtà, dall'esperienza noi apprendiamo il grande bene della continua invocazione del Signore Gesù contro i nemici spirituali qualora si voglia purificare il proprio cuore. E vedi come concorda l'esperienza con la testimonianza della Scrittura: Preparati all'incontro con il tuo Dio, o Israele (Am 4,12), dice Amos profeta. E anche l'Apostolo afferma: Pregate incessantemente (1 Ts 5, 17).

 

5

 

Dal ricordo e dalla invocazione continua del Signore nostro Gesù Cristo risulta uno stato divino nel nostro intelletto, se non trascuriamo la continua supplica interiore a lui e la stretta vigilanza con un impegno stabile.

Ma davvero, facciamo di avere sempre da compiere l'opera dell'invocazione di Gesù Cristo, nostro Signore, opera da ricominciare sempre senza posa. Gridiamo con cuore di fuoco così da ricevere in parte il santo nome di Gesù.

La continuità infatti è madre dell'abitudine, sia per la virtù sia per il vizio, e l'abitudine poi ha forza di natura.

E l'intelletto, giunto a tale stato, cerca i nemici, come un cane che va a caccia della lepre nella boscaglia. Ma il cane cerca la selvaggina per divorarla, e l'intelletto invece per annientare i nemici.

 

6

 

Con la preghiera continua il cielo della mente si conserva puro dalle nubi tenebrose, dai venti degli spiriti del male. E quando il cielo del cuore si conserva puro, non è possibile che non si accenda in esso la divina luce di Gesù.

Se invece siamo gonfi di vanagloria, di alterigia, di ostentazione, tentiamo di sollevarci verso ciò che è irraggiungibile e ci troviamo senza soccorso da parte di Gesù. Perché Cristo, esempio di umiltà, odia tali cose.

Dunque, se vuoi veramente coprire di vergogna le immaginazioni e vivere l'esichia, avendo un cuore vigilante con facilità, la preghiera di Gesù si unisca al tuo respiro; in pochi giorni vedrai questo verificarsi.

 

7

 

Con il cuore istruito nella sapienza, cerchiamo di vivere sempre, secondo il salmista, respirando di continuo Cristo Gesù, potenza e sapienza di Dio (1 Cor 1,24).

Se svigoriti da una qualche circostanza avversa, trascureremo l'attività spirituale, il mattino seguente di nuovo cingiamo bene i fianchi dell'intelletto, e ricominciamo ancora con forza l'opera, sapendo che non c’è possibilità di una difesa per noi che abbiamo conosciuto il bene se non lo facciamo.

Veramente beato colui che si è così congiunto nella mente alla preghiera di Gesù e lo invoca senza interruzione nel cuore, come l'aria è unita ai nostri corpi o come la fiamma alla cera. E il sole passando sopra la terra farà giorno, ma il santo e adorabile nome del Signore Gesù, risplendendo di continuo nella mente, genererà innumerevoli pensieri fulgidi come il sole.

 

8

 

Sii sempre occupato nel tuo cuore col pensiero umile e il ricordo della morte, il biasimo a te stesso, la confutazione del maligno e l'invocazione di Gesù Cristo. Se camminerai ogni giorno sobriamente con queste armi, per la via stretta ma lieta e gioiosa della mente, perverrai alla santa contemplazione degli eletti. Riceverai la luce dei profondi misteri da Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza (Col 2,3), in cui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Col 2,9).

Accanto a Gesù sentirai che lo Spirito santo ha invaso la tua anima; da lui riceve la luce l'intelletto dell'uomo, per vedere a volto scoperto. Nessuno può dire "Gesù è Signore" se non sotto l'azione dello Spirito Santo (1 Cor 12,3). Questo garantisce misticamente ciò che l'invocazione ricerca.

 

9

 

Dal vangelo secondo Matteo.

1,20b-23

 

Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù".

 

Dalle Catechesi battesimali di san Cirillo di Gerusalemme.

 

Catecheses mystagogicae X,3-4.12-13.16.20. PG 33,661.665.677. 681.689.

