Letture della preghiera notturna dei certosini |
Tempo Ordinario
Venticinquesima Domenica
VANGELO
(Mt 9,1-8)
Resero
gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini. In
quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva del lago e
giunse nella sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un
letto. Gesù,
vista la loro fede, disse al paralitico: “Coraggio, figliolo, ti sono
rimessi i tuoi peccati”. Allora
alcuni scribi cominciarono a pensare: “Costui bestemmia”. Ma Gesù,
conoscendo i loro pensieri, disse: “Perché mai pensate cose malvagie
nel vostro cuore? Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i
peccati, o dire: Alzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio
dell’uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse
allora al paralitico, prendi il tuo letto e va’ a casa tua”. Ed
egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da
timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini. Perdono dei peccati
Dio è buono con i peccatori che lo invocano (271). Infatti la supplica nel nome del Signore Gesù purifica l’anima (272). Così esso può far ritorno alle sue origini divine (273). Nel silenzio l’anima può conoscere il proprio peccato e la bontà di Dio verso di lei (274,275) e allora si profonderà in rendimento di grazie verso la misericordia divina (276).
271 Lunedì
Da “La vita in Cristo” di Nicola Cabàsilas. Lib.VI, cap.11. PC 150,681-684.
Dobbiamo
credere fermamente che ci avverrà quanto abbiamo chiesto nella preghiera
e non dubitare perché siamo cattivi. Abbiamo piuttosto fiducia, perché
colui che è invocato è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi
(Lc 6,35). Ben lungi
dal disprezzare le preghiere dei servi che l’hanno offeso, lui stesso è
venuto sulla terra per primo a chiamarli, quando ancora non lo invocavano
e non facevano alcun conto di lui: dice infatti: Sono venuto a chiamare
i peccatori (Mt 9,13). Il
Signore che ci ha creati quando non lo volevamo, come si comporterà
quando lo invocheremo? Se ci ha amato quando era odiato, potrà forse
respingere ora il nostro amore? Così spiega san Paolo: Se quando
eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del
Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante
la sua vita (Rm 5,10). Riflettiamo
ora anche alla forma della nostra preghiera: certo non pretendiamo di
chiedere e di ricevere quello che conviene agli amici, ma ciò che è
permesso anche a servi colpevoli che hanno offeso il loro Signore. Non
invochiamo Dio perché ci incoroni e ci riserbi qualche grazia del genere,
ma perché ci faccia misericordia. Dal momento che non sono i sani che
hanno bisogno del medico (Mt 9,12), chi se non i colpevoli dovrebbero
implorare dal Signore amico degli uomini la misericordia, il perdono, la
remissione del debito e simili doni, e non tornare a mani vuote dopo aver
pregato? Se si ammette che gli uomini devono innalzare a Dio una voce
implorante misericordia, questa è la voce dei peccatori, di chi cioè ha
commesso azioni bisognose di misericordia. Ora
noi invochiamo Dio con la lingua, con la volontà, con i pensieri, per
applicare a tutte le facoltà con le quali abbiamo peccato, l’unico
rimedio salutare: Non vi è infatti altro nome nel quale possiamo essere
salvati (At 4,12).
272 Martedì
Dal “Discorso ascètico” di Giovanni Carpazio. FC 1<>,431.
Guarda
come uno che si sia spalmato le mani di pece poi se le pulisca con un
po’ d’olio. Molto più tu puoi essere purificato per la misericordia
di Dio. Come a te non è difficile lavare il tuo vestito, tanto
più è facile per il Signore lavare te da ogni macchia, anche se, com’è
naturale, la tentazione ti sopravviene necessariamente ogni giorno. Perché
quando tu dici al Signore: ‘Ho peccato’, ti è data una risposta: Ti
sono rimessi i tuoi peccati. Io sono colui che cancella e non ricorderò
più (Mt 9,2).Quanto dista l’oriente dall’occidente, ti dice il
Salvatore, ho allontanato da te i tuoi peccati, e come un padre ha pietà
dei figli, io ho pietà di te. Soltanto, tu non separarti, non fuggire da
colui che ti ha scelto, per salmeggiare e pregare; attaccati anzi a lui
durante tutta la vita, sia con pura fiducia, sia con pia impudenza e con
salda conversione a lui. Con
il suo comando Dio stesso ti purifica. Chi sarà allora colui che ci
condanna? Se invochiamo il nome del Signore Gesù, la nostra coscienza
viene agevolmente purificata e nulla ci distingue dai profeti e dagli
altri santi. Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera, ma
all’acquisto della salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo,
il quale è morto per noi (1Ts 5,9) Viviamo perciò insieme con
Cristo, sia quando vegliamo nella virtù sia quando sonnecchiamo in certi
difetti. Guardando a lui con grandi gemiti e incessantemente lamentandoci,
aspiriamo a lui.
273 Mercoledì
Dalle “Omelie” attribuite a Macario l’egiziano. Hom.45,3.5. PG 34,785-792.
Nessuna
industria naturale, né i fratelli e neppure ricchezza o coraggio sono
capaci di strappare al peccato l’anima che ne è deturpata e non ha più
lo sguardo puro. Soltanto l’apparire di Cristo può purificare corpo e
anima. Perciò, amputiamo ogni preoccupazione che concerne questa vita,
consacriamoci al Signore e invochiamolo giorno e notte. Quanto
più questo mondo visibile e la dolcezza che vi si cela dentro, ci
avvolgono nel benessere, almeno in apparenza, tanto più le passioni
dell’anima vengono esasperate e aumentano la nostra miseria. L’anima
è anche molestata dalla potenza avversaria. Poiché ha trasgredito la
legge, è divenuta un orrido deserto, se ne sta come vedova raminga e
abbandonata dallo Sposo celeste: è proprio lo zimbello di tutte le
potenze tenebrose. Queste hanno snaturato le sue facoltà, e le hanno
rapito il senso delle realtà divine al punto che l’anima neppure più
avverte il male che le fanno e suppone che da sempre questo fu il suo
stato. Se
le capita allora di conoscere dall’annuncio della Parola la sua
condizione derelitta di isolamento, se geme dinanzi al Dio amico degli
uomini, allora riprenderà vita e sarà salvata. Perché? Appunto per
essere ritornata alle sue origini. Non vi è familiarità più utile di
quella dell’anima con Dio e di Dio con l’anima.
274. Giovedi
Dalla “Dottrina” di Youssef Bousnaya. Orient chrétien,t.4.,1899,383-415.t.5,1900,118-133. Il
silenzio è la quiete in cui uno se ne sta fuori dal chiasso e da tutti
gli assilli mondani: qui si praticano tutte le virtù proprie alla vita
monastica. Nel silenzio l’anima scorgerà i suoi peccati e conoscerà sé
stessa; capirà quanto sia grande la misericordia di Dio e la sua
longanimità verso di noi, perché nonostante che i nostri peccati gli
stiano dinanzi, nella sua benevolenza li sopporta e addirittura li
cancella. Così l’anima percepisce la grandezza della virtù divina che
ci aiuta e ci custodisce, e anche come sia potente l’attacco che ci
sferra il maligno pieno di odio contro di noi. Tali
realtà e molte altre simili l’uomo le impara dal silenzio. Fuori dalla
quiete silenziosa egli non sa neppure quale sia la propria condizione;
pecca e non se ne accorge; così non si purifica affatto e si crede
giusto, perché non vede i suoi peccati. E’del tutto incosciente del suo
stato, mentre suppone di conoscerlo grazie alla sua scienza mondana che
invece è ignorante di sé stessa. Nessuno dunque vede realmente i propri
peccati, fuori della quiete silenziosa. Il
silenzio accompagna le varie forme di vita monastica. Quando i pensieri
del monaco si elevano sopra quelli del corpo, egli conosce e comprende
nella chiarezza della sua scienza che Dio non è un giudice temibile, e
che non diventiamo degni dei beni futuri mediante le nostre fatiche, ma
per sua grazia misericordiosa. Perciò non dobbiamo considerare Dio come
qualcuno che ci retribuisce, ma come un padre e una guida.
275 Venerdì
Dalle “Conferenze” di san Giovanni Cassiano. XXIII,19.17. S Ch 64,165s.162s. Quanto
più l’anima progredisce, tanto più grande è la potenza della
contemplazione in cui viene a trovarsi; ma è anche più ampia la
coscienza della propria impurità, vista nello specchio della divina
purezza. Quanto più è veloce nel volo verso le vette, tanto più
l’anima vede dilatarsi dinanzi a sé lo spazio da percorrere. Anche
l’Apostolo prediletto, colui che Gesù amava, quando posò il capo sul
petto del Maestro, estrasse, per così dire da quel cuore divino questa
parola: Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la
verità non è in noi (1Gv 1,8). I santi sono costretti a sospirare di continuo sulla loro umana fragilità. Quando considerano la svagatezza dei loro pensieri o vanno in fondo alle pieghe riposte della coscienza, esclamano supplici: Signore, non chiamare in giudizio il tuo servo: nessun vivente davanti a te è giusto (Sal 142,2). I
santi non hanno parlato in nome del popolo peccatore, ma in nome proprio,
e si sono riconosciuti veramente colpevoli. Nello stesso tempo, però, non
hanno mai disperato della propria salvezza. La piena giustizia, che non
sperano di ottenere, fragili creature umane come sono, la sperano dalla
grazia del Signore e dalla sua misericordia.
276 Sabato
Dai “Capitoli pratici e teologici” di Simeone il nuovo teologo. Nn.73.99 FG 3°,364.370-371.
Un
cuore puro non è fatto tale né da una sola virtù, per sua natura, né
da due, né da dieci; bensì tutte insieme lo rendono immacolato, quasi
fossero una sola portata alla perfezione. Né le virtù possono da sole
rendere così puro il cuore, senza l’operazione e la presenza dello
Spirito Santo. E come il fabbro esercita la sua arte mediante i suoi
strumenti, ma senza l’azione del fuoco non può attuare affatto qualche
opera, anche l’uomo compie ogni cosa servendosi delle virtù come di
strumenti; ma senza la presenza del fuoco spirituale, le opere rimangono
incompiute e inutili, perché esse non distruggono la sozzura e il marcio
dell’anima. Se
poi hai ricevuto la remissione di tutti i tuoi peccati sia attraverso la
confessione sia attraverso la vestizione del santo abito angelico (cioè
quello monastico), di quanta carità, rendimento di grazie e umiltà ciò
ti sarà motivo! Perché, mentre eri degno di innumerevoli punizioni,sei
fatto degno non solo di esserne libero, ma anche di ricevere la
figliolanza, la gloria e il regno dei cieli. Volgendo queste cose nella
mente e pensando ad esse di continuo, sii pronto e preparato a non
disonorare Colui che ti ha fatto, ti ha onorato e ti ha perdonato le
innumerevoli cadute; glorificalo e onoralo con tutte le tue opere; allora
a te che ha onorato al di sopra di tutta la creazione visibile, egli potrà
ricambiare una gloria ancora maggiore e chiamarti suo amico sincero. |
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