 

Tu credi nell'unico Signore nostro Gesù, Figlio unigenito di Dio. Diciamo che Gesù Cristo è "unico", perché unica è la filiazione. Diciamo "unico", perché tu non abbia a distinguere in molti figli una realtà che ha molte denominazioni.

Egli è detto Porta (Gv 10,7), però il nome non ti deve far pensare a un oggetto di legno; si tratta invece di una porta spirituale, viva, che opera una cernita tra quelli che vi entrano.

E' detto Via (Gv 14,6): non però una via che con i piedi si calpesta, ma quella che conduce al Padre dei cieli.

E' detto Agnello (At 8,32; Is 53,7), ma non è irragionevole, perché con il suo prezioso sangue purifica dai peccati la terra; agnello che è condotto dal tosatore e sa far silenzio se occorre.

Agnello che è pure detto Pastore (Gv 10,11), poiché colui che affermò: Io sono il buon Pastore (Gv 10,11) è agnello a motivo della sua natura e pastore a causa della sua misericordiosa divinità.

Potremmo continuare elencando molti altri nomi; tuttavia, se essi sono numerosi, unico è il loro contenuto.

 

10

 

Unico è il Signore Gesù Cristo, e il suo nome ammirabile fu preannunziato indirettamente dai profeti. Dice Isaia: Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco-, ha con se la sua mercede (Is 62,11). Ora, Gesù in ebraico significa Salvatore; la grazia prof etica, prevedendo l'uccisione di lui da parte dei Giudei, nascose il suo nome, perché non fossero più pronti a insidiarlo qualora lo avessero conosciuto. Gesù invece ricevette il nome non da uomini ma - è evidente - da un angelo; e questi non venne di suo arbitrio, ma, inviato da Dio a Giuseppe, gli disse : Tu lo chiamerai Gesù. Dandone poi subitola motivazione, soggiunse: Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati (Mt 1,21).

 

Rifletti attentamente: se ancor prima di nascere aveva un popolo, vuol dire che egli esisteva già prima della nascita. Il Signore dal seno materno mi ha chiamato (Is 49,1), dice il profeta, sostituendosi a Cristo, appunto perché l'angelo doveva annunziare da parte di Dio che egli avrebbe avuto nome Gesù.

In ebraico Gesù significa Salvatore, mentre in greco vuol dire colui che risana. Davvero Cristo è il medico delle anime e dei corpi, colui che cura gli spiriti. Risana le pupille dei ciechi e dona luce agli intelletti; è medico degli zoppi visibili e conduce a penitenza i piedi dei peccatori, dicendo al paralitico: Non peccare più. E: Prendi il tuo lettuccio e cammina (Gv 5,14.8). Siccome il corpo era diventato paralitico per il peccato dell'anima, Cristo curò prima lo spirito, per ridare poi la salute anche alle membra.

Quindi, se uno giace ammalato spiritualmente per le sue colpe, ha il medico; e se uno ha ancora poca fede gli dica: Aiutami nella mia incredulità (Mc 9,24). E se uno è affetto da infermità fisiche, non si scoraggi, perché Cristo cura anche queste ferite; si accosti, riconoscendo che Gesù è il Signore.

Gli Ebrei ammettono infatti ch'egli è Gesù, ma poi negano che sia Cristo. Perciò l'Apostolo afferma: Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo ? (1 Gv 2,22).

 

1 2

 

Questo Gesù Cristo è colui che si presenta come il sommo sacerdote dei beni futuri che, per la magnificenza della sua divinità, rende anche noi partecipi del suo nome. I re della terra comunicano agli uomini il titolo della loro regalità. Gesù Cristo, invece, che è il Figlio di Dio, ci ha resi degni di essere chiamati cristiani.

Se uno prima non credeva, ora creda; se uno era già fedele, d'ora in poi progredisca nella fede e riconosca colui del quale porta il nome.

Sei detto cristiano: rispetta il tuo nome. Non avvenga mai che per colpa tua sia bestemmiato il Signore nostro Gesù, il Figlio di Dio. Piuttosto splendano le tue opere davanti agli uomini, perché vedendole, essi glorifichino il Padre che è nei cieli (Cf Mt 5,16).

A lui sia gloria ora e per i secoli eterni. Amen.

 

 

 

26

 

Dal Trattato "Sul Principio" di Origene.

11,6,2.PG11,21Os.

 

Fra tutte le cose meravigliose che si possono dire di Cristo, ve n'è una che supera assolutamente l'ammirazione di cui è capace lo spirito umano; e la fragilità tipica del nostro intelletto non sa come comprenderla o immaginarla. L'onnipotenza della maestà divina, la Parola stessa del Padre, la Sapienza di Dio, nella quale sono state create tutte le cose - le visibili e le invisibili - si è lasciata racchiudere nei limiti di un uomo apparso in Giudea. Questo è l'oggetto della nostra fede: ma c'è di più. Noi crediamo che la Sapienza di Dio è entrata nel seno di una donna e che è nata tra i vagiti e i pianti come tutti i neonati.

 

Riscontriamo in lui sia i lineamenti umani comuni alla nostra debolezza di mortali, sia i lineamenti divini propri soltanto della somma e ineffabile natura divina. Di fronte a ciò l'intelligenza umana, troppo angusta, è presa da tale stupore che non sa cosa dire e come orientarsi. La nostra contemplazione, meditando nello stesso Gesù le verità delle due nature, deve essere riverente e timorosa, evitando sia di attribuire all'ineffabile essenza divina cose indegne o sconvolgenti, sia di dare apparenze illusorie negli eventi storici.

 

In verità, spiegare tali realtà a intelligenze umane e cercare di esprimerle a parole, è impresa superiore alle forze, al linguaggio e alla capacità che mi sono state date. Penso che superi anche le possibilità stesse degli apostoli. Ancor più la spiegazione di questo mistero trascende forse tutto l'ordine delle potenze celesti.

 

 

 

 

DOMENICA

 

tra il 1° gennaio e l'Epifania

 

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9

 

Dal vangelo secondo Luca.

2,33-40

 

Quando presentarono Gesù al tempio, il padre e la madre del bambino si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

 

Dalle Omelie varie di san Cirillo di Alessandria.

Homiliae diversae,XII. PG 77,1042-1050.

 

Abbiamo visto ultimamente un neonato giacere in una mangiatoia, l'Emmanuele avvolto in fasce come un qualsiasi bimbo, ma festeggiato come Dio dai cori degli angeli.

Saranno essi ad annunziare ai pastori la sua nascita. Gli abitanti del cielo avevano infatti ricevuto da Dio Padre l'altissimo privilegio di predicare per primi il Cristo Signore.

Oggi vediamo il Dio legislatore sottomettersi alla legge mosaica, suddito di essa come un uomo.

Per questo Paolo, pieno di sapienza, dice: Quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge (Gal 4,3-5).

Cristo riscattò dalla legge coloro che stavano sotto la legge, non quelli che ne erano i custodi. Come li riscattò? Adempiendola, ma in altro modo, per cancellare il peccato della prevaricazione di Adamo.

Per noi egli si mostrò davanti al volto del Padre, obbediente e sottomesso in tutto. Sta scritto infatti: Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti (Rm 5,19).

Con noi Cristo chinò il capo sotto la legge, perché bisognava che egli adempisse tutta la giustizia, secondo il disegno di Dio.

 

10

 

Di cuore Cristo si accollò la nostra povertà, per renderci ricchi dei suoi beni. Osservalo offrirsi al Padre come uno di noi, secondo l'usanza, anche se è sua madre a far tutto.

Possibile che restò sconosciuto a tutti gli abitanti di Gerusalemme? Proprio nessuno di quella gente lo riconobbe? Come poté mai succedere una simile cosa?

Tramite i profeti, Dio Padre aveva predetto che un giorno sarebbe apparso suo Figlio per salvare chi era perduto e illuminare chi giaceva nelle tenebre.

Sta' a sentire uno di quegli oracoli: Faccio avanzare la mia giustizia: non è lontana; la mia misericordia si rivelerà (Cf Is 46,13), e: La mia salvezza risplenderà come lampada (Cf Is 62,1). Cristo stesso è misericordia e giustizia. Egli ebbe compassione di noi e ci ha giustificati, dopo che grazie alla fede ci ha lavati da ogni macchia di peccato.

Come una fiaccola che avanza rompendo le tenebre della notte, Cristo appare a quelli che erano immersi nell'oscurità e nella notte dello spirito, avvolgendoli di luce divina.

Egli fu dunque introdotto nel tempio come un bambino appena nato che succhia il latte. Il beato Simeone, almeno lui insignito di grazia profetica, lo prese tra le braccia e,al colmo della gioia, rese grazie a Dio.

 

11

 

Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele segno di contraddizione.

L'Emmanuele fu infatti posto da Dio Padre nelle fondamenta di Gerusalemme come pietra angolare, scelta e preziosa.

Ma Israele non adorò l'Emmanuele, benché fosse suo Signore e suo Dio, né volle credere in lui. Essi cozzarono contro quella pietra a causa della loro incredulità, si schiantarono e precipitarono.

Molti altri invece si rialzarono; furono quelli che seppero accoglierlo nella fede.

Costoro furono trapiantati dal culto legale a quello spirituale. Mentre prima avevano uno spirito di schiavitù, ora ricevono lo spirito che libera, lo Spirito Santo: resi partecipi della natura divina, ingioiellati dell'adozione a figli, sperano di attingere la città dell'alto, il regno dei cieli.

Quanto al segno di contraddizione, esso simboleggia la croce preziosa che la sapienza paolina definisce come scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani (1 Cor 1,23).

Questo segno di contraddizione sembra follia per chi si perde, ma è salvezza e vita per chi ne riconosce la potenza.

 

12

 

Simeone annunzia alla Vergine Maria: A te una spada trafiggerà l'anima.

Forse il vegliardo intende per "spada" il dolore che si abbatté sopra di lui al vedere sulla croce il Cristo che lei aveva generato, senza ancora poter sapere che sarebbe risorto più forte della morte.

Non ti stupire che la Vergine lo ignorasse; gli apostoli stessi mostrarono una fede tanto fiacca al punto che il beato Tommaso non avrebbe affatto creduto se non avesse messo le dita nel costato di Cristo e toccato il posto dei chiodi dopo la risurrezione. Eppure gli altri discepoli gli avevano ben dichiarato che Cristo era risorto dai morti e si era manifestato a loro.

Ci è utile qui ciò che l'evangelista ispirato insegna narrando quegli avvenimenti. Egli ci mostra tutto quello che il Figlio, fatto carne, soffrì a causa nostra e per noi; il Verbo di Dio non ha disdegnato di assumere la nostra fragilità, perché gli rendessimo gloria come Redentore, Signore, Salvatore e Dio.

A lui e con lui a Dio Padre e allo Spirito Santo è dovuta la gloria e il potere nei secoli dei secoli. Amen.

 

 

 

6 gennaio

 

EPIFANIA DEL SIGNORE

 

1

 

Dai Discorsi di Guerrico d’Igny.

 

Sermo II in Epiphania,3-5.7. PL 185,52-54.

 

Ti rendiamo grazie, o Padre dei lumi, che dalle tenebre ci hai chiamati alla tua ammirabile luce (Cf 1 Pt 2,9).  Ti rendiamo grazie, o Dio creatore, che hai comandato alla luce di brillare in seno alle tenebre e hai illuminato i nostri cuori per darci quella fulgida scienza che guida a conoscere il volto di Cristo (Cf 2 Cor 4,6). La vera luce, anzi la vita eterna, è conoscere te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (Cf Gv 17,3). Noi ti conosciamo, perché conosciamo Gesù e perché Padre e Figlio sono uno. Ti conosciamo mediante la fede, che ci è pegno sicuro per quando, più tardi, ti conosceremo nella visione. Mentre siamo in attesa, aumenta in noi, o Padre, questa fede, guidaci di fede in fede più viva, di luce in luce, sotto la mozione del tuo Spirito, perché penetriamo ogni giorno più a fondo nei tesori di luce. Allora la fede sarà più vasta, la conoscenza più ricca, l'amore più ardente e comunicativo, fino al momento in cui saremo condotti al faccia a faccia mediante la fede. Questa, come la stella, ci guiderà fino al nostro Re di Betlemme.

 

2

 

Pensiamo al gaudio esultante dei Magi, nell'approdare alla Gerusalemme dell'alto: quale ricompensa per la loro fede! Là vedranno regnare colui che adorano nel bimbo che vagisce a Betlemme. Qui l'hanno visto nell'albergo dei poveri, lassù lo contempleranno nel palazzo degli angeli. Qui trovano un piccino in fasce, lassù un re fra gli splendori dei santi. Qui un neonato in petto a sua madre, lassù il Figlio sul trono del Padre. Davvero grande è la fede dei Magi, ché ha in ricompensa la visione beata. A Betlemme essi vedono solo povertà e debolezza, ma la loro fede non si scandalizza, non disattende dall'adorare Dio nell'uomo e l'uomo in Dio. La stella uscita da Giacobbe, la stella del mattino, aveva illuminato il cuore dei Magi; l'astro che non conosce tramonto, preceduto dalla stella, nel cielo di Betlemme, aveva messo fuoco nell'anima loro. Salomone l'aveva annunziato: La strada dei giusti è come la luce dell'alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio (Prv 4,18).

Al primo levarsi della stella splendente, i Magi imboccarono il giusto cammino; guidati dalla sua luce,avanzarono fino a vedere di nuovo spuntare la stella del mattino; giunti al termine, contemplarono in volto il Sole meridiano fiammeggiante nel giorno della sua potenza.

 

3

 

Con felice ed espressivo simbolismo il racconto dei Magi ci addita il cammino della fede in ognuno. In quegli albori della Chiesa nascente, in quelle primizie delle nazioni, scorgiamo le tappe della vita spirituale: gli inizi, il progresso, il compimento. Seguiamo così i Magi, perché nei figli si riconoscano le tracce dei padri. Dalla visione della stella i Magi furono condotti fino a vedere il Bambino e approdarono alla visione di Dio. Così la nostra fede nasce dalla predicazione delle verità spirituali, si rafforza con le immagini simboliche e misteriose del Dio fatto uomo; giungerà alla pienezza quando contemplerà a faccia a faccia la realtà vera e presente. Oggi essa ci appare fuggitiva e indistinta, ma ci sarà svelata, quando la fede si trasformerà in conoscenza, la speranza in possesso, il desiderio in godimento.

 

4

 

Fratelli cari, fissare lo sguardo su chi è già illuminato è un'eccellente iniziazione che ben si addice alla nostra debolezza. La strada più diritta per trovare Gesù è seguire la scia luminosa dei nostri Padri. Il sentiero del giusto è diritto., il cammino del giusto tu rendi piano (Is 26,7). Chi segue il Giusto non cammina nelle tenebre, egli vedrà la luce della vita, anzi la possederà. La pietà è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente come di quella futura (1 Tm 4,8) . Esercitiamoci perciò a vivere piamente in Cristo e non resteremo delusi né qui né lassù, perché, il Signore stesso si è fatto nostro garante. Attendiamo alle opere della luce: Dio nasconde il bagliore luminoso nelle sue mani, lo destina al suo amato e lo invita a salire per possederlo (Cf Gb 36,32, Volgata). Talvolta lo rivelerà, per confortarci nella fatica terrena; ma ce lo darà totalmente in ricompensa nella patria, lui, il Cristo Gesù, la nostra luce, che vive e regna nei secoli eterni.

 

 

5

 

Dalla Costituzione dogmatica Lumen gentium sulla Chiesa del concilio Vaticano II.

 

Lumen gentium,9.13. AAS,57(1965)13-14.17.

 

Cristo istituì la nuova alleanza nel suo sangue (Cf  1 Cor 11,25); egli chiama gente dai Giudei e dalle nazioni, perché si fondino in unità non secondo la carne, ma nello Spirito, e costituisce il nuovo Popolo di Dio.

Infatti i credenti in Cristo, essendo stati rigenerati non da seme corruttibile, ma da uno incorruttibile, che è la parola di Dio vivo (Cf 1 Pt 1,23), non dalla carne, ma dall'acqua e dallo Spirito Santo (Cf Gv 3,5-6), costituiscono la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato; quello che un tempo era non-popolo, ora invece è il popolo di Dio (Cf 1 Pt 2,9-10).

Questo popolo messianico ha per capo Gesù, il quale e stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione(Rm 4,25). Ora, dopo essersi acquistato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, regna glorioso in cielo.

 

6

 

Questo popolo ha per condizione la dignità e libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo, come in un tempio. Ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati (Cf Gv 13,34). E, finalmente, ha per fine il regno di Dio, incominciato in terra dallo stesso Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei secoli sia da lui portato a compimento, quando comparirà (Cf Col 3,4).

Cristo, vita nostra. Allora anche le stesse creature saranno liberate dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio(Rm 8,21).

Perciò il popolo messianico, pur non comprendendo in atto tutti gli uomini e apparendo talora come un piccolo gregge, costituisce per tutta l'umanità un germe validissimo di unità, di speranza e di salvezza. Costituito da Cristo in una comunione di vita, di carità e di verità, è pure da lui preso per essere strumento della redenzione di tutti; quale luce del mondo e sale della terra (Cf Mt 5,13-16) esso è inviato a tutto il mondo.

 

7

 

Come già Israele secondo la carne, pellegrinante nel deserto, viene chiamato Chiesa di Dio (2 Esd 13,1; cf Nm 20,4; Dt 23,2ss.)  così il nuovo Israele, che cammina nel secolo presente, alla ricerca della città futura e permanente (Cf Eb 13,14), si chiama pure Chiesa di Cristo (Cf Mt 16,18). Egli l'ha acquistata con il suo sangue (Cf At 20,28) riempita del suo Spirito e fornita di mezzi adatti per l'unione visibile e sociale.

Dio ha convocato l'assemblea di coloro che guardano nella fede a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace, e ne ha costituito la Chiesa, perché sia, per tutti e per i singoli, il sacramento visibile di questa unità salvifica.

Destinata ad estendersi a tutta la terra, essa entra nella storia degli uomini e insieme, però, trascende i tempi e i confini dei popoli. Fra le tentazioni e le tribolazioni del cammino, la Chiesa è sostenuta dalla forza della grazia di Dio, promessa dal Signore; tramite tale grazia, nonostante l'umana debolezza, non viene meno alla perfetta fedeltà, ma permane degna sposa del suo Signore e non smette, sotto l'azione dello Spirito Santo, di rinnovare sé stessa, finché attraverso la croce giunga alla luce che non conosce tramonto.

 

8

 

In tutte quindi le nazioni della terra è radicato un solo Popolo di Dio, poiché di mezzo a tutte le stirpi egli prende i cittadini del suo regno, non terreno ma celeste. E infatti tutti i fedeli sparsi per il mondo, comunicano con gli altri nello Spirito Santo, e così chi sta in Roma sa che gli Indi sono sue membra (Cf Giovanni Crisostomo, In Io, hom.65,1. PG 59,361.).

Siccome, dunque, il regno di Cristo non è di questo mondo (Cf Gv 18,36), la Chiesa, cioè il Popolo di Dio, introducendo questo regno, nulla sottrae al bene temporale di qualsiasi popolo, ma al contrario favorisce e accoglie tutta la dovizia di capacità e consuetudini dei popoli, in quanto sono buone, e accogliendole le purifica, le consolida ed eleva. Poiché bene essa si ricorda di dover raccogliere con quel Re, al quale sono state date in eredità le genti (Cf Sal 2,8), nella cui città portano i loro doni e offerte (Cf Sal 71,10; Is 60,4-7; Ap 21,24).


9

 

Dal vangelo secondo Matteo.

2,1-12

 

Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandarono: "Dov'è il re dei Giudei che è nato ?".

 

Dagli Inni di Romano il Melode.

 

XII.XIX. Romano il Melode. Inni, trad. G.Gharib, Paoline,Roma,1981, 171.176.221-223.

 

I Magi presero in mano i loro doni  e si prostrarono davanti al Dono dei doni,
 davanti al Profumo dei profumi: offrirono a Cristo oro, mirra e incenso, esclamando: "Accogli questo triplice dono, come accogli l'inno trisagio dei Serafini. Non lo respingere come quello di Caino, ma ricevilo come offerta di Abele. Ricevilo in nome di colei che ti mise al mondo, e grazie alla quale sei nato per noi, nuovo Bambino, Dio di prima dei secoli". Quando Dio si manifestò ad Abramo, seduto presso la quercia di Mamre, fu visto sotto le sembianze di angelo;  ma Abramo non riconobbe chi egli era, perché non ne avrebbe sopportata la visione. Oggi Dio si lascia vedere da noi non a quel modo, ma sotto l'aspetto proprio, perché il Verbo si è fatto carne. Un tempo l'enigma, oggi la realtà.

 

10

 

Dio si fece vedere ai padri e ai patriarchi in ombra e figura; ai figli invece ha riservato di vedere la Verità stessa. Dio apparve un tempo ad Abramo,
però questi non vide Dio. Noi invece contempliamo, perché egli lo vuole,

e tocchiamo colui che è apparso e ha illuminato l'universo. Convinto di essere amato, Mosè chiedeva di vedere chi lo amava e così supplicava: "Se tu mi ami, mostrami il tuo volto !". Tuttavia, egli non fu ritenuto degno di vedere
il volto, ma soltanto le spalle, e ancora in modo imperfetto; v'era infatti là una fessura nella roccia attraverso la quale egli vide quanto vide. Come può vedere, chi vede attraverso una fessura, se non una parte di quanto desidera contemplare?
Gloria a te per esserti mostrato allo sguardo di tutti noi
non in parte, ma per intero tu, il Creatore, che sei apparso e hai illuminato l'universo. 

 

 11

Anticamente Isaia, figlio di Amos, diceva di aver veduto Dio sopra un trono alto ed elevato e la dimora di lui colma della sua gloria. Egli vide nel torpore dello spirito, come profeta, e non con gli occhi del corpo. Ma noi, noi contempliamo con gli occhi della carne  il Signore degli eserciti ed eleviamo verso di lui l'inno degli angeli a sei ali:  "Santo, Santo, Santo l'Incarnato, Santo Dio". Tre volte proclamiamo santo l'unico Santo dei santi che è apparso e ha illuminato l'universo. Gli occhi dei mortali hanno ricevuto la capacità di osservare la figura celeste; le palpebre delle creature impastate di fango

percepirono il raggio senza ombra della luce immateriale, che profeti e sovrani non videro, ma bramavano di vedere.

12

 

Se soltanto conoscessimo bene quanto ci è offerto! Abbiamo nella fede quanto possiamo domandare: perché andare a perderci nelle nuvole?
Retta è la strada: che nessuno ci faccia deviare da essa. Maria ci ha indicato il cammino: ella diceva "Signore" al proprio figlio, figlio suo, realmente nato da lei, - come ci è stato or ora insegnato. Incarnato da lei e dallo Spirito Santo, lui che è apparso e ha illuminato l'universo. Andiamo a vedere Betlemme, questo paradiso riaperto. In questo luogo nascosto noi troviamo le delizie;
andiamo a riprendere i beni del paradiso in una grotta.  Ivi è apparsa la radice non irrorata, che germinò il perdono. Ivi si è trovato il pozzo, non scavato,
al quale Davide desiderò bere. Ivi una vergine, mettendo alla luce un bambino, estinse subito la sete di Adamo e di Davide. Affrettiamoci perciò ad andare dove è nato  nuovo Bambino, il Dio di prima dei secoli.  

 

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